Il Rapporto Adepp sugli investimenti delle Casse denota un sistema solido e redditizio

Roberto Carli -

È stato pubblicato dall’Adepp il 2° Rapporto annuale sugli investimenti delle Casse di previdenza dei liberi professionisti.

Così come viene sottolineato si denota una crescita costante dei patrimoni (nell’ultimo quadriennio si è registrato un aumento dai circa 65,6 miliardi di euro del 2013 ai circa 80 di fine 2016, con un incremento complessivo di 22 punti percentuali) con a investimenti molto rilevanti indirizzati anche a sostenere il sistema Paese (la maggioranza delle risorse degli enti dei professionisti è allocata in Italia , il 59 per cento).

In uno “scenario prolungato di bassi di interesse” per effetto della politica monetaria della Banca centrale europea sono state particolarmente apprezzabili anche le performance con una media del 3,7 per cento lordo.

Nel corso del 2016 infatti le Casse sono passate da 75,5 miliardi di euro di patrimonio a 80 miliardi. L’incremento, viene sottolineato, è dovuto in parte al saldo positivo tra contributi e prestazioni e per il resto è attribuibile alla buona gestione degli investimenti.

In termini di asset allocation l’investimento obbligazionario è rimasto pressoché costante negli anni mantenendo una quota di circa il 35 per cento degli investimenti con un valore assoluto che si è evoluto dai circa 22 miliardi di euro del 2013 ai circa 28 miliardi di euro nel 2016.
Per quel che riguarda l’investimento azionario il peso relativo delle azioni sul patrimonio totale delle Casse è andato aumentando negli anni passando dal 9,8 per cento del 2013 al 16,5 per cento di fine 2016,.sia considerando gli investimenti diretti che quelli tramite fondi. In termini assoluti gli investimenti in azioni sono passati da 6,4 miliardi di euro del 2013 ai 13,2 miliardi di euro del 2016.

Negli ultimi quattro anni poi si è verificato un grosso aumento degli investimenti in fondi mobiliari passati dal 12,7 al 20,8 per cento del totale. Più in generale la componente investita in fondi è passata da circa il 28 per cento del 2013 a circa il 40 del 2016. Con riferimento all’investimento immobiliare si delinea invece una costante diminuzione dal 30 per cento del 2013 al 24 per cento di fine 2016.

Tutto bene? Cahiers de doleance sono i profili fiscali. Va rimarcato in premessa come le Casse di previdenza siano penalizzate rispetto ai fondi pensione come evidenziato più volte in passato dalla stessa Adepp. Va ricordata la differente aliquota di tassazione dei rendimenti, più elevata per le Casse (26 per cento contro il 20 per cento) e la presenza di una doppia tassazione sostanziale dei rendimenti conseguiti dagli Enti Previdenziali Privati.

Con riferimento infatti alle modalità di imposizione fiscale delle prestazioni pensionistiche nel caso dei fondi pensione, la base imponibile della prestazione pensionistica (fase di erogazione) viene calcolata al netto dei rendimenti conseguiti.

In questo modo, nella fase dell’erogazione viene tassata la sola parte della prestazione pensionistica relativa ai contributi versati; non vengono, quindi, tassati i rendimenti conseguiti (già tassati nella fase di maturazione).

La prestazione pensionistica è formata dai contributi versati e dai rendimenti conseguiti. Il meccanismo subisce delle distorsioni nel momento in cui viene applicato ai rendimenti conseguiti dagli Enti Previdenziali Privati. Infatti, la base imponibile delle prestazioni pensionistiche delle Casse viene calcolata al lordo dei rendimenti conseguiti. Così facendo viene assoggettata a tassazione sia la parte dei contributi correttamente non tassati nella fase del versamento) che la parte dei rendimenti già tassati nella fase di maturazione.

Quindi, sottolinea l’Adepp, gli Enti Previdenziali Privati e i propri iscritti subiscono una duplice tassazione sostanziale dei rendimenti, una prima volta nella fase della maturazione e una seconda nella fase dell’erogazione delle prestazioni. Andando ad una disfunzione fiscale attuale, evidenzia l’Adepp, l’introduzione innovativa della detassazione integrale sui Pir istituzionali ha portato allo stesso tempo all’abbandono dei crediti d’imposta concessi alle Casse nel 2015 e nel 2016.

Quest’anno quindi, nelle more della piena applicazione operativa di questo positivo strumento di incentivazione all’investimento in economia reale, le tasse per gli Enti di previdenza privati saranno maggiori rispetto all’anno precedente di almeno 30 milioni di euro, cioè quanto prima veniva risparmiato in virtù dell’applicazione del credito d’imposta.

La detassazione degli investimenti in economia reale prevista dalla legge di bilancio per il 2017 sulla scia dei Pir si applica agli Enti di previdenza che investano fino al 5% delle proprie risorse all’interno di un perimetro stabilito e che detengano questi investimenti per almeno cinque anni. L’obiettivo era di incentivare l’iniezione di risorse nelle imprese e di garantire loro una stabilità di lungo periodo. Ma il rapporto AdEPP mostra che le Casse hanno superato questa soglia (solo nelle azioni di area euro hanno investito il 6,75% del capitale complessivo).

Secondo l’interpretazione attuale, quindi, non potrebbero avere alcuna detassazione perché le operazioni sono state fatte prima dell’entrata in vigore della legge. “Appare paradossale che se decidessimo di vendere 5,4 miliardi di azioni, ricomprandole successivamente avremmo diritto all’agevolazione piena, pur avendo agito nel senso opposto all’obiettivo del legislatore”, osserva il presidente dell’AdEPP.