Allenare la memoria nell’era dell’AI: come risvegliare le nostre capacità cognitive
Come scriveva qualche tempo fa la rivista Focus sul suo sito focus.it, nel corso dei secoli, poeti itineranti, menestrelli, rapsodi e cantastorie, in tutti i continenti, si sono specializzati nel conoscere e recitare lunghe storie, come l’Iliade e l’Odissea che servivano non solo per intrattenere, ma anche per tramandare gran parte del patrimonio culturale di una civiltà, in un’epoca in cui le popolazioni erano poco alfabetizzate. La loro memoria era più efficiente della nostra? Sicuramente sì: la mancanza di supporti, analogici e digitali li portava a usare il cervello in maniera più efficace.

Risvegliare le nostre capacità cognitive
Dalla “tecnica dei loci” (metodo mnemonico che sfrutta la memoria visiva e spaziale per memorizzare informazioni) alla dieta, passando per il sonno e l’esercizio fisico: allenare la memoria è possibile. E, soprattutto, necessario, per non perdere del tutto la nostra autonomia cognitiva in un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale.
In un momento storico in cui affidiamo ogni giorno porzioni sempre più ampie della nostra memoria all’intelligenza artificiale – dagli appuntamenti al numero di telefono di nostra madre, dalla lista della spesa alla struttura di un discorso – la vera sfida è: possiamo davvero permetterci di dimenticare come si ricorda?
Il report dell’Università di Harvard
Secondo un recente report dell’Università di Harvard (2024), l’uso costante di assistenti digitali può ridurre la nostra capacità di richiamare informazioni autonomamente, generando una sorta di “amnesia digitale” che impoverisce la memoria di lavoro e l’apprendimento a lungo termine [fonte: Harvard Gazette – “Dipendenza digitale e resilienza cognitiva”, 2024].
La memoria si allena, come un muscolo
La buona notizia è che la memoria si può allenare. Proprio come il corpo, anche il cervello trae beneficio dall’esercizio costante. E non servono strumenti complessi o tecnologie all’avanguardia: bastano pazienza, metodo e consapevolezza. La tecnica dei loci, ad esempio, è tra le più antiche e ancora oggi tra le più efficaci. Si tratta di associare informazioni a luoghi fisici immaginari, come stanze della propria casa, per facilitare il recupero mnemonico. La usavano i retori greci, la utilizzano ancora oggi i campioni mondiali di memoria.
Un’altra strategia è la ripetizione distribuita nel tempo (spaced repetition), alla base di molte app per l’apprendimento linguistico come Anki o Duolingo, ma utilizzabile anche senza strumenti digitali, creando semplici schede cartacee da ripassare a intervalli regolari.
Dieta, movimento e sonno: il trio della memoria
La salute cognitiva passa anche – e soprattutto – da ciò che facciamo ogni giorno. Una dieta ricca di antiossidanti, omega-3 e vitamina B è associata a migliori performance mnemoniche. Secondo un’indagine della Cleveland Clinic (2025), il consumo regolare di mirtilli, noci, pesce azzurro e verdure a foglia verde riduce il rischio di declino cognitivo del 25% [fonte: Cleveland Clinic – “Brain Health and Nutrition Trends”, 2025].
L’attività fisica, poi, non allena solo i muscoli. Una semplice camminata quotidiana di 30 minuti può aumentare il volume dell’ippocampo, l’area del cervello deputata alla memoria. E il sonno? Fondamentale. È durante le fasi profonde del sonno che il cervello rielabora e fissa le informazioni apprese durante il giorno. Dormire meno di 6 ore a notte, secondo la Sleep Foundation (2024), compromette seriamente la nostra capacità di ricordare [fonte: SleepFoundation.org – “Sleep and Memory”, 2024].
Digital detox: meno AI, più autonomia
L’intelligenza artificiale può essere una grande alleata. Ma solo se impariamo a usarla con consapevolezza, senza delegare ad essa ogni funzione cognitiva. Il “digital detox cognitivo”, concetto esploso nel 2025 grazie alla ricerca condotta dall’Università di Oxford, suggerisce di ritagliarsi almeno due ore al giorno senza dispositivi, per permettere al cervello di elaborare autonomamente pensieri, ricordi e decisioni [fonte: Oxford Mind Lab – “Digital Mindfulness”, 2025].
Spegnere le notifiche, fare una telefonata a memoria, risolvere un cruciverba cartaceo: piccole azioni quotidiane che ci riportano a uno stato di attenzione attiva e di stimolazione cerebrale reale.
Allenare la memoria è un atto di libertà
Recuperare la propria memoria, allenarla, proteggerla dall’eccessiva dipendenza tecnologica non è solo un esercizio di benessere personale. È un atto di autonomia e libertà. In un’epoca in cui tutto è registrato, sincronizzato, archiviato e replicabile, mantenere viva la nostra capacità di ricordare significa preservare anche ciò che ci rende umani: l’esperienza soggettiva, l’associazione libera, l’errore, l’intuizione.
Perché, come diceva Rita Levi-Montalcini: “Il cervello va usato. Non per forza per cose grandiose, ma per ciò che ci rende vivi e consapevoli.”

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