Rischio “bolla” nel settore dell’intelligenza artificiale? Il parere di Mary Callahan Erdoes di JPMorgan Chase

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Commentiamo le osservazioni di Mary Callahan Erdoes (CEO della divisione Asset & Wealth Management di JPMorgan Chase & Co.) al forum di Fortune Global Forum a Riyadh, mettendole a confronto con le valutazioni della stampa e degli organismi finanziari internazionali sulla questione del “rischio bolla” nel settore dell’intelligenza artificiale (IA).

Il parere di Mary Callahan Erdoes

Al Fortune Global Forum, Mary Callahan Erdoes ha sostanzialmente detto che alcune azioni legate all’IA presentano “una concentrazione un po’ troppo elevata” (“a little too much concentration”). Ma ciò non significa che la tecnologia IA nel suo complesso sia sopravvalutata o una bolla: “Everybody says: ‘Is there an AI bubble?’ That’s like saying: ‘Is there a computer bubble?’ That’s a crazy question.”

Il motivo è che l’IA non è ancora stata implementata ovunque come lo sarà in futuro: “Less than 10% of companies actually say that it’s embedded in the services and the products that they deliver today. There’s an enormous amount of opportunity.” Pertanto, i multipli (di valutazione) che vediamo oggi non sono «sbagliati», ma bisogna domandarsi quanto velocemente si «crescerà dentro quei multipli»..

In altre parole: non tutte le aziende nell’IA riusciranno ad emergere, ma la tecnologia ha davanti a sé margini molto ampi di crescita.

Il contesto e la stampa internazionale

Guardando i commenti e le analisi della stampa internazionale, emergono alcune tendenze rilevanti:

Rischi di concentrazione e potenziale bolla

La European Central Bank (BCE) ha messo in guardia su un possibile “bubble” nei titoli legati all’IA, soprattutto a causa della forte concentrazione in poche aziende tecnologiche statunitensi, che rappresentano una fetta significativa della capitalizzazione dei mercati azionari. L’International Monetary Fund (FMI) ha segnalato che la concentrazione di capitale di mercato nelle mega-cap dell’IA è “eccessiva” e che, se i risultati economici non giustificano le valutazioni, potrebbe avvenire una correzione violenta. Alcuni analisti sottolineano che la quota di rendimento dell’indice S&P 500 attribuibile a poche società “AI-centriche” è salita molto, rendendo il mercato vulnerabile a cambi di sentiment. 

Valutazioni “alte ma non necessariamente bolla”

La Goldman Sachs ritiene che, sebbene i rischi di concentrazione siano elevati, i titoli legati all’IA non si trovino ancora in una bolla nella forma classica: le aziende leader hanno bilanci più solidi rispetto alla bolla internet del 2000, e alcune metriche sono “più ragionevoli”.

Alcuni commentatori (es. World Economic Forum) suggeriscono che non si tratti di una “bolla” ma piuttosto di un “boom” fragile: tecnologia davvero trasformativa, ma nei tempi ancora lunghi e con molte incognite sulla monetizzazione.

Convergenza sul tema della concentrazione

Erdoes riconosce che la concentrazione è “un po’ troppo elevata”: questo è perfettamente in linea con le analisi della BCE, del FMI e di numerosi commentatori che richiamano l’eccesso di dipendenza dal “gruppo di poche società” leader. Quindi su questo punto c’è piena coerenza.

Differenza su “bolla o non bolla”: Erdoes adotta un tono moderatamente ottimistico: afferma che parlare di bolla è “una domanda folle” e che l’IA è ancora agli inizi. Gli organismi internazionali, invece, sono più cauti: non negano che possa esserci una bolla o che i rischi siano reali; soprattutto sottolineano che se le aspettative non verranno soddisfatte, la correzione potrebbe essere forte. Quindi, mentre Erdoes enfatizza l’opportunità e il lungo termine, la stampa e le istituzioni sottolineano il rischio di breve-medio termine.

Erdoes osserva che “non è che i multipli siano sbagliati, è solo una questione di quanto in fretta cresceremo dentro quei multipli”. Questo è un approccio molto focalizzato sull’orizzonte temporale: se l’adozione esploderà, i multipli saranno giustificati.
Le analisi esterne invece mettono in guardia: i multipli sono già molto elevati, la concentrazione è storica, e l’intero ecosistema potrebbe essere vulnerabile se qualcosa non va. Ad esempio, la Goldman Sachs dice che i P/E dei leader sono inferiori a quelli del picco della bolla dot-com, ma comunque al top della loro gamma storica.

In definitiva, le parole di Mary Callahan Erdoes e la visione della stampa internazionale non sono in contraddizione, ma rappresentano due facce della stessa medaglia. C’è una chiara opportunità nell’IA: tecnologia potente, adozione ancora limitata, potenziale di trasformazione elevato, come sottolineato da Erdoes. Ma allo stesso tempo ci sono rischi reali: elevata concentrazione, valutazioni elevate, dipendenza da poche aziende, possibilità che le attese non siano soddisfatte, come indicato da BCE, FMI, Goldman Sachs, etc.

Per un investitore o un osservatore del mercato, il messaggio è doppio: sì, credere nel lungo termine può essere sensato, ma non bisogna ignorare il rischio di una correzione o il fatto che non tutte le aziende legate all’IA emergeranno vincenti. Una strategia ragionata richiederà quindi diversificazione, attenzione ai fondamentali, e consapevolezza che il “tempo”, l’orizzonte temporale, sarà cruciale.