Verso una riqualificazione della mobilità sostenibile: l’appello dell’automotive europeo il 12 settembre
Il settore automobilistico europeo ha lanciato un grido d’allarme all’Unione Europea perché riveda con urgenza le sue politiche industriali.

Trendiest Media —
In una lettera ufficiale rivolta alla Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, le associazioni di categoria ACEA (produttori) e CLEPA (fornitori) chiedono una “riqualificazione” della strategia europea per la mobilità sostenibile, adatta alle “realtà industriali, economiche e geopolitiche mutate”.
Qui il link all’articolo pubblicato da La Mia Finanza la settimana scorsa.
I nodi critici emersi nell’appello
Il cuore dell’appello giace in un’esigenza espressa senza mezzi termini: “Meeting the rigid car and van CO₂ targets for 2030 and 2035 is, in today’s world, simply no longer feasible” affermano i leader di ACEA e CLEPA, Ola Källenius e Matthias Zink.
Le criticità segnalate vanno dalla dipendenza quasi totale dall’Asia per le batterie, alle disomogeneità nelle infrastrutture di ricarica, al costo dell’energia elevato per la manifattura europea, fino ai dazi del 15 % imposti sul export dei veicoli negli Stati Uniti. L’immagine evocativa è chiara: “Siamo chiamati a innovare con le mani legate”.
Tecnologia vs rigidità normativa
Al centro dell’esigenza di revisione c’è il principio di neutralità tecnologica: i signori dell’automotive chiedono che non solo i veicoli elettrici, ma anche gli ibridi plug-in, i motori a combustione altamente efficienti, l’idrogeno e i carburanti decarbonizzati possano contribuire agli obiettivi climatici. Senza questa apertura, temono, l’Europa rischia di penalizzare la propria industria e la sua capacità di innovare.
Gli attori del settore chiedono incentivi strutturati nel tempo, non spot, utili a generare una massa critica di domanda: sussidi per l’acquisto, riduzione dei costi di ricarica, benefici fiscali, accesso facilitato alle aree urbane, in particolare per flotte e veicoli commerciali.
Il richiamo dei media finanziari
Il Financial Times non manca di commentare la situazione e sottolinea come l’industria europea si trovi “tra la spada del Green Deal e l’incudine della competitività globale”, e come una politica costruttiva non solo è desiderabile, ma necessaria ”per evitare un ridimensionamento traumatico del settore”.
In un altro editoriale il Financial Times sottolinea il rischio che le regole rigide possano scoraggiare gli investimenti privati, rendendo la transizione inefficace e costosa, se non impraticabile. L’industria chiede equilibrio, non un taglio netto che sacrifichi la produzione europea sull’altare dell’integralismo normativo.
L’urgenza politica: “ultima chance” prima della svolta
Il dialogo strategico previsto il 12 settembre è presentato come una scadenza definitiva: “l’ultimo treno” o “last-chance saloon” come lo chiama la testata AutoManufacturersNews, per ricalibrare le politiche prima che i prossimi target 2025 entrino in vigore senza margini di flessibilità.
Il fronte critico non è limitato all’industria. Il Financial Times ha documentato come, nonostante il Green Deal rimanga una bandiera ufficiale di Bruxelles, molti guardano con crescente scetticismo all’applicazione rigida delle regole in un contesto economico instabile e incerto. E in ambito politico il Gruppo PPE ed esponenti come la premier Giorgia Meloni spingono per una modifica del divieto UE del 2035 sui motori a combustione, considerato troppo stringente e dannoso per il mercato interno.
L’industria automobilistica europea si trova a uno snodo decisivo: deve conciliare obiettivi climatici ambiziosi con una realtà industriale messa sotto pressione da costi, infrastrutture ancora limitate, dipendenza strategica da Paesi terzi e normative rigide. Con la lettera a von der Leyen e il dialogo del 12 settembre, l’industria invoca una svolta pragmatica: integrata, flessibile, strategica, tecnicamente neutrale. In gioco non c’è solo la transizione green, ma il futuro competitivo dell’economia europea e le prospettive di occupazione e innovazione.

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