Quando gli alumni Harvard si incontrano: le “Roundtables” e cosa ne pensano i media americani
I gruppi di alumni universitari statunitensi hanno spesso un valore simbolico, oltre che pratico, nel tessuto imprenditoriale del Paese. Un esempio emblematico è quello delle Roundtables di Harvard Alumni Entrepreneurs (HAE): pranzi-dialogo tra ex studenti di Harvard, suddivisi per settore (Business, Mercati finanziari, Healthcare, Tecnologia), dove si condividono esperienze, idee e visioni del futuro.

Le Roundtables HAE: un format strategico e selettivo
La proposta delle Roundtables (pranzo con dibattito ristretto tra alumni Harvard) è pensata non per offrire lezioni frontali, ma per stimolare un confronto trasversale. I temi sono attuali e affrontati in contesti ridotti, affinché ogni partecipante possa influire con la propria esperienza. Il meccanismo prevede che si svolgano in stagioni (primavera/autunno) e che ciascuno possa partecipare a una sessione per stagione, un ulteriore limite che mira a mantenere qualità, esclusività e densità di partecipazione. Secondo HAE, queste conversazioni volontarie stimolano innovazione, collaborazione e networking autentico, rafforzando la comunità imprenditoriale Harvard oltre i confini dell’istituto.
Il valore percepito dai media e la “narrazione Harvard”
La reputazione di Harvard come incubatrice di leader e startup è talvolta messa in discussione da alcuni commentatori, che sostengono che l’istituzione non riesca ancora a capitalizzare pienamente il suo potenziale imprenditoriale. In un articolo del Harvard Crimson, si parla proprio di un “problema di marketing” di Harvard: l’università non sarebbe percepita come motore nella “narrazione startup” rispetto a concorrenti come Stanford o MIT. Le iniziative come Roundtables o il programma Startup World Cup per alumni sono viste dai media studenteschi come mosse per “mettere in luce” start-up sponsorizzate da Harvard e per rafforzare l’identità imprenditoriale collettiva degli ex studenti.
In altre parole: non basta generare innovatori, occorre anche raccontarli al mondo e creare un ecosistema visibile, attivo e interconnesso. Le Roundtables si inseriscono in questo orizzonte: non solo momenti di confronto, ma tasselli simbolici nella strategia di branding e comunità.
Esclusività, efficienza e impatto reale
Non mancano critiche implicite nel modello delle Roundtables. Esclusività: il fatto che solo gli alumni Harvard possano partecipare, e che l’evento si tenga in città precise limita la portata e la diversità. Alcuni sostengono che un approccio più inclusivo potrebbe generare “interazioni” più produttrici di idee. Efficienza rispetto al costo: per partecipare, è necessario essere membri paganti di HAE (fee annua), e la maggior parte degli eventi prevede un costo per il pranzo. C’è chi si chiede se il valore percepito giustifichi l’investimento in tempo e denaro. Misurazione dell’impatto: quanto le idee scambiate alle Roundtables generano concretamente startup, collaborazioni o innovazioni di rilievo? Una buona rete è preziosa, ma gli osservatori chiedono metriche più chiare su quanto produce. Rischio “bolle Harvard”: dialogare quasi esclusivamente con altri alumni di Harvard può portare a visioni troppo convergenti, scarsa discontinuità e facile conferma reciproca di ipotesi. Un ecosistema imprenditoriale sano, dicono i critici, deve mescolare anche estranei e voci provenienti da mondi diversi.
Un confronto con modelli analoghi
È utile mettere a confronto le Roundtables HAE con iniziative simili di altre università o reti imprenditoriali: Stanford Alumni Entrepreneurs spesso organizza “salon” aperti, ibridi, dove membri e non membri possono proporre casi, startup o workshop. MIT / Harvard Innovation Labs (i-Lab) ha una filosofia più aperta e laboratoriale: non solo incontri ma incubazione attiva, spazi fisici condivisi, collaborazioni interuniversitarie. Reti imprenditoriali regionali (es. nelle città americane con ecosistemi tech) spesso adottano il modello del “lunch & learn” o “roundtable sectoriali” con partecipanti misti (imprenditori, investitori, accademici).
Così facendo, le Roundtables HAE si collocano in una fascia media: più strutturate di un normale meetup, più esclusive di un evento pubblico. Le Roundtables di Harvard Alumni Entrepreneurs rappresentano una modalità elegante e mirata per coltivare il capitale intellettuale e relazionale tra ex studenti di Harvard. Non sono solo pranzi amichevoli, ma microcosmi di dibattito imprenditoriale.
I media americani, in particolare quelli accademici come The Crimson, le interpretano come parte di un progetto più ampio: aumentare la visibilità delle iniziative imprenditoriali Harvard e rafforzare l’immagine dell’università come motore d’innovazione. Il futuro delle Roundtables dipenderà da quanto riusciranno a tradurre idee in azioni concrete e a integrare prospettive esterne al circuito Harvardiano. Se riusciranno in questo equilibrio, potranno non solo alimentare una rete internamente vivace, ma diventare nodi riconosciuti nell’ecosistema imprenditoriale più ampio.
Commenti della stampa
The Wall Street Journal in un articolo intitolato “For Entrepreneurs Looking to Raise Money, It Pays to Turn to College Alumni” osserva che i legami con gli alumni possono facilitare l’accesso a capitali e opportunità, specialmente per chi proviene da istituzioni meno prestigiose, proprio perché la rete universitaria spesso apre porte extra rispetto al solo merito.
In un altro pezzo dal titolo “If Networking Makes You Feel Dirty, You’re Doing It Wrong”, The Wall Street Journal riflette sull’approccio etico al networking, citando studi che mostrano come le interazioni genuine tra alumni (non mercimonio di favori) creino relazioni professionali durature e di fiducia, contrastando la visione cinica del “network come scambio” improprio.
Dal lato universitario, lo Harvard Crimson ha dedicato uno spazio all’iniziativa HAE evidenziando che la comunità di ex studenti la valuta come una risposta al “difetto di comunicazione” dell’istituzione: non basta che Harvard produca imprenditori, bisogna farli vedere, promuoverli, organizzarli. In quel contesto, le Roundtables e il “Harvard-only” Startup World Cup sono citate come esempi di politiche di branding e visibilità per alumni imprenditori.

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