Excel resta “il foglio di calcolo” più amato. Ma siamo nel 2025: è ancora sufficiente o c’è di meglio?
Il marketing europeo e italiano guarda a strumenti più moderni
— Trendiest Media —

Prendendo spunto dalla tesi del digital marketer Ajit Kumar (“Help to grow brands”), secondo cui Excel va sostituito con soluzioni più attuali, analizziamo dati, rischi e opportunità: dalle piattaforme di Business Intelligence (BI) ai database no-code fino all’AI, con un focus su Europa e Italia.
Nel dibattito su come organizzazioni e team di marketing gestiscono i dati, Excel resta “il foglio di calcolo” più amato. Ma la tesi sostenuta da professionisti come Ajit Kumar è chiara: oggi servono strumenti nativi cloud, collaborativi e governati (ovvero inseriti dentro regole, processi e controlli aziendali) in grado di superare i limiti strutturali del foglio elettronico.
Perché Excel non basta più (soprattutto in Europa)
Il problema non è “Excel in sé”, ma l’uso che se ne fa come sistema di analisi, reportistica e perfino di workflow. In contesti regolati — tipicamente finanza e banking europei — cresce la pressione a ridurre l’affidamento su fogli non controllati per questioni di rischio operativo, tracciabilità e audit. Un’inchiesta di Risk.net parla della “lunga goodbye” delle banche ai fogli di calcolo, spinta da norme più severe e dalla necessità di ridurre errori e processi manuali.
Da anni la comunità europea EUSPRIG documenta incidenti e “horror stories” legati a errori nei fogli, in particolare mancanza di versioning, test e controlli: il versioning è un concetto chiave quando si parla di gestione dei dati e dei documenti. In pratica significa tenere traccia di tutte le versioni di un file, di un dataset o di un modello, in modo da sapere chi lo ha modificato, quando e come.
eusprig.org pubblica una casistica che conferma quanto sia fragile costruire processi core su strumenti non governati. Il tema della governance dei dati è centrale anche per le autorità: l’Autorità Bancaria Europea (EBA) aggiorna di continuo regole e validazioni tecniche sul reporting, a testimonianza di un ambiente in cui qualità, coerenza e controlli IT sono imprescindibili.
Cosa viene “dopo” Excel: BI, database no-code e AI
Il mercato enterprise si è spostato verso piattaforme di Analytics & BI che centralizzano i dati e applicano versioning e policy di sicurezza. I Magic Quadrant 2025 di Gartner fotografano un panorama maturo con Microsoft Power BI, Tableau, Qlik e ThoughtSpot ai vertici: strumenti nati per condividere insight affidabili a tutta l’organizzazione.
Parallelamente, i database no-code come Airtable stanno diventando “AI-native”: nel 2025 l’azienda ha rilanciato la piattaforma come app-builder con agent e automazioni integrate, riducendo radicalmente inserimenti manuali e tempi di delivery dei progetti.
Nei team marketing, suite ibride come Notion coprono project management, knowledge base e database collegati, col vantaggio della collaborazione in tempo reale; i confronti pubblici tra strumenti mostrano limiti e punti di forza rispetto a Excel (calcolo avanzato vs collaborazione, governance e automazione).
Excel evolve (Python e Copilot), ma non risolve tutto
Per onestà intellettuale, dobbiamo riconoscere che Excel sta cambiando: Python in Excel è disponibile per aziende Microsoft 365 (Windows, web e progressiva copertura Mac), avvicinando il foglio ai flussi di data science. Inoltre, Copilot estende analisi, formule e visual, integrandosi con l’ecosistema Microsoft. Sono passi importanti, che però non sostituiscono architetture dati centralizzate, controllo degli accessi, tracciabilità del dato (lineage) e ambienti di pubblicazione di tipo enterprise.
Focus Europa e Italia: adozione, competenze, urgenze
In Europa la direzione è chiara: meno “spreadsheet-centrico”, più data platform e BI governata, anche per allinearsi a standard regolatori e a catene del valore complesse. In Italia, però, la trasformazione è più lenta: secondo Reuters nel 2024 solo l’8% delle imprese ha usato soluzioni di intelligenza artificiale, e le competenze digitali di base restano sotto la media UE. Questo gap rende più difficile il salto da fogli di calcolo isolati a piattaforme integrate.
La Digital Decade Country Report 2024 della Commissione europea segnala progressi (e-government, servizi digitali) ma anche ritardi nell’adozione di tecnologie avanzate da parte delle imprese italiane. In assenza di skill adeguate, i fogli restano un “porto sicuro”, pur con i noti limiti di qualità, sicurezza e scalabilità.
Impatto concreto sui team marketing
Per un CMO o un head of growth in Italia, “uscire da Excel” significa:
– connettere fonti eterogenee (ads, CRM, e-commerce, POS) in un unico data layer;
– creare dashboard condivise (BI) con metriche certificate;
– costruire app e workflow no-code/low-code per campagne, contenuti e asset;
– abilitare AI per previsione domanda, creatività assistita, segmentazione (suddividere il pubblico in gruppi omogenei) e Marketing Mix Modeling (misurare quanto ciascun canale o leva di marketing contribuisce ai risultati di vendita), sempre in un perimetro di governance e audit. L’espansione del mercato BI (oltre 47 mld $ nel 2025, con CAGR >13%) conferma l’orientamento strutturale degli investimenti.
Una roadmap realistica per le aziende italiane
La tesi di Ajit Kumar è condivisibile se la traduciamo in migrazione graduale: partire da dove Excel opera con troppi limiti.
– Mappa dei fogli critici: quali report generano decisioni, quali contengono calcoli complessi non testati.
– Dati in un repository unico (data warehouse) e modelli semantici pubblicati.
– BI per la distribuzione degli insight e no-code per i flussi operativi (brief, asset, calendari editoriali, approvazioni), sfruttando le novità AI-native per ridurre lavori ripetitivi.
– Change management e competenze: senza formazione e sponsorship, in Italia il nodo delle skill è cruciale.
Excel resta utilissimo per analisi esplorative e prototipi veloci. Ma quando il marketing deve scalare, collaborare, garantire qualità e compliance, si dovrebbe sostituire Excel con strumenti migliori e più moderni”. In Europa è già la norma nei settori regolati; in Italia sarà un vantaggio competitivo per chi saprà colmare rapidamente il gap di competenze e adottare piattaforme pensate per il 2025, non per dieci anni prima.
L’analisi di
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