un mercoledì da leoni

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Lo scorso mercoledì è stato ricco di sorprese positive sul fronte inflazione. La Gran Bretagna ha aperto la giornata, tirando il fiato dopo una settimana di tensioni politiche, economiche e di mercato, grazie a un rallentamento superiore alle attese. Successivamente, dagli Stati Uniti, l’incremento della core inflation inferiore alle previsioni ha disteso i mercati. Le obbligazioni hanno invertito la rotta, registrando un recupero dopo le recenti pressioni sui tassi. A completare la giornata, le prime quattro banche statunitensi hanno pubblicato i dati trimestrali, mostrando risultati solidi che hanno contribuito a sostenere il mercato azionario, già rafforzato dal miglioramento del sentiment economico.

È probabile che la Banca del Giappone opti per un rialzo dei tassi dallo 0,25% nella riunione di questa settimana. I membri del board ritengono che economia e inflazione siano in linea con le proiezioni, confermando il target del 2% per la crescita dei prezzi al consumo. È previsto un aggiornamento delle previsioni macro, con maggiore fiducia negli aumenti salariali, che potrebbero sostenere la decisione sui tassi. Attenzione allo Yen e al tentativo di invertire la tendenza ribassista.

Nel 2024 l’economia cinese è cresciuta del 5%, superando il 4,9% stimato dagli analisti, grazie all’accelerazione del quarto trimestre (+5,4%), trainata dalla forza delle esportazioni e dalle misure di stimolo. Le vendite al dettaglio hanno mostrato una crescita solida +3,8% nell’ultimo trimestre, sostenute da sussidi per beni durevoli. Tuttavia, gli investitori sono rimasti scettici e la reazione del mercato è stata limitata, a gravare il settore immobiliare in contrazione e i dazi statunitensi incombenti. Venerdì l’inaspettata telefonata tra Trump e Xi Jinping ha stemperato le tensioni. Hanno parlato di commercio, TikTok e fentanyl. Trump in un post ha dichiarato che la conversazione è stata molto buona sia per la Cina che per gli Stati Uniti.

A dicembre, l’inflazione nel Regno Unito è scesa al 2,5% rispetto al 2,6% di novembre, in linea con le previsioni della Banca d’Inghilterra ma migliore delle stime degli analisti. La flessione è attribuita principalmente alla diminuzione dei prezzi nei settori alberghiero e di ristorazione. Segnali positivi provengono dal calo dei prezzi nel settore dei servizi, scesi dal 5% al 4,4%, il livello più basso da marzo 2022. Sebbene l’inflazione rimanga sopra il target del 2% fissato dalla BOE, questo rallentamento potrebbe rafforzare le prospettive di un taglio dei tassi. Tuttavia, le pressioni future legate all’aumento dei costi energetici e dei carburanti potrebbero spingere l’inflazione oltre il 3% nel corso dell’anno, superando le previsioni precedenti.

I mercati finanziari hanno reagito positivamente ai dati, con un parziale recupero dei Gilt dalle perdite della settimana precedente. Il calo dei rendimenti lungo tutta la curva ha alimentato le aspettative che la Banca Centrale riduca i tassi di interesse per la terza volta nella riunione del 6 febbraio, portando la probabilità a superare nuovamente il 70%. Inoltre, il mercato prezza pienamente due riduzioni di 25 punti base nel corso del 2025. La contrazione delle vendite al dettaglio di dicembre e i segnali di debolezza economica confermano la necessità di ulteriori interventi, rafforzando così questo scenario.

A dicembre, l’inflazione negli Stati Uniti è aumentata meno del previsto: il CPI core è cresciuto dello 0,2% su base mensile, interrompendo quattro mesi consecutivi di incrementi dello 0,3%. Quello annuo è stato del 3,2% rispetto al 3,3% di novembre. In linea l’headline in linea, trainata per oltre il 40% dall’energia. Anche i prezzi dei generi alimentari, dei biglietti aerei, delle auto nuove e usate, delle assicurazioni auto hanno contribuito all’aumento. I prezzi degli alloggi, la componente più ampia tra i servizi, sono cresciuti dello 0,3% per il secondo mese consecutivo. Escludendo alloggi ed energia, i prezzi dei servizi supercore sono aumentati dello 0,2%, il minimo da luglio. Un report separato ha mostrato che la retribuzione oraria reale è aumentata dell’1% su base annua, segnando il progresso più contenuto da luglio.

L’allentamento dell’inflazione è stato accolto positivamente, ma i membri della Fed attendono una serie di dati più contenuti per confermare un progresso sostenibile. Parallelamente, la crescita dei prezzi alla produzione, pubblicata il giorno precedente, si è rivelata altrettanto moderata. I trader, dopo il rapporto sull’inflazione, sono tornati a prezzare un taglio dei tassi a luglio, ripristinando la scommessa cancellata dopo i solidi dati occupazionali di dicembre, che avevano spostato le aspettative verso una riduzione solo a fine anno e una probabilità del 50% di un secondo taglio. Giovedì, il governatore della Fed Waller ha fornito un supporto, suggerendo la possibilità di un taglio già a marzo, seguito da ulteriori interventi successivi.

I rendimenti del Treasury decennale sono scesi di oltre 15 punti base, ridimensionando almeno sul breve, le aspettative di picchi oltre il 5% e confermando che il precedente aumento dei rendimenti era guidato in gran parte dai timori di una nuova accelerazione inflazionistica. La Fed resta cauta e orientata a mantenere i tassi invariati nella prossima riunione, la componente dei trasporti, trainata dal petrolio (+12% nelle ultime settimane), continua a rappresentare un rischio per i prezzi. Tuttavia, prima della pubblicazione dei dati sull’inflazione, abbiamo deciso di ridurre tatticamente il sottopeso di duration acquistando il decennale americano, ritenendo eccessiva la negatività espressa dal mercato anche se alcune case, prevedono che il Treasury tocchi il 6% quest’anno per le politiche di Trump, il livello di inflazione e il bilancio fiscale.

È iniziata la stagione delle trimestrali: FactSet prevede per lo S&P 500 una crescita degli utili dell’11,7% nel quarto trimestre 2024. Considerato che solitamente la maggior parte delle società batte le stime, il risultato finale potrebbe superare il 14%. I primi dati arrivano dalle quattro grandi banche – JPMorgan, Goldman Sachs, Citigroup e Wells Fargo – che hanno chiuso l’anno con risultati solidi, segnando il secondo anno più redditizio di sempre. JPMorgan ha registrato profitti record di oltre 50 miliardi di dollari, mentre Citigroup prevede ricavi superiori agli 84 miliardi nel 2025 e ha annunciato un piano di riacquisto azionario da 20 miliardi di dollari. I risultati sono stati trainati dall’aumento dei ricavi da trading, dai prestiti e dal rimbalzo dell’investment banking. Le banche confidano in un contesto normativo più favorevole sotto l’amministrazione Trump, con la possibilità di una riduzione dei requisiti di capitale. Le azioni bancarie hanno reagito positivamente, anche se restano incertezze legate all’evoluzione delle politiche normative.