L’Europa in gita a Washington: cronaca di un disastro annunciato. Intervista all’avv. Giovanni Bonomo

 L’Europa in gita a Washington: cronaca di un disastro annunciato

Intervista all’avv. Giovanni Bonomo

Che cosa ne pensa del vertice che avrebbe dovuto trovare una soluzione immediata al problema della guerra in Ucraina?

“C’è chi parla di “vertice storico”, ma la verità è che quello di ieri a Washington somigliava più a una gita scolastica fuori tempo massimo che a un appuntamento politico di rilievo. L’Unione Europea, ridotta a comparse senza copione, ha dato al mondo lo spettacolo di una classe dirigente fragile, subalterna e disarmata. Mai, forse, nella storia recente del continente, l’Europa si era presentata così povera di visione e di dignità. Il messaggio che i leader europei hanno portato alla Casa Bianca si è ridotto a un mantra ripetuto fino alla noia: “cessate il fuoco”. Una formula stanca, quasi una cantilena recitata a turno come automi telecomandati. Le immagini parlano più delle parole: volti tirati, sguardi spaesati, un’aria da scolari al cospetto del maestro”.

Un giudizio molto critico…

“Ma a impartire la lezione non è stato Putin… ma Donald Trump il quale ha ricordato che le condizioni sul terreno le detta ormai la Russia. Uno schiaffo politico pesantissimo, che certifica la marginalità europea. Un’umiliazione che richiama, per portata simbolica, quella subita dalla Germania nel dopoguerra. A rendere la scena ancora più surreale, la mappa in bella vista alla Casa Bianca: un dettaglio eloquente, un promemoria silenzioso di come stanno realmente le cose. La Russia ha vinto, l’Occidente ha perso. Trump lo ha compreso, l’Europa no”.

Ma non trova che almeno un piccolo risultato sia stato raggiunto?

“Il risultato? Un’Unione Europea che esce da questo vertice più debole, più ridicola e più irrilevante di prima. Una comunità politica che sembra ormai incapace di decidere, di proporre, persino di esistere se non attraverso lo sguardo e le direttive altrui. È il fallimento non solo di una missione diplomatica, ma di un intero progetto politico”.
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