T. Rowe Price – Mercati emergenti: l’asset class dimenticata
I mercati emergenti stanno tornando alla ribalta in modo discreto. Un tempo motore della crescita globale durante il super ciclo cinese, negli ultimi dieci anni le allocazioni nei mercati emergenti hanno subito una drastica contrazione. Molti portafogli globali rimangono sottopesati del 7-8%, lasciando spazio a significativi afflussi, se lo slancio dovesse continuare. Anche un ribilanciamento parziale potrebbe sbloccare significativi guadagni in termini di performance.
Nonostante dominino i titoli dei giornali, i timori legati a dazi e geopolitica spesso sovrastimano l’effettivo impatto sulle economie dei mercati emergenti. Il Vietnam e le Filippine, ad esempio, sono percepiti come paesi dipendenti dal commercio, ma la loro crescita è in gran parte trainata dai consumi interni. Gli esportatori cinesi si sono adattati rapidamente, reindirizzando le catene di approvvigionamento e mantenendo i volumi delle esportazioni. Conclusione: la volatilità a breve termine potrebbe aumentare, ma la traiettoria a lungo termine rimane intatta.
I mercati valutari offrono un ulteriore vantaggio. Storicamente, gli asset dei mercati emergenti registrano performance superiori nei periodi di debolezza del dollaro statunitense. Con gli economisti che prevedono un ciclo pluriennale di debolezza del dollaro, i mercati emergenti potrebbero entrare in una nuova fase di forza. I mercati sviluppati come Europa e Giappone hanno già reagito; i mercati emergenti stanno appena iniziando a recuperare terreno.
Le valutazioni aumentano l’attrattiva. I titoli azionari dei mercati emergenti hanno registrato una crescita degli utili superiore al 20% nell’ultimo anno, ma sono scambiati a multipli prezzo/utili significativamente inferiori rispetto all’S&P 500. Per gli investitori diffidenti nei confronti delle valutazioni elevate dei mercati sviluppati, i mercati emergenti offrono una crescita maggiore a prezzi inferiori.
La vera sfida non è se investire nei mercati emergenti, ma come farlo. La maggior parte dei fondi dei mercati emergenti si concentra su una manciata di titoli mega-cap come Tencent, TSMC, Samsung e Alibaba. Si tratta di aziende solide, ma ampiamente diffuse e con un alfa limitato. Per noi, invece, è interessante il “mezzo dimenticato”, ovvero le aziende medie trascurate dagli investitori mainstream ma con chiari catalizzatori di cambiamento.
L’argomentazione a favore dei mercati emergenti oggi si basa su quattro pilastri: sottopeso persistente, valutazioni interessanti, vantaggi di diversificazione e frequenti catalizzatori di cambiamento. I mercati emergenti evolvono più rapidamente – dal punto di vista politico, economico e aziendale – offrendo maggiori opportunità agli investitori attivi.
I mercati emergenti non sono in crisi. Sono sottovalutati e poco posseduti. Per gli investitori disposti a guardare oltre l’ovvio, i mercati emergenti offrono un’opportunità interessante per riscoprire crescita, valore e resilienza.

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