Filantropia in Italia. FINER Finance Explorer presenta la terza edizione di “Le attitudini filantropiche dei wealthy people”

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Tra banche e private banker cresce la regia della generosità. E all’orizzonte (entro il 2040) un Paese con milioni di persone sole e senza eredi: un’opportunità per il Terzo settore.

Fondo Filantropico Italiano

Promossa dal Fondo Filantropico Italiano e realizzata da FINER Finance Explorer sotto la guida di Nicola Ronchetti, la terza edizione della ricerca “Le attitudini filantropiche dei wealthy people in Italia” ci consegna un messaggio chiaro: la filantropia dei grandi patrimoni è sempre più un “affare per banche”, con una regia crescente di private banker e wealth manager nel disegnare strumenti, veicoli e strategie di dono.

La ricerca aggiorna una fotografia già tracciata nelle edizioni precedenti: in Italia la propensione al dono tra i più abbienti cresce, ma resta discontinua e spesso episodica. A cambiare è la professionalizzazione: l’intermediazione di banche e gestori, dalla selezione dei progetti alla misurazione dell’impatto, sta trasformando un gesto tradizionalmente “personale” in un processo più strutturato, trasparente e continuativo. È una traiettoria in linea con quanto Fondo Filantropico Italiano descrive come evoluzione del modello: una filantropia “più consapevole e più capace di raccogliere, identificare e agire”.

La variabile demografica che cambierà tutto

Accanto ai comportamenti dei donatori, l’elemento che può ridisegnare il perimetro della filantropia italiana è demografico. Secondo Fondazione Cariplo (con il suo Evaluation Lab – Fondazione Giordano Dell’Amore), la platea di italiani soli e senza eredi è destinata ad aumentare in modo rilevante entro il 2040, con effetti diretti sui lasciti e sui patrimoni “orfani” che potrebbero confluire verso finalità sociali. Le stime Cariplo indicano un potenziale di lasciti al Terzo settore fino a 88 miliardi di euro al 2040, a fronte di dinamiche di invecchiamento e denatalità che spingono verso un’Italia con milioni di persone sole.

Il quadro è coerente con analisi del settore private banking: l’AIPB Associazione Italiana Private Banking segnala una forte crescita attesa delle persone sole (+17% entro inizio anni 2040 e +41% tra gli over-65 soli), un trend che rende i piani successori e i lasciti filantropici una leva sempre più centrale nella consulenza patrimoniale. In sintesi: più individui senza eredi, più patrimoni da indirizzare con strumenti di utilità sociale.

Che cosa significa per i wealthy donor e per gli operatori

Per i possessori di grandi patrimoni, la combinazione di professionalizzazione del dono e transizione demografica apre tre fronti operativi.
Pianificazione strategica del lascito: fondi filantropici, fondazioni di famiglia, endowment e legati testamentari diventano dispositivi ordinari della wealth strategy, non atti sporadici. La mediazione bancaria aiuta a definire governance e criteri di impatto. 
Misurazione e accountability: la domanda di metriche di impatto cresce, spingendo donatori e intermediari a selezionare progetti misurabili e “investibili” anche in ottica pluriennale. 
Trasferimento generazionale alternativo: in assenza di eredi, la filantropia diventa eredità di senso. L’ecosistema dovrà offrire percorsi standardizzati (e semplici) per trasformare intenzioni di dono in programmi e fondi dedicati.

Il ruolo-ponte del Fondo Filantropico Italiano e dei private banker

Nell’architettura che emerge dalla ricerca, il Fondo Filantropico Italiano si propone come intermediario specializzato tra donatori e progetti, mentre i private banker svolgono la funzione di traduttori tra obiettivi patrimoniali, fiscali e di impatto. Non sorprende che la stampa economica sottolinei come i “paperoni italiani” si affidino sempre più ai professionisti del wealth per strutturare donazioni e lasciti, specie nei passaggi di vita complessi (vendita d’azienda, pensionamento, vedovanza).

Un’agenda per il 2026 e oltre

Dalle evidenze della terza edizione discendono alcune priorità di policy e di mercato: Semplificare i veicoli (fondi filantropici, fondazioni di partecipazione) e accelerare i tempi di attivazione per trasformare più facilmente i patrimoni “senza eredi” in beni comuni. Rafforzare la consulenza filantropica dentro le reti bancarie, per integrare la pianificazione del dono nella financial life del cliente HNWI, non alla fine ma all’inizio del percorso. Costruire pipeline di progetti ad alta misurabilità, in grado di assorbire flussi crescenti di lasciti e donazioni con standard di trasparenza condivisi.

La terza edizione di “Le attitudini filantropiche dei wealthy people in Italia” racconta un ecosistema in transizione: donatori più seguiti e meglio consigliati, operatori più professionali, e soprattutto una mappa demografica che può riversare nel Terzo settore risorse senza precedenti. Se, come indicano Fondazione Cariplo ed Evaluation Lab, entro il 2040 l’Italia conterà milioni di persone sole e senza eredi, la vera domanda non è se i patrimoni arriveranno, ma se saremo pronti a trasformarli in impatto: con regole chiare, veicoli efficienti e una catena di accountability all’altezza della sfida

Il parere di Antonella Massari segretario generale di AIPB

“Ho partecipato con interesse alla presentazione della terza edizione della ricerca. Tra i molti spunti offerti dalla ricerca di Nicola Ronchetti, uno in particolare mi ha colpita per la sua portata: secondo Fondazione Cariplo, entro il 2040 in Italia vivranno 10 milioni di persone sole e senza eredi, e il patrimonio stimato che sarà lasciato da questi soggetti ammonterà a 90 miliardi di euro. Una proiezione che apre interrogativi profondi per chi si occupa di consulenza patrimoniale.

Il tema centrale, allora, diventa come parlare con i clienti anche del “dopo di noi” in modo credibile, costruttivo e – soprattutto – per tempo. Non è una conversazione semplice, soprattutto in una fase della vita in cui le decisioni potrebbero non essere più prese con piena lucidità. Ed è compito del banker aprire il dialogo nel momento giusto, con le giuste competenze, coinvolgendo – quando serve – anche la famiglia e il team di specialisti. Un approccio che vale non solo per la filantropia, ma per tutte le aree della consulenza, anche quelle più tradizionali.

La filantropia può diventare uno strumento concreto per dare forma a progetti, valorizzando non solo il patrimonio, ma anche i desideri e le intenzioni del cliente. E accompagnare certe persone in questo percorso significa offrire una nuova prospettiva di permanenza: un modo per essere ricordati attraverso ciò che scelgono di restituire alla collettività”.