Il caldo taglia la produttività: il riscaldamento globale mette a rischio i lavoratori

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Riscaldamento globale

Le temperature in aumento, insieme all’umidità crescente, stanno erodendo la capacità lavorativa e la salute mentale e fisica di miliardi di persone: occorrono interventi urgenti per proteggere i lavoratori e l’economia globale.

I 20 °C: una soglia invisibile che pesa milioni di dollari

Secondo un recente rapporto congiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) e dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), ogni grado di temperatura umida al di sopra dei 20 °C (indicatore Wet-Bulb Globe Temperature) comporta una perdita della produttività del 2‑3 % nei lavoratori. Considerando che oltre 2,4 miliardi di lavoratori nel mondo affrontano quotidianamente condizioni di calore estremo, questo fenomeno si traduce in decine di milioni di ore produttive perse ogni anno.

Rischi per la salute: dai crampi al blackout cognitivo

Il caldo estremo non si limita a pesare sulla produttività, ma diventa una minaccia per la salute stessa dei lavoratori. Il report documenta casi di colpi di calore, disidratazione, danni renali e disturbi neurologici, con esiti che possono complicarsi gravemente se la temperatura corporea supera i 38 °C. Persino la concentrazione mentale vacilla: la fatica e lo stress legati al calore causano un aumento degli infortuni sul lavoro, generando assenze e ulteriori cali di rendimento.

L’allarme riguarda tanto i lavoratori nei Paesi tropicali quanto quelli nei Paesi temperati. La frequenza e l’intensità delle ondate di calore sono cresciute anche in Europa, rendendo l’esposizione al calore una sfida sociale globale. Il messaggio è chiaro: proteggere i lavoratori non è solo una questione sanitaria, ma anche economica: il caldo estremo è un ostacolo alla crescita e alla resilienza.

Come difendersi: un decalogo concreto lanciato dall’ONU

WHO e WMO non si limitano all’allarme: propongono un pacchetto di azioni indirizzate a governi, datori di lavoro, sindacati e istituzioni sanitarie:

  • realizzare piani di protezione dal calore a livello locale, adattati a settori e contesti specifici;

  • creare spazi raffreddati, zone ombreggiate, punti di ricarica idrica per evitare la disidratazione;

  • monitorare i lavoratori più vulnerabili — anziani, con malattie croniche, bambini — e formare tutta la filiera (inclusi addetti ai primi soccorsi) per riconoscere i segni dello stress da calore

  • integrare le politiche di salute pubblica con azioni per ridurre le emissioni fossili, unica vera barriera a lungo termine contro l’intensificarsi delle ondate di calore.

Affrontare il problema del calore sul lavoro non è solo una questione di efficienza, ma anche di dignità. Salvaguardare la salute dei lavoratori significa costruire economie più giuste e resistenti. In un pianeta che surriscalda, è fondamentale che le politiche del lavoro anticipino il caldo e non lo subiscano.