GAM: Tagliando di metà anno

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Alle crisi geopolitiche si aggiungono le tensioni commerciali, con i dazi che giocano sempre un ruolo centrale: tra minacce, rinvii e negoziati, si alternano fasi di apparente distensione a nuovi irrigidimenti. In questo scenario instabile, la scelta più saggia resta quella di mantenere una forte diversificazione, evitando scommesse direzionali troppo aggressive. In Europa, l’aumento della spesa militare comincia a riflettersi sui saldi pubblici. Il caso più emblematico è la Germania, che ha abbandonato l’ortodossia fiscale per finanziare la modernizzazione dell’apparato militare e del sistema infrastrutturale. Il deficit dell’area euro, nel suo complesso, è atteso in aumento, e ciò riduce l’appeal del governativo europeo, mentre l’equity rimane preferibile. Negli Stati Uniti, nonostante la contrazione tecnica del PIL nel primo trimestre, l’economia ha dimostrato una buona tenuta: produzione industriale stabile, consumi in rallentamento ma ancora positivi. Powell ha ribadito l’intenzione della Fed di mantenere un approccio data-dependent, segnalando che eventuali tagli dei tassi saranno subordinati a un consolidamento dei segnali disinflazionistici. I mercati continuano invece a prezzare due tagli entro fine anno, con una probabilità intorno al 50% di un terzo intervento.

A rafforzare questa view ha contribuito anche l’indiscrezione secondo cui il presidente Donald Trump starebbe valutando una nomina anticipata del prossimo presidente della Fed. Nel frattempo, resta il rischio crescente legato all’espansione del deficit e al costo del debito. Sull’azionario, la parola chiave è bilanciamento: gli Stati Uniti restano un’area da presidiare, affiancata dall’Europa e dai mercati emergenti. La Cina domestica, in particolare, potrebbe riservare sorprese positive grazie ai segnali di vitalità dei consumi interni.  A livello di stile di gestione la spinta dell’IA continua ad alimentare i titoli growth, ma va integrata con esposizione a settori value come utility e finanziari europei: un approccio barbell resta il più adatto. L’obbligazionario merita selettività: duration contenuta, preferenza per il credito corporate rispetto al governativo, e mix tra investment grade e high yield. Anche se gli spread non sono ampi, il rendimento offerto rimane interessante. Importante diversificare per settore e rating, per mitigare la volatilità. All’interno dell’obbligazionario, merita attenzione anche il debito emergente, che offre rendimenti interessanti a fronte di un rischio attualmente contenuto. La protezione ha funzionato solo in parte: oro top performer, la volatilità utile solo in momenti mirati. Il dollaro ha corretto da marzo, indebolito dai timori sul deficit gemello. Trump spinge per una svalutazione competitiva: un modo indiretto di introdurre un dazio implicito. Tuttavia, il differenziale di tassi resta a sostegno del biglietto verde nel medio termine, anche se nel breve, all’aumento delle tensioni geopolitiche, il biglietto verde ha reagito limitatamente. Questo potrebbe indicare che, almeno per ora, il ruolo di valuta rifugio è messo in discussione da altri fattori, primo tra tutti il deterioramento della posizione fiscale americana.