Nucleare e intelligenza artificiale. Negli Stati Uniti si accelerano le autorizzazioni per l’AI, l’Europa resta più cauta
Negli Stati Uniti il nucleare sta tornando al centro della strategia energetica. La crescita della domanda di elettricità è trainata da data center, intelligenza artificiale, reshoring industriale e transizione dai combustibili fossili, riportando in primo piano una fonte che per anni era rimasta politicamente e finanziariamente marginale. Ma costruire nuovi reattori o rinnovare le licenze di quelli esistenti resta un processo lento, complesso e fortemente burocratico. Ed è proprio qui che entra in gioco l’intelligenza artificiale.

L’iter regolatorio per il nucleare
Negli USA, l’iter regolatorio per il nucleare è notoriamente oneroso: migliaia di pagine di documentazione tecnica, analisi di sicurezza, studi ambientali e verifiche incrociate richieste dalla Nuclear Regulatory Commission (NRC). Un carico amministrativo che può richiedere anni, anche quando si tratta “solo” di estendere la vita operativa di un impianto già esistente. L’adozione dell’AI viene oggi vista come una leva per ridurre i tempi senza abbassare gli standard di sicurezza, automatizzando l’analisi dei documenti, il confronto normativo e il controllo di coerenza tra i dati.
Secondo quanto riportato dalla stampa americana, l’AI viene già utilizzata per classificare e verificare grandi volumi di documenti, individuare incongruenze nei dossier tecnici e supportare gli ispettori nelle fasi preliminari delle autorizzazioni. Un utilizzo che non sostituisce il giudizio umano, ma ne aumenta l’efficienza, soprattutto in una fase in cui la domanda di nuove licenze è destinata a crescere.
Il confronto con l’Europa: più frammentazione, meno velocità
In Europa il quadro è più complesso e frammentato. Il nucleare non è una competenza centralizzata: ogni Stato membro decide autonomamente, con approcci spesso divergenti. Francia e alcuni Paesi dell’Est puntano apertamente sul nucleare, mentre altri come Germania, Austria e Italia ne restano fuori o apertamente contrari.
Anche sul piano regolatorio, l’Unione Europea mantiene standard molto elevati, ma senza un’autorità unica paragonabile alla NRC americana. Le procedure autorizzative coinvolgono enti nazionali, autorità ambientali, livelli regionali e locali, con un elevato rischio di sovrapposizioni e rallentamenti.
L’uso dell’intelligenza artificiale nei processi autorizzativi è ancora limitato. Le istituzioni europee guardano all’AI con maggiore cautela, soprattutto nei settori critici, e il nuovo AI Act impone vincoli stringenti proprio per le applicazioni ad alto rischio. Se negli Stati Uniti l’AI è vista come uno strumento per “far funzionare meglio il sistema”, in Europa prevale un approccio più prudente, che privilegia il principio di precauzione.
Sicurezza o velocità? Due filosofie a confronto
Il confronto tra Stati Uniti ed Europa riflette due filosofie diverse. Negli USA l’urgenza energetica e industriale spinge verso soluzioni pragmatiche: l’AI è uno strumento per sbloccare colli di bottiglia burocratici, senza mettere in discussione il ruolo centrale del regolatore umano. In Europa, invece, il dibattito resta più politico e valoriale: prima di accelerare, si discute se e come il nucleare debba rientrare nella transizione energetica.
Eppure, anche in Europa cresce la consapevolezza che la decarbonizzazione richiederà un mix di fonti più ampio. Senza un’accelerazione dei processi autorizzativi il rischio è che il nucleare resti sulla carta, mentre la domanda di energia continua ad aumentare.
L’intelligenza artificiale sta diventando, negli Stati Uniti, una silenziosa alleata del rilancio nucleare: non costruisce reattori, ma smonta montagne di burocrazia. In Europa, dove il nucleare resta un tema divisivo, l’AI potrebbe svolgere un ruolo simile, ma solo se inserita in una visione politica chiara e condivisa. La partita non è tecnologica, ma istituzionale: decidere se l’innovazione debba servire a governare la complessità o a rallentarla per timore di perderne il controllo.

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