Il concetto di fidelizzazione è un po’ illusorio: la lealtà dei consumatori è sempre più fragile
La fedeltà del cliente non è più una certezza
Nel marketing tradizionale, i programmi di fidelizzazione (sconti, punti, offerte dedicate) sono spesso considerati strumenti vincenti per costruire relazioni durature con i clienti. Ma studi recenti raccontano una storia diversa sul concetto di loyalty: la fedeltà dei consumatori è debole, transitoria e facilmente aggirabile.

Uno studio condotto da Emplifi su consumatori statunitensi rivela che il 70% degli acquirenti abbandona un brand dopo soltanto due esperienze negative; quasi un quarto lo fa dopo un singolo episodio negativo. Questo dato conferma che l’affinità con un marchio non resiste a lungo senza un’esperienza positiva costante.
Controllo emotivo e valore percepito
Secondo gli esperti di Middlesex Consulting, “customer value and loyalty are interchangeable” ossia l’erogazione costante di valore è ciò che può sostenere la lealtà, ma appena questo valore viene percepito come insufficiente, la fiducia crolla.
Altri ricercatori hanno indagato la forza della soddisfazione dichiarata. Sebbene un cliente possa affermare di essere molto soddisfatto, se questa soddisfazione è espressa con scarsa convinzione, la probabilità che si traduca in comportamento leale diminuisce fino al 60%.
Programmi fedeltà: efficaci ma fuorvianti
La crescente facilità di accesso a molteplici programmi ha reso i consumatori “loyalty-fatigued” cioè… stufi di essere fedeli. Come osserva un’analisi condotta da Accenture e Brandmovers, la fedeltà è sempre più effimera e dipendente dalle condizioni del momento
In Australia, ad esempio, i programmi fedeltà si sono trasformati in strumenti sofisticati: con intelligenza artificiale, gamification e premi esperienziali. Il coinvolgimento è elevato (87% di aderenti), ma i costi per i brand sono significativi.
Il modello di “loyalty economics” di Fred Reichheld, consulente di lunga esperienza in Bain & Company, ha introdotto concetti chiave come il Net Promoter Score, consolidando l’idea che clienti fedeli apportano crescita e redditività. Tuttavia, come dimostrano le evidenze attuali, la fedeltà economica (basata su incentivi) non sempre corrisponde a una connessione emotiva duratura.
Anche Byron Sharp dell’Ehrenberg‑Bass Institute, già dagli anni ’90, aveva riscontrato nei programmi fedeltà un effetto minimo sulla vera lealtà ripetuta, suggerendo una distanza tra iscrizione ai programmi e comportamento effettivo.
Come riscrivere il concetto di fedeltà
In conclusione, la vera fedeltà non nasce da sconti o punti, ma da valori condivisi, esperienze positive e connessioni emotive reali. Il marketing moderno deve uscire dall’ingannevole comfort dei programmi fedeltà tradizionali per puntare sull’autenticità e sul rapporto col cliente. Il futuro della fidelizzazione richiede un equilibrio tra valore tangibile ed esperienza significativa.

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