Inquinamento da PFAS in Europa: il lavoro approfondito e la lotta per la verità di coraggiosi giornalisti d’inchiesta

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Prendiamo spunto dall’articolo pubblicato da Marta Frigerio su “Tabloid“, la rivista dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.

PFAS. L’inchiesta europea sui “polluanti eterni” tra danni e lotta per la verità

L’indagine transnazionale “Forever Lobbying Project” svela il costo astronomico dei PFAS, la strategia delle lobby per difendersi e il ruolo cruciale del giornalismo collaborativo nel contrastare l’informazione distorta. I PFAS sono oltre 10.000 diverse molecole utilizzate dagli anni ’50 in poi per moltissimi prodotti di largo consumo e processi industriali.

I danni dei PFAS: una minaccia silenziosa e duratura

I PFAS (sostanze tecnicamente “per- e polifluoroalchiliche”), noti come “polluanti eterni”, sono un insieme di composti sintetici caratterizzati da un’elevata persistenza nell’ambiente e negli organismi viventi, inclusi gli esseri umani.

Sono stati collegati a numerose patologie: tumori, alterazioni endocrine, immunologiche e riproduttive. Si accumulano nel terreno, nelle acque e nelle catene alimentari, generando costi ambientali e sanitari enormi: i calcoli dell’inchiesta stimano fino a 2 trilioni di euro in 20 anni, ovvero 100 miliardi all’anno solo in Europa, come rileva anche The Guardian. Uno studio britannico aggiunge che il solo Regno Unito potrebbe affrontare un costo di 84 miliardi di sterline all’anno, con quasi 428 milioni annui solo per le bonifiche del “passato”.

“Forever Lobbying Project”: inchiesta paneuropea che illumina il lato oscuro

L’indagine “Forever Lobbying Project” è un lavoro giornalistico unico nel suo genere: 46 professionisti, 29 redazioni, in 16 Paesi europei, coordinati da Le Monde: ha raccolto e analizzato oltre 14.000 documenti inediti, incluse 184 richieste di accesso civico, documenti condivisi anche dal watchdog Corporate Europe Observatory.

Grazie al metodo dell’expert-reviewed journalism, il collettivo ha sottoposto a stress-test le argomentazioni delle industrie chimiche trovandole spesso fuorvianti, allarmiste o addirittura false: ha smascherato analogie sorprendenti con le strategie delle lobby del tabacco e dei combustibili fossili. La mappa “Forever Pollution” (2023), dei medesimi team, collegava 2.100 “hotspot” certi e oltre 21.000 potenziali siti contaminati in tutta Europa, rivelando una tragedia ambientale sottovalutata.

Le reazioni: dall’Europa un invito a promuovere cambiamenti concreti

L’indagine ha avuto un impatto reale a livello istituzionale: la Strategia UE per la Resilienza Idrica (giugno 2025) cita i dati dei PFAS come base per future politiche. Anche il Parlamento europeo richiama l’importanza dei dati emersi dalle inchieste come riferimento per la strategia chimica sostenibile dell’UE.

Il gioco delle lobby: disinformazione mascherata da preoccupazione economica

Le industrie del fluoro, associazioni come Cefic e Plastics Europe, e altri attori industriali hanno lanciato una campagna sistematica di disinformazione per svuotare o affossare la proposta di un divieto universale dei PFAS. Hanno invaso l’ECHA con oltre 5.600 commenti, stravolto il dibattito pubblico, tirato in ballo la perdita di posti di lavoro e i danni all’economia, senza però considerare i benefici delle alternative né il costo del mancato intervento ambientale, Un esperto citato d The Guardian ha trovato i metodi dei lobbisti incredibilmente vicini a quelli dei grandi players del tabacco, anzi: “Potenzialmente persino più vasti”.

Il valore dell’inchiesta collaborativa: strumenti per battere le lobby

Il Forever Lobbying Project ha dimostrato l’importanza di coordinamento, condivisione di base dati, affidamento alle richieste di accesso civico e lavoro con esperti interdisciplinari per un’inchiesta efficace ed incisiva. L’accesso ai documenti è stato l’asse portante della trasparenza, soprattutto in territori dove il lavoro è ostacolato dalla frammentazione e dalla competizione interna. Nel contesto italiano, redazioni come L’Espresso, Facta.eu, Radar Magazine hanno partecipato all’iniziativa rafforzando la presenza del giornalismo nazionale a tutela dell’ambiente.

Purtroppo è proprio Marta Frigerio a confidarci che in Francia, ad esempio, quando il quotidiano Le Monde ha presentato le sue richieste al Ministero dell’Economia e della Transizione Ecologica, ha ricevuto soltanto 86 documenti, spesso incompleti o privi di verbali.
“In Italia la situazione è stata ancora più complicata” afferma la giornalista “Personalmente sono riuscita a ottenere appena nove documenti, un numero esiguo se confrontato con i 3.583 raccolti complessivamente nell’indagine”.

PFAS non sono solo chimica e numeri, ma rappresentano una crisi ambientale e sanitaria di portata epocale. L’inquinamento continua, i costi aumentano, e la responsabilità deve tornare sui produttori, non sui cittadini.

Grazie a giornalisti impegnati, rigore metodologico e trasparenza, oggi possiamo capire l’enormità del problema e far leva su atti concreti. Il segnale è chiaro: serve un’azione politica decisa, orientata al futuro, e un controllo rigoroso sulle lobby che ancora ostacolano il cambiamento.

Qui i link ad altri articoli sull’argomento pubblicati dal nostro giornale:

PFAS sotto esame: https://www.lamiafinanza.it/2025/08/pfas-sotto-esame-leuropa-accelera-sulla-restrizione-delle-forever-chemicals/

Il podcast “Ehi Erica! https://www.lamiafinanza.it/2024/10/ehi-erica-parliamo-di-pfas-la-seconda-stagione-del-podcast-su-spotify/

Microplastiche e PFAS https://www.lamiafinanza.it/2024/10/microplastiche-e-pfas-uno-studio-sulle-dafnie-rileva-che-limpatto-combinato-determina-un-danno-ambientale-maggiore/