Asset allocation dinamica in un mondo in evoluzione

Alessandro Aspesi -

In tempi d’incertezza e di elevata volatilità sui mercati finanziari, la gestione del rischio è cruciale per garantire il successo degli investimenti.

L’obiettivo centrale dell’investimento multi-asset è creare un portafoglio che presenti un profilo di rischio superiore ai portafogli single-asset (ossia incentrati su un’unica classe di attività) rafforzandone anche il potenziale di rendimento. Per un fondo growth diversificato, ciò significa puntare a ottenere interessanti livelli di crescita del capitale e una volatilità inferiore a quella delle azioni allocando dinamicamente il capitale in una gamma diversificata di classi di attività.

Dal momento che il mercato tende ad assegnare alle asset class più volatili premi al rischio più consistenti, i portafogli multi-asset possono sfruttare gran parte di questi premi al rischio combinando diverse singole attività volatili. Data la bassa correlazione tra i rendimenti di alcune di queste attività, la volatilità complessiva del portafoglio dovrebbe essere inferiore a quella della somma delle singole componenti. Ciò significa che i portafogli multi-asset dovrebbero essere in grado di affrontare meglio una vasta gamma di scenari economici e di investimento rispetto alle singole asset class.
Ma nell’attuale contesto dei mercati, qual è il mix di asset allocation più indicato per i fondi growth diversificati?

L’approccio “set and forget” (imposta e dimentica) continuerà a funzionare?
L’asset allocation si basa su una stima attiva del rendimento probabile di diverse asset class e della correlazione dei prezzi degli attivi nel lungo periodo (per l’asset allocation strategica) o nel brevemedio periodo (per l’asset allocation tattica).

La strategia di asset allocation strategica “set and forget” (utilizzando un mix tipico di azioni eobbligazioni in rapporto di 60/40) si è rivelata efficace negli ultimi 35 anni, ma è improbabile che continuerà a esserlo anche in futuro.

Negli ultimi 35 anni le azioni hanno offerto ottimi rendimenti e i portafogli comprendenti titoli di Stato core e azioni si sono rivelati estremamente efficienti, giacché i rendimenti obbligazionari a lungo termine sono costantemente scesi, passando dal 14% circa nel 1981 al 2-3% all’inizio di quest’anno 1. Negli ultimi tre-quattro decenni, una ripartizione tipica del 60/40 tra azioni e obbligazioni ha esibito la stessa volatilità di un portafoglio composto al 100% da obbligazioni, offrendo tuttavia un rendimento maggiore.

Tuttavia, se i rendimenti obbligazionari bassi si sono dimostrati un buon indicatore dei rendimenti a medio termine, perché l’approccio “set and forget” 60/40 continui a funzionare è necessario che il rally del mercato obbligazionario prosegua. Questo è improbabile, poiché tale rally è stato in larga parte il risultato della globalizzazione e dei suoi effetti sulla forza lavoro globale, con i lavoratori dei mercati emergenti (in particolare della Cina) che sono andati a ingrossare le fila della manodopera mondiale in concomitanza con la diminuzione della popolazione attiva in Occidente. Questi sviluppi hanno determinato una flessione dei tassi d’interesse e quindi dei rendimenti obbligazionari, spianando la strada a una politica monetaria più accomodante e al quantitative easing.

Correlazione
L’asset allocation strategica risulta più efficace in presenza di volatilità e correlazioni stabili. La volatilità però è di per sé volatile; benché al momento sia relativamente contenuta, prevediamo che aumenti. Inoltre le correlazioni tra i prezzi degli asset variano nel tempo. Durante la crisi finanziaria globale, le correlazioni tra gli asset hanno esibito una convergenza, poiché la maggior parte degli attivi percepiti come più rischiosi si sono deprezzati, riducendo i vantaggi della diversificazione nei vari asset di rischio. Alcuni investimenti, tra cui titoli di Stato e materie prime come l’oro, hanno tuttavia fornito una certa protezione. Più di recente, il quantitative easing ha avuto ripercussioni sulle correlazioni, essendo stato concepito per influenzare le condizioni finanziarie agendo direttamente sui prezzi degli attivi.

Essendo già molto bassi, è probabile che nei dieci anni a venire il mercato obbligazionario continui a offrire rendimenti contenuti; i vantaggi legati alle correlazioni dovrebbero quindi scendere a livelli anche analoghi a quelli osservati nell’immediato dopoguerra.

Asset allocation attiva
Ora che gli investitori non possono più fare affidamento sull’asset allocation strategica tradizionale, è probabile che l’asset allocation dinamica, particolarmente utile per sfruttare i movimenti di mercato a più breve termine, rappresenti un approccio più vantaggioso per i fondi growth diversificati.

L’esposizione alle diverse asset class può essere modificata al fine di assumere posizionamenti in mercati appetibili o evitare di esporsi a mercati poco interessanti, a seconda delle condizioni economiche e delle valutazioni del mercato.

Un approccio dinamico non può tuttavia essere perseguito passivamente. In tempi d’incertezza e di elevata volatilità sui mercati finanziari, la gestione del rischio è cruciale per garantire il successo degli investimenti. Inoltre, negli ultimi 16 anni il divario tra i rendimenti della migliore e della peggiore asset class ha esibito forti oscillazioni, a testimonianza di quanto sia arduo per gli investitori scegliere le singole classi di attività (figura 1). Nel 2015 le azioni giapponesi si sono ad esempio apprezzate del 22%, mentre le materie prime sono arretrate del 16%.


Alessandro Aspesi – Country Head Italy – Columbia Threadneedle Investments