Atlante 2, la rinuncia delle Casse

di Walter Quattrocchi -

Secondo il presidente di Adepp Oliveti, mancano le delibere sulla correttezza e bontà dell’investimento

Le Casse di previdenza dei professionisti rinunciano ufficialmente alla partecipazione al fondo Atlante 2, costituito per gestire i crediti deteriorati del Monte dei Paschi di Siena.

Il presidente dell’Adepp, associazione che rappresenta 19 Casse di previdenza dei professionisti, Alberto Oliveti, spiega i motivi della non adesione al fondo Atlante scrivendo una lettera ai presidenti delle Casse per renderli “ufficialmente partecipi delle interlocuzioni che l’Adepp ha avuto in questi giorni con il Governo”.

Oliveti precisa che la rinuncia ad Atlante 2, decisione comunicata intenzionalmente dopo la chiusura dei mercati e la pubblicazione degli stress test delle banche europee, è motivata dal fatto che dai ministeri vigilanti non sono arrivate le promesse delibere sulla correttezza e bontà dell’investimento.

Inoltre aggiunge il presidente dell’Adepp nella lettera come non sia stata ancora sciolta la riserva sul rischio che la partecipazione delle Casse venga considerata da Bruxelles aiuto di Stato.

Infine, conclude Oliveti, la proposta tecnica di investimento non contiene i valori di rischio/rendimento compatibili con le asset allocation e le procedure adottate dalle Casse.

Oliveti però ricorda che resta aperta la possibilità per le singole Casse di prendere autonome decisioni.

Nella lettera il presidente Oliveti tiene a sottolineare l’importanza politica che l’iniziale adesione delle Casse al fondo Atlante ha suscitato influenzando il recupero del titolo Mps sul mercato.

L’uscita di scena delle Casse professionali aderenti ad Adepp dal novero dei potenziali investitore in Atlante 2 segue il malcontento che, all’interno degli enti previdenziali, aveva provocato tale iniziativa, con l’immediato smarcamento degli ingegneri, dei commercialisti e dei veterinari, seguito dalla votazione negativa assunta dal Cda dell’Epap, dal rinvio della decisione da parte dei consulenti del lavoro e dalle forti critiche che erano pervenute da parte dei medici e degli avvocati.