Da SPID a IT-Wallet: la nuova identità digitale italiana tra innovazione, privacy e timori di centralizzazione

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Il governo accelera sul portafoglio digitale europeo: entro il 2025 IT-Wallet sostituirà progressivamente lo SPID. Un cambiamento epocale che promette più efficienza, ma solleva interrogativi su sicurezza e libertà digitale

Con l’aggiornamento 2026 del Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2024–2026, si confermano i prossimi passi di introduzione dello IT-Wallet: il Piano Triennale è il documento di programmazione strategica e operativa per la PA, frutto di un’attività di concertazione tra numerose amministrazioni e soggetti istituzionali.

In particolare, i nuovi strumenti riguardano il tema delle competenze e dell’E-Leadership per le PA, l’interoperabilità semantica, la governance per la gestione dei progetti basati sull’Intelligenza Artificiale, l’User Centricity dei servizi pubblici digitali e gli accordi di collaborazione tra l’Agenzia per l’Italia Digitale, le Università italiane e gli istituti di Ricerca, per favorire la collaborazione e lo scambio di competenze attraverso lo sviluppo di percorsi formativi.

Il passaggio da SPID a IT-Wallet

Il passaggio da SPID a IT-Wallet, la nuova identità digitale prevista dal regolamento europeo sull’European Digital Identity Wallet, non avverrà da un giorno all’altro. Il governo italiano ha infatti annunciato una transizione graduale, durante la quale gli utenti potranno scegliere se continuare a utilizzare lo SPID o adottare progressivamente il nuovo sistema.

Si tratta di un cambiamento che, secondo il Ministero per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, punta a semplificare l’accesso ai servizi pubblici e privati, unificando in un’unica piattaforma digitale documenti come carta d’identità, tessera sanitaria, patente e carta di credito. L’obiettivo finale è quello di creare un’identità digitale interoperabile a livello europeo, capace di consentire ai cittadini di autenticarsi e firmare documenti in tutti gli Stati membri.

“IT-Wallet non sarà un semplice sostituto dello SPID, ma un ecosistema digitale completo, conforme agli standard UE e pensato per dialogare con le istituzioni europee”, ha spiegato Alessio Butti, sottosegretario all’Innovazione, in una recente intervista a Il Sole 24 Ore.

I vantaggi del nuovo sistema

Dal punto di vista tecnico e operativo, il nuovo IT-Wallet promette vantaggi significativi. Innanzitutto, elimina la frammentazione del sistema SPID, oggi gestito da più Identity Provider privati, offrendo una piattaforma pubblica unificata gestita dal Ministero dell’Interno e dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID).

Questo dovrebbe garantire maggiore affidabilità e interoperabilità, oltre a un controllo più diretto sui dati personali da parte dello Stato.

Altro vantaggio rilevante è la portabilità europea: l’IT-Wallet sarà riconosciuto in tutti i Paesi membri dell’UE, consentendo di accedere a servizi transfrontalieri, ad esempio iscriversi a un’università estera o firmare contratti di lavoro, senza la necessità di credenziali nazionali separate.

Inoltre, il nuovo sistema è progettato per essere più inclusivo e accessibile, con un’interfaccia mobile-friendly e un processo di registrazione semplificato, anche per gli utenti meno esperti.

“Il portafoglio digitale rappresenta un tassello fondamentale per la competitività europea”, ha commentato la commissaria UE Margrethe Vestager, ricordando che l’identità digitale comune “è una risposta concreta al bisogno di fiducia e sicurezza nell’economia dei dati”.

Le critiche: rischi di centralizzazione e problemi di privacy

Nonostante i benefici annunciati, la transizione da SPID a IT-Wallet non convince tutti. Secondo La Repubblica e Wired Italia, la principale preoccupazione riguarda la centralizzazione dei dati sensibili in un’unica infrastruttura digitale, che potrebbe diventare un bersaglio privilegiato per attacchi informatici o un potenziale strumento di sorveglianza statale.

Inoltre, la sostituzione dello SPID – sistema consolidato e adottato da oltre 36 milioni di italiani – rischia di creare disorientamento tra i cittadini e un rallentamento temporaneo nell’accesso ai servizi digitali pubblici, soprattutto per le fasce di popolazione meno alfabetizzate digitalmente.

“Il rischio è di cancellare un sistema che funziona, introducendo un modello più complesso e costoso, ancora poco chiaro nella governance dei dati”, ha osservato il Corriere della Sera in un editoriale di ottobre.

Il tema della privacy è al centro del dibattito anche a livello europeo. Alcuni esperti di sicurezza, come Lukasz Olejnik, consulente indipendente in cyber policy, hanno segnalato che l’integrazione di documenti sensibili in un unico wallet digitale “potrebbe amplificare i rischi in caso di compromissione dell’identità, rendendo più difficile separare i diversi livelli di autenticazione”.

Il contesto europeo

Il passaggio all’IT-Wallet si inserisce nel più ampio progetto dell’EU Digital Identity Framework, che prevede l’adozione di un’identità digitale comune entro il 2026.
L’Italia è tra i Paesi capofila, insieme a Germania, Francia e Spagna, nella sperimentazione del portafoglio digitale europeo.
Secondo la Commissione Europea, il wallet potrà essere utilizzato in modalità sicura e verificata, tuttavia, come osserva Politico Europe, “il successo dell’iniziativa dipenderà dalla fiducia dei cittadini e dalla capacità dei governi di garantire che l’identità digitale resti uno strumento di libertà, non di controllo”.

Un passaggio culturale, prima ancora che tecnologico

La sfida più grande non sarà solo infrastrutturale, ma culturale. Abbandonare lo SPID, simbolo della digitalizzazione italiana degli ultimi anni, per adottare un portafoglio europeo significa ridefinire il rapporto tra cittadini, Stato e tecnologia.
Se ben implementato, l’IT-Wallet potrebbe diventare il primo vero strumento di cittadinanza digitale europea. Ma, come ammonisce il Financial Times, “ogni innovazione nel campo dell’identità digitale porta con sé una domanda di fondo: fino a che punto siamo disposti a cedere parte della nostra privacy per guadagnare in efficienza?”.