Finanza sostenibile: una strada obbligata per le banche già nel 2026 con la riforma del GAR
Indicatori di finanza sostenibile: cosa faranno le banche nel 2026 per costruire un futuro più responsabile
Nel 2026 la finanza sostenibile sarà chiamata a una svolta. Dopo anni di evoluzioni normative, pressioni crescenti da parte di regolatori e investitori, e un contesto ambientale sempre più urgente, il settore bancario europeo si troverà di fronte a scelte strategiche cruciali. Al centro del dibattito, una domanda chiave: quali strumenti adotteranno le banche per misurare – e dimostrare – il proprio impegno verso un’economia a basse emissioni di carbonio e ad alto impatto sociale?
Il fulcro della rendicontazione ESG (Environmental, Social, Governance) è rappresentato oggi da un insieme di indicatori che cercano di dare forma e sostanza alla finanza sostenibile. Ma se da un lato questi strumenti offrono un primo punto di riferimento, dall’altro mostrano limiti che impongono una riflessione approfondita su come migliorare la misurazione delle performance ambientali e sociali delle istituzioni finanziarie.

Il Green Asset Ratio sotto osservazione
Tra i principali indicatori, il Green Asset Ratio (GAR) è finora il più noto e utilizzato. Introdotto per valutare quanto del portafoglio di una banca sia effettivamente allineato alla Tassonomia dell’Unione Europea, il GAR ha avuto l’ambizione di misurare il grado di “verde” degli attivi finanziari. Ma i numeri raccontano una storia diversa: nel 2024, la media GAR su un campione di 20 banche europee era appena del 2,8%, cresciuta lievemente al 3,4% nel 2025. Dati che evidenziano la difficoltà, se non l’inefficacia, dell’indicatore nel fotografare con precisione l’impegno reale delle banche nella transizione ecologica.
Le criticità sono numerose: dalla difficoltà di rendere comparabili numeratore e denominatore, alle complicazioni nel rispettare i requisiti DNSH (Do No Significant Harm) e MS (Minimum Safeguards), fino alla scarsa disponibilità di dati ambientali affidabili da parte delle imprese finanziate.
La riforma del GAR: meno obblighi, più incertezza?
Per affrontare queste sfide, la Commissione Europea ha avviato una serie di riforme al Green Asset Ratio che entreranno in vigore proprio nel 2026. Tra le modifiche più rilevanti: l’esclusione dal calcolo delle società non soggette alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), e l’introduzione di un criterio di materialità che permetterà di escludere gli attivi minori, ossia quelli che rappresentano meno del 10% dei prestiti o degli investimenti di un’istituzione.
In parallelo, è prevista anche una semplificazione massiccia dei modelli di rendicontazione, con una riduzione fino all’89% dei dati richiesti. Una misura che, secondo Bruxelles, dovrebbe alleggerire il carico burocratico e incentivare la compliance. Tuttavia, il rischio è che la trasparenza venga sacrificata sull’altare dell’efficienza.
Infatti, fino alla fine del 2027, le banche potranno scegliere di pubblicare o meno i modelli dettagliati del GAR. Una facoltà che potrebbe compromettere la possibilità per analisti, investitori e cittadini di valutare in modo completo le reali performance ambientali degli istituti finanziari.
Indicatori alternativi: un’analisi più completa
Di fronte ai limiti strutturali del GAR, cresce l’interesse verso indicatori alternativi che possano offrire una visione più sfaccettata e affidabile dell’impegno sostenibile delle banche.
Uno dei più promettenti è il Modello 2 del III Pilastro, che analizza l’esposizione degli istituti verso il comparto immobiliare (residenziale e commerciale), sulla base del consumo energetico e delle certificazioni di efficienza. Sebbene la disponibilità di dati sia ancora incompleta, questo modello apre la strada a una rendicontazione che incrocia finanza e performance energetiche reali.
Altro indicatore in ascesa è l’Energy Financing Ratio, che misura il bilanciamento tra finanziamenti concessi ad attività sostenibili e quelli diretti a settori ad alta intensità di carbonio. Meno strutturato rispetto al GAR, ma già utilizzato da alcune banche statunitensi in sede assembleare, il suo successo dipenderà dalla capacità di standardizzazione che le autorità sapranno imprimere nei prossimi anni.
Infine, sul fronte sociale, emerge il Modello CR1, che rileva l’esposizione delle banche verso le piccole e medie imprese. Un parametro utile per stimare l’impatto delle politiche creditizie sull’inclusione finanziaria e sullo sviluppo economico locale, due dimensioni spesso trascurate ma fondamentali per una visione autenticamente sostenibile.
Finanza sostenibile: una strada obbligata per le banche
Con l’evoluzione degli standard ESG e l’introduzione di nuove normative europee, le banche saranno chiamate ad adattare rapidamente le proprie strategie di business. Non si tratta solo di rendicontare in modo più accurato, ma di ripensare le logiche stesse di allocazione del capitale, di gestione del rischio e di relazione con gli stakeholder.
Le istituzioni che sceglieranno un approccio proattivo, adottando indicatori più evoluti e trasparenti, potranno distinguersi in un mercato sempre più orientato ai criteri di sostenibilità. In un contesto in cui gli investitori chiedono responsabilità e i clienti guardano con crescente attenzione all’impatto ambientale e sociale dei propri interlocutori finanziari, la trasparenza può diventare un vero vantaggio competitivo.
Parallelamente, sarà fondamentale investire in sistemi informativi avanzati e in tecnologie capaci di monitorare in tempo reale l’effettiva sostenibilità degli attivi finanziati. La capacità di raccogliere, gestire e comunicare dati ESG accurati sarà la chiave per attrarre capitali e rispondere efficacemente a un quadro normativo sempre più articolato.
Verso un nuovo equilibrio tra semplificazione e rigore
Il 2026 rappresenta, dunque, un punto di svolta. Se da un lato le riforme introdotte dall’Unione Europea intendono facilitare l’adozione della finanza sostenibile da parte delle banche, dall’altro resta il rischio che la semplificazione normativa indebolisca l’effettiva accountability del settore.
Il vero banco di prova sarà la capacità del sistema finanziario di conciliare flessibilità operativa con rigore informativo, offrendo agli investitori e alla società civile una rappresentazione onesta, misurabile e verificabile del proprio impatto. La finanza sostenibile non è più un’opzione: è un percorso inevitabile. E sarà la qualità con cui verrà intrapreso a determinare ruolo e credibilità delle banche nel disegnare l’economia di domani.

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Mente e denaro
Sala Stampa