Crowdfunding. Le schede KIIS a tutela degli investitori: le voci chiave da leggere prima di sottoscrivere

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KIIS: le voci chiave da leggere prima di investire

Il KIIS (Key Investment Information Sheet) “scheda con le informazioni chiave sull’investimento” non è un allegato qualsiasi: è il documento che permette di capire rischio, diritti, costi e tempi dell’offerta.

La prima schermata da guardare è l’avvertenza sui rischi: la KIIS deve ricordare che gli investimenti possono comportare la perdita parziale o totale del capitale, se non sono coperti né da schemi di garanzia dei depositi né da schemi di indennizzo degli investitori, Per gli investitori non sofisticati è previsto anche un periodo di riflessione di 4 giorni per ripensarci senza penali. Questi avvisi aprono la scheda: se non ci sono o sono vaghi, è un campanello d’allarme.

Secondo aspetto: il riepilogo dell’offerta: identificativo univoco (costruito sul codice LEI della piattaforma), strumento offerto, importo bersaglio, scadenza, massimale e  cosa accade se non si raggiunge il target (annullamento, rimborsi, eventuali spese a carico dell’investitore).
Il codice LEI (Legal Entity Identifier) è un codice alfanumerico di 20 caratteri che identifica in modo univoco a livello mondiale un soggetto giuridico che partecipa a transazioni finanziarie.

L’allineamento degli interessi: quanto capitale proprio è impegnato dal proponente e se azionisti o manager hanno investito nell’offerta. Sono elementi che raccontano serietà e rischi di esecuzione. Arriva poi la sezione sul titolare del progetto: identità, forma giuridica, governance, bilanci più recenti (con link) e una dichiarazione di responsabilità sui contenuti della scheda. In assenza di bilanci, la KIIS deve dirlo esplicitamente e spiegare perché: trasparenza prima di tutto.

I rischi

La parte “Risk factors” non va saltata: è un elenco specifico (non generico) dei principali rischi di progetto, di settore, di insolvenza, di rendimento inferiore o ritardato, di malfunzionamento della piattaforma e di illiquidità. È qui che si capisce se l’offerta riconosce davvero le proprie vulnerabilità (meglio un rischio dichiarato bene che un silenzio rassicurante).

Nella sezione condizioni dell’offerta trovi le informazioni operative: prezzo di sottoscrizione, eventuale oversubscription e relative regole di allocazione, termini di sottoscrizione e pagamento, consegna e custodia degli strumenti, presenza di garanzie o collateral, eventuali impegni di riacquisto, e — per strumenti di debito — tasso nominale, scadenza, rendimento, piano rimborsi e misure di mitigazione del rischio. Per i prestiti, la KIIS deve indicare anche eventuali default passati del proponente e chi gestisce il credito se qualcosa va storto.

La sezione “Investor rights”

Spiega quali diritti vengono acquisiti: dividendi, voto, informazione, prelazione, liquidazione, redenzione o conversione; e chiarisce le restrizioni alla trasferibilità (patti, lock-up, drag/tag-along), le opzioni di uscita e — per le equity — la distribuzione del capitale e dei voti prima e dopo l’aumento (la sintesi della diluizione). Importante è quanto ci si potrà muovere in futuro.

Infine, il capitolo costi e tutele. La KIIS deve presentare in tabella tutti i costi diretti e indiretti su un investimento esempio da 10.000 euro, distinguendo entry, exit, ongoing e incidentali (come performance fee o carried interest). In chiusura, devono comparire come ottenere informazioni aggiuntive e come presentare un reclamo (passi, link, contatti). Qui si misura la qualità della relazione con l’investitore.