Nessun pericolo dalle elezioni italiane del 4 marzo

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L’eventuale instabilità sui mercati dipenderà più dal contesto globale che dalla situazione politica italiana. La permanenza e il protagonismo dell’Italia nell’Eurozona non è messa in discussione dal voto

L’economia italiana sta vivendo una ritrovata fase di crescita, ma con le elezioni del 4 marzo si aprono importanti scenari tanto per la tenuta economica del Paese quanto per quella dell’Eurozona. I gestori di Lemanik Stefano Andreani, Maurizio Novelli e Fabrizio Biondo sono d’accordo nel ritenere che per quanto siano numerose le incertezze legate alla tornata elettorale, il voto non si tradurrà in un evento destabilizzante per l’economia nazionale e globale.

Stefano Andreani, gestore azionario di Lemanik, sottolinea che se da una parte è molto difficile delineare con precisione lo scenario post-elettorale italiano, dall’altra emergono fattori positivi. “Il permanere dell’Italia in Europa e l’appartenenza all’area Euro non sono più oggetto di discussione: il dibattito si è infatti spostato in modo più decisivo sui temi del lavoro, delle pensioni, dell’immigrazione e della sicurezza. Ci troviamo quindi di fronte a un evento elettorale tutto sommato normale”.

Il perdurare di una situazione di incertezza sui futuri equilibri politici oltre la data del voto potrà però influire negativamente sulla percezione del rischio da parte degli investitori. “Eventuali debolezze del mercato non si possono escludere, ma non sembra ci siano oggi gli elementi per essere troppo pessimisti”, continua Andreani, “riteniamo che nel corso del 2018 i principali rischi all’interno di uno scenario comunque costruttivo per l’azionario siano da ricercare nelle dinamiche dei mercati internazionali, nella sostenibilità degli attuali tassi di crescita e nella capacità delle banche centrali di leggere in modo corretto gli sviluppi sul fronte dell’inflazione. Un po’ di volatilità potrebbe arrivare dal perdurare dell’incertezza politica nel tentativo di trovare un equilibrio stabile dopo il voto, ma la variabile chiave resta sempre la crescita, che nel breve è ancora molto ben supportata”.

Su questo punto è d’accordo anche Maurizio Novelli, gestore del Lemanik Global Strategy Fund. “Non credo che le elezioni del 4 marzo siano un evento potenzialmente destabilizzante. In Italia si farà un governo di coalizione. Qualche impatto di breve termine è possibile ma il lungo periodo dipende più dal contesto globale che dalla politica italiana“.

“Inoltre, data la scarsa attenzione fin qui prestata dal mercato all’appuntamento elettorale italiano”, spiega Fabrizio Biondo, gestore del fondo Lemanik Active short term credit, “ritengo che le probabilità di un significativo aggiustamento di mercato dopo il 4 marzo siano basse. Allo stesso tempo non bisogna dimenticare che agli occhi degli investitori internazionali l’unico scenario neutrale è quello che ha meno chances di affermarsi, una vittoria cioè del Partito Democratico, e che tutti gli altri scenari si tradurrebbero in un incremento dell’incertezza. Probabilmente è proprio l’attesa ingovernabilità a far prevalere l’idea che questa incertezza si possa tradurre per il momento solo in governi a termine che mettano mano alla legge elettorale, e non in scenari più destabilizzanti per il Paese”.