Finanza 2025: vince il “buy and hold”. Smascherata l’illusione del guadagno facile

Cristina Melchiorri -

— di Cristina Melchiorri —

In un anno dominato da volatilità, geopolitica e intelligenza artificiale, il 2025 ha premiato metodo, pazienza e qualità.

Nel 2025 Warren Buffett, a oltre novant’anni, ha fatto ciò che lo ha reso una leggenda: non si è lasciato distrarre e ha praticato la sua strategia  di “buy and hold”. Ha consolidato gli investimenti già scelti. Buffett ha ribadito un principio semplice e controcorrente: il valore non nasce dalla velocità, ma dalla stabilità.

Mentre i mercati finanziari alternavano entusiasmo per l’intelligenza artificiale, timori geopolitici e nuove ansie inflazionistiche, nel 2025 molti indici azionari globali hanno chiuso l’anno in territorio positivo dopo forte volatilità, evidenziando che i guadagni si sono concentrati in poche società con fondamentali solidi.

Il 2025 è stato esattamente questo: un anno che ha smascherato l’illusione del “guadagno facile” e ha premiato metodo, pazienza e disciplina. Report di strategia evidenziano che la performance dei portafogli che hanno mantenuto posizioni fondamentali è risultata superiore alla media dei mercati volatili.

Il mondo: crescita selettiva

A livello globale, il 2025 ha segnato una “normalizzazione”. Le banche centrali hanno iniziato un lento allentamento dei tassi, ma senza tornare alle politiche ultra-espansive del passato.

Gran parte dei principali Paesi ha visto tassi di riferimento ancora positivi ma in lenta discesa nel corso dell’anno, con la BCE attorno al 2% e pressioni per ulteriori tagli nel 2026.

Globalmente molti indici azionari hanno terminato il 2025 in positivo — ad esempio l’S&P 500 ha chiuso l’anno con un rendimento superiore al 17% — ma i guadagni erano concentrati in pochi titoli leader.  I mercati azionari sono saliti, ma non in modo generalizzato: hanno funzionato le aziende con utili solidi, posizioni dominanti e capacità di generare cassa. Molto meno quelle sostenute solo da brillanti aspettative.

Le materie prime – oro in testa – hanno mantenuto un ruolo centrale come copertura contro instabilità geopolitica e debito crescente. Il prezzo dell’oro è aumentato di oltre il 60% nel 2025, toccando livelli record oltre i 4.300 USD/oncia.  Un segnale chiaro: la fiducia nel sistema resta vigile, non cieca.

Europa: stabilità senza slancio

L’Europa ha offerto rendimenti moderati, con una volatilità inferiore rispetto agli Stati Uniti. Le performance total return degli indici europei nel 2025 sono state in media inferiori a quelle americane, con volatilità storicamente più bassa.  Tassi di crescita del PIL in alcuni Paesi dell’Eurozona sono rimasti sotto la media globale del 3%, riflettendo dinamiche demografiche e di produttività contenute.

Bene i settori difensivi, le utility, le infrastrutture e alcune nicchie industriali. Meno dinamica la crescita complessiva, frenata da limiti strutturali noti: scarsa demografia, produttività medio-bassa, lentezza decisionale. (

Per l’investitore, l’Europa nel 2025 è stata soprattutto una scelta di equilibrio e diversificazione. Le strategie di diversificazione geografica hanno spesso indicato l’Europa come componente difensiva utile in portafoglio.

Italia: più solidità del previsto

L’Italia ha confermato una caratteristica spesso sottovalutata: la resilienza. Nel 2025 le azioni italiane con dividendo elevato e sane fondamenta hanno attratto investitori, in linea con l’interesse per rendimenti da dividendi sul FTSE MIB.

Nonostante debito pubblico e incertezze politiche, il mercato italiano ha beneficiato di aziende ben capitalizzate, dividendi elevati e di un sistema bancario più robusto rispetto al passato. I principali istituti bancari italiani hanno mostrato miglioramenti nei coefficienti di fondo e nella solidità patrimoniale, con utili in crescita e livelli di NPL in diminuzione rispetto agli anni precedenti.

Chi ha investito con un orizzonte di medio periodo ha ottenuto risultati concreti. Investimenti in titoli italiani solidi e con dividendi hanno reso complessivamente competitivi rispetto ad altri mercati europei.

Cosa ci insegna il 2025

Tre lezioni emergono con chiarezza:

  1. Il tempo conta più del tempismo. Strategia buy-and-hold vs. trading attivo.
  2. La diversificazione resta la miglior assicurazione. Approcci di diversificazione geografica e di asset class hanno mitigato la volatilità.
  3. Il rumore mediatico è un pessimo consulente finanziario. Il sentiment di breve periodo ha mostrato poca correlazione con i rendimenti effettivi di lungo periodo.

Il 2025 ha ricordato agli investitori che il vero rischio non è l’incertezza, ma l’impazienza.

Cosa fare ora: indicazioni operative per il 2026

Consigli degli strategist per aggiustamenti prudenziali delle allocazioni. 

  • Rivedere l’asset allocation, non stravolgerla
  • Rafforzare la qualità del portafoglio, riducendo titoli senza fondamentali solidi, con focus su utili e fondamentali come guida.
  • Mantenere una quota di protezione. Obbligazioni di qualità e oro hanno storicamente mitigato ribassi dei mercati azionari.
  • Evitare scommesse tematiche isolate: l’innovazione va bene, l’azzardo no. Le performance settoriali del 2025 mostrano che la concentrazione nelle big tech presenta alti rischi di volatilità.
  • Allungare l’orizzonte temporale: il 2026 premierà ancora la coerenza.

Il consenso di mercato è per investimenti a lungo termine, piuttosto che speculazioni brevi.

La frase su cui riflettere:

«Il mercato azionario è quello strumento che trasferisce ricchezza dagli investitori impazienti agli investitori pazienti.» Warren Buffett