Lo stato della normativa sugli influencer in Italia. Ma che cosa ne pensa l’Ordine dei Giornalisti?
In Italia recentemente è stata approvata dall’AGCOM, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, la delibera n. 197/2025 che istituisce un albo degli influencer «rilevanti». In base a questa normativa dell’agosto scorso è obbligatoria l’iscrizione per quei creator (così sono anche definiti gli influencer) che superano 500.000 follower su una o più piattaforme o che raggiungono in media 1 milione di visualizzazioni mensili sugli ultimi sei mesi.
L’albo è gestito dall’AGCOM, quindi da un ente pubblico/autorità amministrativa indipendente, non da un’associazione privata. La delibera prevede anche un codice di condotta, con obblighi di trasparenza nelle comunicazioni commerciali, tutela dei minori, rispetto della proprietà intellettuale e altri requisiti comportamentali. Le sanzioni previste sono importanti: fino a 250.000 euro per alcune violazioni generiche, e fino a 600.000 euro per casi gravi (coinvolgimento di minori, violazioni sistematiche) se il creator non si iscrive o viola il codice.
Il registro dell’AGCOM verrà aggiornato periodicamente e l’iscrizione deve avvenire entro un termine (ad esempio entro inizio 2026 per l’anno di transizione) per coloro che ricadono nei parametri,come ben descritto dalla testata QuiFinanza. In sintesi: sì, esiste un albo degli influencer in Italia, ed è gestito da un ente pubblico (AGCOM).

Quale natura professionale per gli influencer
L’albo istituito riconosce implicitamente la professione di influencer “rilevante”, facendo scattare una regolazione analogabile, pur non identica, a quella di altre figure professionali. Tuttavia, è importante precisare che ciò non significa automaticamente che tutti gli influencer siano equiparati ai giornalisti o che debbano iscriversi all’albo dell’Ordine dei Giornalisti.
Dal punto di vista fiscale, commerciale o contrattuale, gli influencer già operano come lavoratori autonomi o imprenditori digitali (es: partita IVA, contratti di sponsorizzazione). Ma l’albo introduce requisiti supplementari per quelli con maggior impatto digitale.
Il parere dell’Ordine dei Giornalisti
L’Ordine dei Giornalisti ha preso da tempo posizione sul tema della distinzione tra la professione giornalistica (regolamentata, con albo pubblico, formazione, deontologia) e le attività di comunicazione o “influencer” che non rientrano necessariamente nell’informazione giornalistica.
Già una decina di anni fa (presidenza Galimberti) l’ODG Ordine dei Giornalisti della Lombardia aveva segnalato che se un influencer o blogger svolgeva attività redazionale in modo continuativo cioè diffusione di notizie, informazione giornalistica senza essere iscritto all’Ordine, poteva configurarsi il reato di esercizio abusivo della professione giornalistica (art. 348 c.p.) come pubblicato allora dalla testata Newslinet. Ora la normativa sta semplificando le cose, ma funzionerà questa convivenza fra terminologie e comportamenti differenti?
Anche cinque anni fa l’ODG aveva espresso cautela rispetto all’idea di estendere automaticamente l’iscrizione all’Ordine o equiparare tutte le attività digitali al giornalismo tradizionale, sottolineando la necessità di mantenere distinti giornalismo, comunicazione e influencer marketing.
Quindi: gli influencer non devono necessariamente iscriversi all’Ordine dei Giornalisti, salvo che svolgano attività che per legge sono riservate ai giornalisti (come diffusione di notizie in modo continuativo, direzione redazionale, ecc.). L’Ordine ribadisce l’importanza della deontologia e delle norme per chi è giornalista professionista o pubblicista, ma al momento non richiede che gli influencer in generale rientrino sotto il controllo degli organismi di disciplina.
L’apertura verso questa categoria di professionisti a mio parere potrebbe però avere almeno un risvolto positivo di grande importanza: la certezza che l’avvio di una nuova sezione sarebbe condizionato al rispetto della deontologia professionale come avviene già oggi per l’elenco speciale dei direttori di testate specialistiche. Si tratta di un elenco annesso all’Albo per coloro che, senza essere giornalisti professionisti o pubblicisti, diventano direttori responsabili di periodici e riviste a carattere tecnico, professionale o scientifico. La richiesta di iscrizione richiede documentazione specifica e la dichiarazione di assunzione della carica nel rispetto delle deontologia giornalistica: gli influencer potrebbero fare lo stesso.
Questioni aperte e problematiche
Alcune questioni rilevanti emergono da questa nuova regolamentazione basata sul registro dell’AGCOM. I criteri di iscrizione all’albo (500.000 follower / 1 milione visualizzazioni) sono soggetti a dibattito: chi rientra esattamente, come misurare, come aggiornare.
Il rapporto tra influencer e informazione giornalistica è falsato fin dall’inizio: quando un creator passa da “contenuti promozionali” a “contenuti di informazione” dovrebbe attivarsi l’obbligo di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti. Ma questo è un automatismo impossibile: per iscriversi all’Ordine dei Giornalisti occorre superare un esame estremamente difficile nel caso dei professionisti e comunque presentare documentzione complessa anche nel caso dei pubblicisti. Per di più, la distinzione tra “attività professionale” (giornalisti) e “comunicazione / marketing digitale” (influencer) non è sempre pacifica, specialmente sui social.
L’introduzione dell’albo da parte dell’AGCOM rappresenta una novità significativa e pone l’Italia tra i Paesi europei più avanzati su questo fronte, ma resta da vedere come la norma sarà applicata operativamente, se non viene capito il criterio per il quale si può passare da influencer a giornalista.
Fortunatamente in Italia l’attività di influencer è ora oggetto di regolamentazione specifica con l’istituzione dell’albo da parte dell’AGCOM. Il primo passo è stato fatto: si tratta di una misura orientata alla trasparenza, alla tutela del pubblico e alla responsabilizzazione dei creator digitali. Tuttavia, non coincide con l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti, che resta riservata agli operatori dell’informazione giornalistica professionale. L’Ordine invita, da parte sua, a chiarezza, distinzione e rispetto della deontologia quando si esercita attività di informazione.

LMF green
Mente e denaro
MaltaLink
LMF Crypto Agorà
Sala Stampa