Raffaello – L’inclusione crea valore: quando diritto, impresa e umanità si incontrano nel lavoro

-

Milano, 27 ottobre 2025

Nel cuore di Palazzo Bocconi prende vita “Raffaello – L’inclusione crea valore”, un progetto promosso da Lexellent e Your Business Partner, in collaborazione con WINclusion.

L’iniziativa nasce per dimostrare che l’inclusione non è un gesto di sensibilità, ma una scelta culturale e strategica, capace di generare valore umano, sociale ed economico.

Tre prospettive si intrecciano in un dialogo essenziale: il diritto del lavoro, che regola e tutela; l’impresa, che realizza e innova; e la medicina del lavoro, che garantisce salute e benessere.

Da questa collaborazione nasce una visione nuova, che invita a ripensare il lavoro come spazio di cooperazione, ascolto e reciprocità.

Come nella bottega di Raffaello, dove arte, tecnica e pensiero si fondevano in armonia in un lavoro di co-creazione tra gli artisti; anche qui la sinergia tra competenze e sguardi diversi genera bellezza e valore condiviso.

L’inclusione come cultura dell’ascolto, della fiducia e del riconoscimento

Essere inclusivi significa prima di tutto riconoscere la persona nella sua interezza, con le sue potenzialità e i suoi limiti, senza ridurla a una categoria. Ogni individuo porta con sé un bagaglio di esperienze, bisogni e talenti che meritano ascolto e fiducia.

L’inclusione non è solo accogliere: è costruire un contesto che si adatti alla persona, e non il contrario.

La vera parola chiave è flessibilità: negli orari, negli spazi, nelle modalità di lavoro.

Questo principio è oggi al centro anche del dibattito normativo. La recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (C-38/24, settembre 2025) ha riconosciuto il diritto agli accomodamenti ragionevoli anche per i caregiver familiari, sancendo che chi si prende cura di una persona con disabilità deve poter beneficiare di misure di sostegno come orari adattabili, lavoro agile o modifiche organizzative, purché sostenibili per l’azienda.

Si tratta di un passo avanti fondamentale verso un modello di inclusione che non riguarda solo l’individuo, ma l’intera rete di relazioni che lo sostiene.

Accomodamenti ragionevoli e diritto del lavoro: l’inclusione come norma viva

Il quadro normativo italiano, fondato sulla Legge 104/1992, ha introdotto il principio dell’autonomia e dell’integrazione sociale delle persone con disabilità.

A livello europeo, la Direttiva 2000/78/CE e i successivi aggiornamenti hanno rafforzato il principio di non discriminazione e l’obbligo di adottare misure proporzionate per garantire pari opportunità.

Gli accomodamenti ragionevoli rappresentano la concretizzazione di questo principio: adattamenti fisici, tecnologici o organizzativi che permettono alla persona di svolgere il proprio lavoro in modo dignitoso e produttivo.

Lungi dall’essere un costo improduttivo, l’inclusione rappresenta un investimento a rendimento umano e sociale. Le imprese inclusive non solo rispettano la legge, ma migliorano il clima aziendale, riducono il turnover e valorizzano competenze che altrimenti resterebbero invisibili.

In un mercato che chiede efficienza, l’inclusione diventa dunque una leva di innovazione e responsabilità collettiva.

Il costo e il valore economico dell’inclusione

Includere ha un costo, ma soprattutto un ritorno.

Le aziende che adottano politiche inclusive vedono crescere la produttività, la motivazione interna e la reputazione esterna.

Secondo i dati ISTAT del 2025, solo il 32,5% delle persone con disabilità tra i 15 e i 64 anni risulta occupato: un dato che non parla di limiti individuali, ma di opportunità mancate.

Dietro ogni persona non inserita c’è un talento sprecato, un’energia non attivata, una possibilità di crescita perduta.

L’inclusione, quindi, non è una voce di spesa: è un investimento nel capitale umano e nella coesione sociale.

Disabilità visibili e invisibili: ampliare lo sguardo

Nel contesto contemporaneo, la disabilità non si manifesta solo attraverso limiti fisici evidenti.

Ci sono disabilità invisibili, come le patologie croniche, i disturbi mentali, le condizioni neurologiche e cognitive che incidono sulla vita lavorativa, ma che spesso non trovano riconoscimento.

Una cultura dell’inclusione deve abbracciare anche queste realtà, combattendo lo stigma e promuovendo ambienti dove la fragilità non diventa motivo di esclusione, ma di sostegno reciproco.

In questo quadro, la medicina del lavoro assume un ruolo centrale: valutare idoneità e rischi, ma anche promuovere la salute organizzativa, monitorare stress, carichi cognitivi e benessere psicologico.

La collaborazione tra medici, giuristi e imprese permette di trasformare la tutela in cura attiva della persona, creando spazi di lavoro più attenti, rispettosi e sostenibili.

Tre linguaggi, un’unica visione: diritto, medicina e impresa

Il progetto Raffaello dimostra che solo unendo diritto, medicina e impresa si può costruire un modello di inclusione autentico.

Il diritto definisce regole e diritti, la medicina del lavoro garantisce salute e sicurezza, l’impresa concretizza queste istanze in pratiche quotidiane.

Quando questi linguaggi si incontrano, l’inclusione smette di essere un ideale astratto e diventa struttura viva dell’organizzazione.

In un mondo dove la competitività globale tende a ridurre la persona a risorsa produttiva, l’inclusione restituisce centralità alla dimensione umana del lavoro.

Significa passare dalla logica della performance individuale alla logica del valore collettivo: dall’individuo alla comunità, dal successo personale al benessere condiviso.

Passare dall’individuo alla collettività

Il progetto Raffaello – L’inclusione crea valore non è solo un evento, ma un simbolo di cambiamento.

Mostra che l’inclusione non nasce dalla norma, ma dal modo in cui la norma incontra la vita reale. Richiede flessibilità, fiducia e sostegno; chiede di passare dall’individuo alla collettività, da una visione assistenziale a una visione partecipativa, dove il benessere di uno diventa responsabilità di tutti.

Nel 2026 il progetto continuerà con nuove tappe e linee guida, ma il suo messaggio è già chiaro: l’inclusione è bellezza sociale, è giustizia, è futuro.

Ogni persona è una tessera unica di un mosaico più grande.

E solo unendo queste differenze, visibili e invisibili, potremo costruire una società capace di riconoscere il valore di ciascuno, e di crescere insieme.