La Leopolda oggi. Il rilancio centrista di Renzi: tra scommessa e incognite

Redazione -

Alla recente Leopolda, secondo il Corriere della Sera Matteo Renzi ha segnato un passaggio importante: ha definito l’attuale edizione come l’ultima “sotto le insegne di Italia Viva” e ha lanciato Casa Riformista, un nuovo contenitore con l’ambizione di raccogliere attorno a sé un’area riformista, liberale e centrista.

I quotidiani nazionali hanno offerto interpretazioni articolate: alcuni vedono nel progetto una mossa tattica, altri una necessità per ridisegnare il panorama politico. Ma quasi tutti concordano: la sfida sarà sulle regionali (Calabria e Toscana), la soglia di sbarramento e la credibilità della leadership.

Il Corriere della Sera sottolinea come il piano di Renzi sembri archiviare simbolicamente Italia Viva, pur mantenendolo in vita per ragioni pratiche come il 2 per mille. Il lancio di Casa Riformista va visto dunque come una “evoluzione mascherata”, con un obiettivo ambizioso del 10 % nelle prossime elezioni.

Open Online (che segue da vicino la “scena renziana”) insiste su un punto: Casa Riformista dovrà dimostrare di essere qualcosa di più di un rebranding. Serve una struttura organizzativa, un’identità chiara e non solo un’etichetta centrista.

Il Giornale, dai toni più critici, evidenzia il rischio che l’operazione resti “tecnica” o autoreferenziale: si parla di contenitore civico-centrista con retorica moderata, ma con scarsa sostanza politica.

Repubblica si concentra sui retroscena e sulle persone: in particolare su Silvia Salis, la sindaca di Genova, che emerge come possibile “volto riformista” nel contenitore. L’attenzione dei commentatori ricade su chi guiderà davvero questa nuova formazione e su quanto sarà autonoma da Renzi.

Tra continuità e rottura di Italia Viva

Un tema ricorrente è quello della “coerenza storica”. In molti commenti si riflette sull’apparente contraddizione di dare vita a una nuova formazone che inglobi (o sostituisca) Italia Viva, pur mantenendola “in vita” per motivi amministrativi. Il dilemma è chiaro: come coniugare il desiderio di discontinuità con la necessità di mantenere strutture, iscritti e risorse?

Alcuni articoli insistono sul fatto che, senza Italia Viva, non esiste Casa Riformista, ma anche che Italia Viva da sola non basta. Serve qualcosa di più per rinnovare e fare un salto qualitativo.

Il test delle elezioni regionali: il banco di prova

Quasi tutti i commentatori richiamano le Regionali in Calabria e Toscana come il momento della verità per Casa Riformista. In Calabria la soglia è al 5 %, in Toscana all’8 %. Se il nuovo soggetto dovesse non superare questi sbarramenti, faticherebbe a dimostrare che si tratta di qualcosa di credibile e non di un’operazione emergenziale.

In parallelo si solleva il nodo del radicamento territoriale e della organizzazione sul territorio: senza basi locali forti, Casa Riformista rischia di restare un “partito digitale” o mediatico.

Punti critici e scelte strategiche da chiarire

I commenti più attenti individuano alcuni passaggi che restano ambigui, ma decisivi:

Leadership e primarie: chi guiderà il partito? La figura di Renzi rimane centrale ma molti interpretano che il momento richieda una leadership condivisa.
Identità politica: una casa riformista non può essere soltanto “non ideologica”; serve una visione, una bussola ideale su economia, diritti, ambiente etc.
Alleati e alleanze: come si collocherà Casa Riformista dentro il quadro del “campo largo” del centrosinistra? Ci saranno tensioni con il PD o con altre formazioni moderate?
Finanziamento: già si parla di microdonazioni e totem per donare alla Leopolda — ma strutturare anche le risorse materiali sarà cruciale.