Eurobarometro. Pensioni, gli italiani dicono no all’aumento dell’età pensionabile: il messaggio a governo e UE

Massimo Pozzi Chiesa -

Riformare il mercato del lavoro sì, ma senza toccare l’età pensionabile. È questo il messaggio netto che emerge dall’ultimo Eurobarometro, e che la stampa italiana ha letto come un segnale politico difficile da ignorare per il governo Meloni e per le istituzioni europee. Per gli italiani, il tema delle pensioni resta molto caldo.

Alla domanda se l’età pensionabile debba essere aumentata per garantire la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale, l’82% degli italiani risponde “no”. Una percentuale tra le più alte in Europa, superata solo da Lettonia (88%) e Grecia (87%). Ancora più significativo il trend: solo il 17% oggi si dice favorevole a un aumento dell’età di uscita dal lavoro, in calo di tre punti percentuali rispetto all’ottobre 2024.

Secondo Il Sole 24 Ore, il dato certifica una frattura profonda tra le indicazioni della Commissione europea, che da anni invita i Paesi membri a prolungare la vita lavorativa, e il vissuto dell’opinione pubblica italiana, sempre più scettica verso soluzioni percepite come penalizzanti per lavoratori e pensionati.

Sostenibilità sì, ma non lavorando più a lungo

Il messaggio degli italiani non è però un rifiuto delle riforme in sé. Al contrario, l’88% degli intervistati ritiene necessarie riforme strutturali e il 99% indica il mercato del lavoro come priorità assoluta di intervento. Subito dopo viene la sanità, segnalata dal 97% dei rispondenti.

Come sottolinea Corriere della Sera, il nodo centrale non è “quando si va in pensione”, ma come si lavora e quanto si lavora durante l’arco della vita attiva: occupazione stabile, salari adeguati, maggiore partecipazione femminile e giovanile. In questa chiave, la sostenibilità dell’INPS non passa dall’allungamento forzato della carriera, ma dall’ampliamento della base contributiva.

Non a caso, molti commentatori evidenziano come il mercato del lavoro italiano continui a soffrire di bassi tassi di occupazione tra giovani e donne, oltre a una diffusa precarietà. La Repubblica parla di una “sfida demografica che non può essere scaricata solo sull’età pensionabile”, ma richiede politiche industriali, fiscali e sociali di lungo periodo.

Il peso delle nuove spese e il tema del risparmio

Il quadro si complica ulteriormente se si guarda alle nuove pressioni sulla finanza pubblica: dalla difesa alla sanità, fino alla gestione dell’invecchiamento della popolazione. In questo contesto, Eurobarometro registra un altro dato rilevante: il 72% degli italiani ritiene necessario risparmiare di più oggi per preparare i conti pubblici di domani.

Secondo Il Messaggero, questa posizione riflette una crescente consapevolezza: le pensioni future e l’assistenza agli anziani non possono essere garantite senza un rafforzamento della previdenza pubblica e complementare. Non sorprende, quindi, che INPS e Servizio sanitario nazionale emergano come priorità assolute nell’agenda dei cittadini.

Un avvertimento alla politica

Per il governo e per la maggioranza, il messaggio è chiaro. Come osserva Il Sole 24 Ore, gli italiani non accettano scorciatoie basate sull’innalzamento dell’età pensionabile, ma chiedono riforme che rendano il sistema più equo, efficiente e sostenibile nel tempo. Allo stesso tempo, il dato rappresenta anche una risposta indiretta a Bruxelles: la sostenibilità dei conti pubblici resta un obiettivo condiviso, ma le modalità per raggiungerla devono essere socialmente accettabili.

In sintesi, l’Eurobarometro fotografa un Paese che chiede cambiamento, ma non a qualsiasi prezzo. Le pensioni restano un tema sensibile, identitario, e politicamente decisivo. Ignorarlo, avvertono i numeri, sarebbe un errore.