Second World Summit for Social Development a Doha: incontri bilaterali, un’occasione strategica per l’Italia
Second World Summit for Social Development (WSSD2)
Dal 4 al 6 novembre 2025 in Qatar, i leader mondiali si riuniscono per rilanciare lo sviluppo sociale globale dopo trent’anni dalla Dichiarazione di Copenaghen. Per l’Italia, una piattaforma chiave per partenariati multiformi.

La Seconda Conferenza mondiale sullo sviluppo sociale (WSSD2), organizzata dall’ONU ha l’obiettivo di rinnovare gli impegni globali in materia di riduzione della povertà, lavoro dignitoso, integrazione sociale e applicazione dell’Agenda 2030.
Per l’Italia, questo summit rappresenta un’occasione strategica non solo per la partecipazione al dibattito multilaterale, ma anche per promuovere incontri bilaterali mirati con governi, organizzazioni internazionali e attori della società civile impegnati sul versante dello sviluppo sociale.
La WSSD2 nasce per dare slancio a obiettivi che, sebbene stabiliti nella prima conferenza di Copenaghen (1995), mostrano ancora importanti lacune nell’azione concreta. Come evidenziato, l’intento è “addressing the gaps and re-commit to the Copenhagen Declaration on Social Development and the Programme of Action”.
Tra i temi centrali l’eradicazione della povertà e della diseguaglianza; la promozione di lavoro pieno, produttivo e dignitoso; l’inclusione sociale e la protezione sociale universale.
Il summit è quindi pensato come un momento “alto” per la diplomazia sociale: i Capi di Stato e di governo sono invitati a partecipare al più alto livello. social.desa.un.org
L’IMPORTANZA DEL BILATERALE PER L’ITALIA
Per l’Italia, la partecipazione al summit può diventare una leva per sviluppare accordi bilaterali paralleli all’agenda plenaria.
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Dialogo con Paesi emergenti e in via di sviluppo – Incontri con delegazioni africane, asiatiche o latino-americane per condividere modelli di inclusione sociale, formazione professionale, politiche del lavoro.
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Partnership con istituzioni multilaterali – Utilizzare la WSSD2 come piattaforma per raccordare iniziative del nostro Paese con le agenzie UN, la International Labour Organization (ILO) e le organizzazioni della società civile specializzate.
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Promozione del “modello Italia” – Ambienti come il sistema educativo, formazione tecnica (ITS), transizione ecologica e inclusione sociale possono essere presentati come best practice in contesti internazionali.
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Cooperazione Sud-Sud e triangolare – Opportunità di costruzione di progetti condivisi tra Italia, Paesi partner e organizzazioni internazionali (es. Africa, Mediterraneo) sul tema sviluppo sociale.
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Networking e dialogo con il settore privato e la società civile – Il summit non è solo tra governi: anche ONG, imprese, sindacati, università saranno presenti. Per l’Italia, questo significa costruire alleanze trasversali.
Tuttavia, affinché la partecipazione italiana sia proficua, è importante tenere a mente le seguenti problematiche:
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Attuazione concreta: come per molti vertici ONU, il gap tra impegno politico e realizzazione sul territorio resta un problema. Il summit osa una dichiarazione politica, ma servirà una roadmap attuativa.
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Risorse adeguate: le politiche sociali richiedono finanziamenti adeguati, che spesso faticano a essere garantiti nei Paesi meno sviluppati.
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Coerenza con l’Agenda 2030: il summit deve integrarsi e dare impulso ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG). Alcune analisi mettono in guardia sul rischio che eventi simili si “sovrappongano” senza sinergia.
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Inclusione reale: la partecipazione della società civile, dei giovani e delle comunità vulnerabili deve essere tangibile, non solo simbolica.
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Follow-up nazionale: ogni Paese partecipante dovrà tradurre gli impegni in politiche domestiche concrete, pena la perdita di credibilità.

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