Crescita e occupazione in Italia: bilancio lievemente negativo nel secondo trimestre 2025
Crescita e occupazione in Italia: una sbandata inattesa per PIL e lavoro, tra dati Eurostat e voci di economisti italiani

Dopo due trimestri segnati da lievi segnali positivi, i dati Eurostat sul secondo trimestre del 2025 giungono come una doccia fredda: il PIL italiano è sceso dello -0,1%, e anche l’occupazione ha subito una lieve contrazione dello -0,1%. Un risultato peggiorativo rispetto alla crescita pari a 0% del terzo trimestre 2024 e all’incremento dello 0,3% registrato nel primo trimestre del 2025. Dopo mesi in cui l’Italia sembrava poter agganciare la ripresa europea, il rallentamento riapre la discussione sulla fragilità della nostra economia.
Il commento economico: Confcommercio e la “stima troppo brutta per essere vera”
Il direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella, definisce i numeri sul PIL «ben al di sotto delle nostre attese» e, con una punta di ironia, aggiunge che «si potrebbe azzardare… troppo brutta per essere vera». La contrazione è attribuita a un crollo delle esportazioni, non controbilanciato dai consumi interni e servizi, rimasti solo stabili.
Segnali di vitalità dal mercato del lavoro: le analisi di Istat
Nonostante il calo trimestrale dell’occupazione, i dati mensili a luglio restituiscono uno scenario più sfaccettato. L’Istat registra un aumento dello 0,1% degli occupati (+13 mila unità), con un tasso di occupazione salito al 62,8% e la disoccupazione in calo al 6,0% (-0,3 punti). Su base annua, l’occupazione è cresciuta dello 0,9% (+218 mila occupati), accompagnata da un calo dei disoccupati e degli inattivi.
Lo sguardo OCSE: occupazione in crescita, ma produttività in ritardo
Nel suo rapporto 2025, l’OCSE evidenzia che, mentre il tasso di disoccupazione rimane stabile – circa 6,5% a maggio – l’occupazione totale cresce ancora (+1,7% su base annua), soprattutto grazie al contributo degli over 55. Tuttavia, il tasso di occupazione rimane inferiore alla media OCSE (circa 62,9% contro 70,4%), testimoniando ritardi strutturali.
PMI: il manifatturiero regge, i servizi rallentano
Il quadro congiunturale è completato dai risultati PMI: secondo Reuters, ad agosto il settore servizi italiano cresce, ma al ritmo più lento dall’inizio dell’anno – indice a 51,5 – mentre il manifatturiero torna in lieve espansione. Il composite PMI sale quindi a 51Verso un rilancio economico: tra opportunità e fragilità. L’Italia si trova ora davanti a una fase cruciale: la flessione del secondo trimestre esige risposte rapide e misurate. Tuttavia, i dati positivi dell’ultimo mese, insieme alla resilienza della componente occupativa, suggeriscono che esistono margini per una ripresa. La performance del mercato del lavoro e la componente interna in ripresa potrebbero rappresentare leve decisive, purché sostenute da interventi mirati su contingenza e crescita sostenibile.
Non solo congiuntura: le radici di un rallentamento
Il calo italiano non può essere letto come un episodio isolato. Come notava Mariano Bella, i numeri sul PIL sono ben al di sotto delle attese. A pesare non sono solo i consumi interni, rimasti deboli, ma soprattutto l’export, tradizionale motore della crescita italiana, che non ha saputo compensare la frenata dei servizi.
Il quadro del mercato del lavoro segue la stessa traiettoria: a livello trimestrale segna un arretramento, mentre sul piano mensile l’Istat fotografa un lieve miglioramento, con più occupati a luglio e disoccupazione scesa al 6%. Una dicotomia che testimonia come la congiuntura si giochi ormai sugli equilibri fragili della domanda globale e della fiducia interna.
Come osserva l’economista Tito Boeri in un commento su Repubblica, «il problema non è solo avere più occupati, ma avere occupati con le competenze giuste: senza un salto di qualità nel capitale umano, la crescita resta effimera».
Quali risposte servono davvero
Il governo ha annunciato nuove misure: incentivi fiscali alle PMI, fondi per la formazione professionale e ipotesi di alleggerimento del cuneo fiscale. Ma la vera sfida è politica e culturale: servono investimenti strutturali in innovazione, istruzione e politiche industriali di lungo periodo.
Un approccio “emergenziale” può tamponare i dati trimestrali, ma non basta. Come ricorda Boeri, «il rischio è di affrontare i sintomi senza curare le cause». È necessario un patto tra imprese, istituzioni e sistema educativo che rilanci la produttività, altrimenti la spirale di bassa crescita e occupazione fragile diventerà cronica.
Il secondo trimestre del 2025 non sembra un incidente di percorso, ma piuttosto un segnale d’allarme. I numeri ci dicono che la nostra economia può crescere solo se affronta i nodi strutturali che la frenano: scarsa produttività, investimenti insufficienti, capitale umano non adeguato. La sfida è trasformare questa fase critica in una spinta per riforme coraggiose. La scelta è tra rimanere intrappolati in un ciclo di stagnazione o cogliere l’occasione per ridisegnare il futuro economico del Paese.

LMF green
Mente e denaro
MaltaLink
LMF Crypto Agorà
Sala Stampa