Clabo: strategie sempre più globali

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Raggiunto telefonicamente a Shanghai, ospite di Starbucks, abbiamo fatto il punto della situazione con Pierluigi Bocchini, presidente di Clabo S.p.A. che ci ha spiegato le ragioni dell’internalizzazione del gruppo di cui è alla guida. E le potenzialità di una strategia sempre più globale.

“Dottor Bocchini, perché ancora in Cina a circa una settimana dalla conclusione dell’HOTELEX 2019?”
“Perché siamo ospiti di Starbucks. Il colosso americano ha invitato qui a Shanghai 3 aziende con cui ha avviato una forma di collaborazione facendo del progetto realizzato insieme a Clabo un valido esempio di cosa significhi nell’attuale contesto di mercato parlare di co-creation”.

“Ci spieghi più nel dettaglio…”
“E’ facile. Due anni fa abbiamo lavorato alla creazione ed al lancio di una linea di prodotti pensata per andare quanto più possibile incontro alle esigenze di Starbucks e, a quanto pare, siamo tra i tre fornitori a livello mondiale ad esserci riusciti”.

“Un altro successo, insomma, ad una settimana di distanza dall’HOTELEX 2019”
“La manifestazione, la principale esposizione fieristica nell’ambito della ristorazione nel mercato cinese, ci ha visto protagonisti, lo dico senza falsa modestia. Lo dicono, in realtà, i numeri perché abbiamo registrato il record di vendite in fiera (sotto forma di ordinativi). Ulteriore testimonianza dello stato di salute del mercato cinese interno”
Procediamo però con ordine. La presenza di Clabo al tavolo di Starbucks rappresenta un esempio tangibile di cosa significhi oggi saper coordinare fornitore e “committente”, saper procedere sulla stessa lunghezza d’onda e giungere, in altre parole, ad un processo condiviso in grado di mettere sul mercato un prodotto che sappia combinare le esigenze del cliente con quelle del consumatore. E, nei fatti, rappresenta anche una delle nuove frontiere per fare business su scala internazionale all’interno del settore.

“La sua view sul mercato statunitense e cinese, dottor Bocchini?”
“Le rispondo con una battuta. Che nasconde, però, una profonda verità per quanto riguarda le nostre scelte di investimento a livello geografico. Oltre alla sede principale in Italia, le nostre due principali unità di produzione sono a Qingdao e a Philadelphia”.

“Se l’andamento del settore rispecchia l’andamento dell’economia a livello globale, comprendiamo facilmente cosa ci sia alla base della vostra presenza in Cina…”
“Alla base della nostra presenza in Cina individuiamo, a conti fatti, due ordini di motivi. Il primo, quello studiato ormai anni fa e che ha rappresentato uno dei principali driver della nostra attività, tanto sul fronte asiatico quanto in senso generale per Clabo. Il secondo, potremmo definirlo forse più contingente e di sicuro più recente”.

“Da dove cominciamo dunque? Dalla quotazione di 4 anni fa?”
“Esattamente. Nel 2015 abbiamo deciso di quotarci sul mercato AIM Italia, organizzato e gestito da Borsa Italiana. Ed è con parte dei proventi derivanti dalla quotazione all’AIM che abbiamo deciso di acquisire le due unità (in Cina e in Nord America)”.

“Com’è suddivisa la produzione a livello globale?”
“Naturalmente in Italia abbiamo conservato il design e tutto quanto ruoti intorno all’aspetto creativo, di ricerca e di sviluppo. I segmenti della produzione che abbiamo invece preferito trasferire all’estero, soprattutto in Cina, sono quelli di natura più operativa. E la scelta ci ha premiato: possiamo infatti affermare che andare a produrre in prossimità dei mercati di vendita ci ha portato vantaggi competitivi concreti rispetto ai competitor, abbassando in maniera significativa i costi di trasporto”.

“E bypassando i dazi doganali…..”
“Proprio così. E’ di fatto questo il secondo ordine di motivi, quello più recente e di natura più pratica, ma da cui abbiamo assolutamente tratto beneficio. Guardando inoltre alle tensioni commerciali ed al filone della cosiddetta Trade War, è verosimile che continueremo ancora a trarre beneficio dalla nostra scelta di aprirci in maniera stabile e concreta al mercato cinese”.

“Clabo sempre più internazionale per presenze a livello geografico, ma anche a livello di numeri?”
“Diciamo proprio di sì. Ci stiamo espandendo sempre più (di recente abbiamo aperto uffici di vendita anche a Dubai e San Paolo) e stiamo registrando un risconto lampante anche in termini di numeri. Nella fattispecie, l’anno scorso il 70% dei ricavi complessivi del gruppo è derivato da vendite realizzate al di fuori dei confini italiani e, ad oggi, il primo mercato in termine di vendite è quello statunitense”.

“E per quanto riguarda le controllate?”
“Un apporto assolutamente tangibile e, a quanto pare, in crescita. L’ultimo dato, aggiornato a marzo del 2019, evidenzia come la metà degli ordinativi del gruppo provenga dalle controllate. Le controllate, inoltre, ricopriranno un ruolo sempre maggiore nel gruppo anche grazie al nostro impegno costante in termini di integrazione. A chi, infatti, a inizio anno mi ha chiesto di cerchiare idealmente in rosso le priorità per il 2019 ho risposto senza esitazioni che quello in corso sarà l’anno dell’integrazione delle controllate”.