Attacco negli USA all’indipendenza del Bureau of Labor Statistics. Economisti e media in difesa del BLS
Dalla questione dei presunti bias statistici alla base del licenziamento dei vertici del BLS, le reazioni degli economisti e dei media americani rivelano un dibattito acceso tra difesa della scienza economica e timori di politicizzazione. Con bias statistici si intendono distorsioni, sistematiche o accidentali, che possono alterare la qualità e l’attendibilità dei dati raccolti e analizzati. In ambito economico e sociale, il termine è particolarmente rilevante perché i dati statistici servono come base per decisioni politiche, previsioni di mercato e strategie aziendali.

Un base di consenso: fiducia nei dati del Bureau of Labor Statistics BLS
Il recente dibattito sul presunto bias nei dati del Bureau of Labor Statistics (BLS) ha attirato l’attenzione di economisti e media. Secondo un sondaggio del Clark Center for Global Markets dell’Università di Chicago, 38 economisti su 46 “strongly agreed” e 5 “agreed” che non vi siano prove di un bias nei dati occupazionali calcolati dal BLS. Il Financial Times sottolinea che, nonostante i tentativi di manipolazione politica, “economic data collection and analysis is a complex process requiring technical expertise and independence”.
Il licenziamento di Erika McEntarfer: un attacco all’indipendenza?
Il 1° agosto 2025, il presidente Trump ha rimosso Erika McEntarfer da commissario del BLS dopo l’uscita di un report sul lavoro con revisioni consistenti ai dati di maggio e giugno e risultati deludenti per luglio. Trump ha accusato, senza prove, la manipolazione dei dati allo scopo di favorire il Partito Democratico.
La reazione è stata immediata: economisti, ex dirigenti del BLS e analisti hanno denunciato l’atto come un pericoloso precedente, teso a minare la credibilità della statistica ufficiale. L’ex commissario William Beach lo ha definito “totally groundless”; altri hanno parlato di un “five-alarm intentional harm to the integrity of US economic data”; mentre Stephen Innes di SPI Asset Management ha osservato che l’episodio “blurs the line between policy and politics”.
Il coro della stampa americana: dalla difesa dei fatti ai timori di deriva autoritaria
The New Yorker ha scritto che la rimozione di McEntarfer somiglia a casi di manipolazione statistica in regimi populisti come l’Argentina, inviando un segnale preoccupante sul futuro della fiducia nei dati ufficiali.
Financial Times ha sottolineato come Trump stia esercitando forti pressioni sulle istituzioni economiche indipendenti, con effetti potenzialmente dannosi sull’inflazione e l’indipendenza della Fed.
MarketWatch, rilanciando commenti di economisti, ha evidenziato che l’atto potrebbe segnare il tramonto della statistica neutrale, mettendo a rischio la credibilità dei dati sul lavoro.
Washington Post ha riportato che il BLS ha cercato di rassicurare il pubblico e i propri dipendenti sull’indipendenza dell’agenzia, ribadendo che i career staff non alterano i dati, nonostante le pressioni politiche.
La nomina controversa di E.J. Antoni
In risposta, Donld Trump ha proposto la nomina di E.J. Antoni, già economista alla Heritage Foundation e critico severo del BLS, per guidare l’agenzia. Anche conservatori, commentatori e giornali, tra cui The Guardian, hanno sollevato dubbi sulla sua credibilità: hanno citato la sua vicinanza a simboli autoritari, l’insistenza nel voler smantellare il BLS e un approccio ideologico che potrebbe influenzare negativamente la fiducia verso i dati economici.
Divergenze profonde, ma bisogna preservare la fiducia nei dati
L’episodio mette in luce come le divergenze tra economisti non derivino solo da diverse scuole di pensiero (liberista, keynesiana o post-keynesiana) ma anche da conflitti sul rispetto dell’indipendenza statistica. Il licenziamento di McEntarfer ha innescato un fronte trasversale che difende l’integrità metodologica del BLS, ponendo l’accento sull’importanza della routine delle revisioni (dovute a ritardi nelle risposte dei sondaggi e problemi di personale) e della trasparenza all’interno delle istituzioni.
In sintesi, oggi il vero dissenso tra economisti non riguarda il metodo statistico, ma la difesa dell’indipendenza tecnico-scientifica rispetto all’influenza politica. Il dibattito è acceso, ma il punto fermo resta: senza dati credibili e neutri, ogni analisi perde di sostanza.

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