Antitrust su Shein: Udicon, senza un marchio europeo armi spuntate contro greenwashing
“Non basta scrivere ‘circolare’, ‘responsabile’, ‘ecosostenibile’. Se un sito è progettato per spingere il consumatore all’acquisto compulsivo e vende migliaia di capi al giorno a pochi euro, parlare di sostenibilità diventa solo una trovata pubblicitaria e la narrazione ‘green’ ha una funzione più estetica che sostanziale”. Lo afferma Martina Donini, Presidente nazionale Udicon (Unione per la Difesa dei Consumatori), commentando il provvedimento dell’AGCM, che ha inflitto una sanzione a Shein per pubblicità ingannevole sull’impatto ambientale.
“L’Antitrust – prosegue Donini – ha affermato che alcuni claim presenti in alcune sezioni del sito sono stati vaghi, autoreferenziali e privi di dati chiari e verificabili per il consumatore. Le informazioni erano accessibili tramite icone o pop-up, mentre i capi etichettati come “green” contenevano percentuali ridotte di materiali sostenibili, senza alcuna trasparenza sulle caratteristiche ambientali reali”.
“Serve un intervento normativo dell’Ue sulla sostenibilità, che comprenda anche l’e-commerce. I siti devono dire prima e chiaramente cosa c’è dentro i prodotti, quanto valgono davvero i claim ambientali e quanto incidono le promesse ‘verdi’ sulla produzione reale. Non possiamo combattere singolarmente giganti globali del commercio digitale. Servono strumenti comuni, regole stringenti e un marchio ambientale europeo, pubblico e accessibile, che dica chiaramente quanto è sostenibile un capo, soprattutto nei marketplace. O si cambia rotta o continueremo a combattere il greenwashing con armi spuntate”, conclude.

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