Mosse e contromosse nella guerra commerciale tra USA e Cina

Olivier De Berranger -

Sui mercati continua ad aleggiare lo spettro della guerra commerciale.

I dazi del 25% annunciati da Donald Trump si applicheranno a 50 miliardi di importazioni cinesi: una prima tranche da 34 miliardi vi sarà assoggettata dal 6 luglio e, in un secondo tempo, un’altra tranche di 16 miliardi coinvolgerà i prodotti tecnologici.

Non si è fatta attendere la reazione delle autorità cinesi che hanno contrattaccato punto per punto. Le importazioni americane sottoposte a dazi del 25% saranno pari a 50 miliardi, con i primi 659 prodotti colpiti già dal 6 luglio e corrispondenti a un importo di 34 miliardi. Ora, il presidente americano aveva preannunciato altri provvedimenti in caso la Cina avesse risposto. E’ cosa fatta!

Donald Trump ha infatti chiesto ufficialmente al suo Rappresentante per il Commercio di stilare un nuovo elenco equivalente a 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi. Giustamente, la reazione della Cina non è stata immediata. In questa rincorsa ha molte meno munizioni infatti degli Stati Uniti: si stimano le importazioni americane in Cina tra i 130 e i 160 miliardi di dollari mentre quelle cinesi negli Stati Uniti ammontano a circa 520 miliardi.

La Cina ha tuttavia ben altri mezzi per contrattaccare, ad iniziare dalla svalutazione dello yuan, un’arma cui hanno già fatto ricorso le autorità cinesi. Non è irrilevante la perdita della valuta cinese rispetto al dollaro che supera l’1,5% in una settimana. Va menzionata poi la vendita di obbligazioni americane. La Cina, che detiene oltre 1.100 miliardi di dollari di titoli sovrani, è il primo creditore estero dello Stato americano. Vendite massicce provocherebbero ripercussioni immediate sul dollaro americano e genererebbero parecchia turbolenza sui mercati. Infine, anche se quest’arma non è oggi utilizzata, ci potrebbero essere delle rappresaglie nei confronti delle aziende americane in Cina cui potrebbe essere vietato operare o che sarebbero colpite da maggiorazioni di imposte.

Se per ora i toni delle risposte cinesi sono improntati alla moderazione è però evidente che la Cina dispone di un suo arsenale che potrebbe alimentare un’escalation nella guerra commerciale. A maggior ragione se si considera che la Cina non è l’unica a rispondere agli attacchi americani.

Venerdì scorso, l’Unione Europea ha pubblicato un elenco di prodotti americani che saranno tassati al 25% in risposta ai dazi imposti sull’acciaio e sull’alluminio. Sono coinvolte varie decine di prodotti e c’era da aspettarsi che Donald Trump rincarasse nuovamente la dose. La risposta è infatti arrivata venerdì scorso con la minaccia di dazi al 20% sulle importazioni di autoveicoli europei negli Stati Uniti. Mentre iniziano a profilarsi le prime conseguenze negative per le aziende con il profit warning di Daimler converrà monitorare da vicino gli sviluppi di questi dossier.


Olivier De Berranger – Chief Investment Officer – La Financière de l’Echiquier