Fake news. Toyota e il mito del motore ad acqua: quando la disinformazione corre più veloce dell’innovazione
La bufala virale e le vere strategie del colosso giapponese sull’idrogeno
È bastato un post condiviso migliaia di volte per scatenare l’entusiasmo del web: “Toyota ha appena presentato un motore alimentato ad acqua, che emette solo vapore acqueo e segna la fine delle batterie al litio”. Una promessa di rivoluzione totale, condita di esclamativi e slogan pronti a mandare in pensione l’intera industria dell’auto elettrica. Ma la realtà è molto diversa. Non solo Toyota non ha annunciato nulla di simile: il cosiddetto “motore ad acqua” è una fake news, alimentata da un mix di incomprensioni e narrazione sensazionalistica.
La smentita delle fonti autorevoli
Portali di fact-checking come Facta.News hanno chiarito senza mezzi termini che si tratta di una notizia falsa: Toyota non ha mai presentato un motore alimentato ad acqua. Anche Forbes, in un’analisi dettagliata, ha ribadito: “No, Toyota hasn’t built a car that runs on water”. Secondo il magazine statunitense, il gruppo giapponese ha depositato brevetti per sistemi di raffreddamento di motori a idrogeno, ma nulla che implichi l’uso diretto dell’acqua come carburante.
La conferma arriva anche da testate come Yahoo! News, che hanno verificato la totale assenza di annunci ufficiali in tal senso da parte del costruttore.
Dove sta la verità: idrogeno sì, acqua no
Il fraintendimento nasce dal fatto che Toyota da anni investe con decisione sull’idrogeno. La Toyota Mirai, sul mercato dal 2014, è una berlina alimentata a celle a combustibile che emette esclusivamente vapore acqueo. Qui l’acqua è un sottoprodotto della reazione chimica tra idrogeno e ossigeno, non il carburante che alimenta il motore.
Parallelamente, l’azienda sta sperimentando motori a combustione interna a idrogeno liquido, come nel caso della GR Corolla H2 utilizzata in competizioni endurance. L’obiettivo è duplice: sviluppare un’alternativa ai motori termici tradizionali e dimostrare che anche i combustibili a zero emissioni possono avere spazio nel motorsport. Nulla, però, che abbia a che vedere con l’idea fantascientifica di versare acqua nel serbatoio per mettersi in viaggio.
Perché la bufala funziona
Il successo virale della falsa notizia si spiega con la combinazione di desiderio di semplificazione e sfiducia verso le batterie. Da un lato, l’idea di un carburante universale, gratuito e onnipresente come l’acqua, seduce l’immaginario collettivo. Dall’altro, i limiti dell’elettrico, dai tempi di ricarica, alle infrastrutture incomplete, impatti ambientali dell’estrazione di litio e cobalto, alimentano il terreno fertile per credere in una scorciatoia rivoluzionaria.
Tuttavia, la tecnologia non segue scorciatoie magiche. La produzione di idrogeno tramite elettrolisi richiede ancora oggi grandi quantità di energia: il vero nodo è se questa energia provenga da fonti rinnovabili o meno. Parlare di “motore ad acqua” significa ignorare la complessità del processo industriale e scientifico dietro le soluzioni a idrogeno.
Le vere strategie di Toyota
Piuttosto che su annunci miracolosi, Toyota concentra i propri investimenti su tre linee principali:
Celle a combustibile di nuova generazione: il colosso ha presentato piani per ridurne i costi e aumentarne la durata, aprendo la strada a un’adozione più ampia entro la fine del decennio
Motorsport a idrogeno: un laboratorio a cielo aperto per testare limiti, efficienza e sicurezza dei motori a combustione a idrogeno liquido.
Collaborazioni industriali: Toyota lavora con governi e utility per costruire infrastrutture di rifornimento a idrogeno, ancora oggi il vero collo di bottiglia per la diffusione di massa.
La vicenda del “motore ad acqua Toyota” dimostra quanto sia sottile il confine tra innovazione e fantascienza, e quanto facilmente la disinformazione possa inquinare il dibattito pubblico sulla transizione energetica. Toyota non ha annunciato la fine delle batterie, né ha inventato un carburante miracoloso. Sta invece proseguendo, come molti altri costruttori, nella ricerca di soluzioni a zero emissioni reali e scalabili: l’elettrico, le celle a combustibile e l’idrogeno liquido.
In un momento storico in cui la sostenibilità è terreno di scontro politico e industriale, distinguere tra tecnologie concrete e narrazioni virali è fondamentale. Perché la rivoluzione energetica non arriverà dall’acqua versata nel serbatoio, ma da investimenti seri, infrastrutture solide e scelte consapevoli.

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