DWS – Rendimenti reali USA: il trend si sta invertendo al ribasso?
I rendimenti reali statunitensi sono sempre stati un indicatore importante per i mercati finanziari. Attualmente sembrano segnalare nuovamente uno sviluppo interessante. Mentre i rendimenti nominali USA hanno oscillato notevolmente negli ultimi anni, il rendimento reale derivato dai titoli di Stato indicizzati all’inflazione (TIPS) ha in genere offerto un’indicazione più chiara delle forze sottostanti in gioco.
Dall’inizio del 2022, l’andamento è stato evidente: il rendimento reale decennale è salito da livelli negativi a ben oltre il 2%, spinto dalla campagna di forte stretta monetaria della Federal Reserve (Fed). Questo rialzo è proseguito in modo dinamico fino all’autunno 2023, per poi lasciare spazio a una fase laterale volatile, in cui i rendimenti reali sono più volte scesi, senza però innescare un vero e proprio trend ribassista. Dall’inizio del 2025, tuttavia, è emersa nuovamente una tendenza al ribasso, nonostante la Fed non abbia ancora avviato un taglio aggressivo dei tassi di interesse.
Due fattori risultano determinanti. In primo luogo, i mercati si attendono che la Fed riduca i tassi di riferimento in maniera più marcata nei prossimi mesi rispetto a quanto previsto a fine 2024. Ciò è dovuto al raffreddamento dell’economia, all’assenza di effetti significativi sui tassi di inflazione derivanti dai dazi introdotti dal presidente Trump e ai primi segnali di indebolimento del mercato del lavoro. In secondo luogo, come mostra il nostro Chart of the Week, il premio a termine è tornato a diminuire dal picco di gennaio. Questo premio per il rischio, richiesto dagli investitori per detenere obbligazioni a lungo termine, era inizialmente aumentato a causa degli elevati volumi di emissione e delle incertezze fiscali, ma si è recentemente attenuato in modo significativo.
Tuttavia, fattori strutturali come l’aumento del debito pubblico e i rischi geopolitici potrebbero impedirne un mantenimento su livelli contenuti nel lungo periodo.
In questo contesto, la Fed si trova di fronte a un compito complesso. Come riassume Christian Scherrmann, economista USA di DWS: «Alla luce dei rischi legati ai dazi, la Fed deve allentare la politica monetaria senza però perdere il controllo sui costi di finanziamento a lungo termine.»
Lo sviluppo del mercato del lavoro appare decisivo, a prescindere dai fattori politici. Tuttavia, la dimensione politica è oggi particolarmente rilevante. Negli Stati Uniti, alcune voci autorevoli hanno infatti lanciato l’allarme sull’indipendenza della Federal Reserve. Una banca centrale eccessivamente condizionata dal potere politico rischierebbe in futuro di perdere credibilità. Una perdita di fiducia di questo tipo tenderebbe a far salire i premi per il rischio sulla parte lunga della curva dei rendimenti, rendendo ancora più difficile orientare le condizioni di finanziamento complessive.
A nostro avviso, l’attuale calo dei rendimenti reali segnala che gli investitori si aspettano una crescita reale più debole. La discesa dei rendimenti reali, infatti, riflette spesso prospettive economiche più contenute: gli investitori prevedono rendimenti reali inferiori e aumentano la domanda di investimenti percepiti come più sicuri.
Gli ultimi sviluppi potrebbero dunque indicare l’avvio di una nuova fase: da timori legati a tassi reali persistentemente elevati a una cauta normalizzazione. Resta da capire se si tratti dell’inizio di una tendenza duratura o soltanto di una correzione temporanea: molto dipenderà dall’evoluzione dell’inflazione e dalla credibilità della politica monetaria della banca centrale. Una cosa è certa, però: ignorare i rendimenti reali significa trascurare uno dei principali fattori che determinano le valutazioni di molte asset class.

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