Banca Finnat pronta al consolidamento

-

{gspeech style=1 language=it autoplay=0 hidespeaker=0}

Private banking. Nattino: cresciamo per linee interne e non escludiamo aggregazioni

Il mondo italiano del private banking è in fermento, come dimostra anche la recente acquisizione di Banca Leonardo da parte del Credit Agricole. Del resto, l’esigenza di fare economie di scala per mantenere elevata la marginalità spinge il settore verso l’inevitabile orizzonte del consolidamento.

In questo quadro, un ruolo in prospettiva intende giocarlo anche Banca Finnat, nome storico del private banking (il gruppo è nato nel 1898) oggi quotato al segmento Star di Borsa Italiana. «Stiamo crescendo per linee interne al contrario di altri operatori – spiega Arturo Nattino, amministratore delegato di Banca Finnat – ma non escludiamo in prospettiva una possibile aggregazione, anche perché nel nostro settore occorre aumentare necessariamente la dimensione per rimanere sul mercato». Il manager specifica che «nessun dossier è attualmente sul tavolo». Ma il radar per valutare possibili deal è acceso: quest’anno, dice Nattino, «abbiamo chiuso i primi nove mesi con un Cet 1 ratio del 30,7% e contiamo di chiudere l’anno con una percentuale ancora superiore, questo ci darebbe spazio per muoverci». Messo da parte il dossier Cesare Ponti, controllata di Carige a suo tempo possibile oggetto di interesse, il gruppo romano insomma non «esclude di crescere per linee esterne» anche perché «la nostra dimensione è sufficiente per fare da polo aggregante». Al netto di operazioni straordinarie, la road map dei prossimi anni è comunque tracciata. E prevede una crescita in particolare nel Nord Italia dove la banca raccoglie quasi un terzo dei 14,6 miliardi di masse totali in gestione.

«Nei prossimi tre anni puntiamo ad aumentare la squadra dei private banker, che passeranno da 46 a circa 80, e questo porterà la raccolta del private banking a doppia cifra». Il gruppo è al lavoro sul piano industriale al 2020, che sarà ultimato tra gennaio e febbraio. Tra i punti qualificanti ci potrebbe essere quello di un potenziamento del business della gestione di fondi immobiliari, settore in cui il gruppo controlla circa 7,2 miliardi di asset tramite InvestiRe sgr, società detenuta al 50,2%. «Qui – dice Nattino – la nostra intenzione è crescere per mantenere un posizione di forza tra leader di mercato». Sul fronte dei risultati, intanto, nei primi nove mesi del 2017 la banca ha registrato un utile netto consolidato in crescita a 27,6 milioni, in aumento dagli 8,9 milioni di settembre 2016. Merito in particolare dell’incremento del margine di intermediazione, migliorato del 29,3% a 70,2 milioni dai precedenti 54,3 milioni. Un risultato su cui ha inciso «la valorizzazione di gran parte dei titoli in portafoglio, prevalentemente azioni», spiega l’amministratore delegato. Nel contempo, il calo dei costi operativi dell’1,1% (da 35,2 milioni a 34,8 milioni), ha permesso al Cost Income Ratio di flettere dal 64,8% all’attuale 49,6%. «Quello in corso per noi è un anno molto buono, con una crescita registrata delle masse totali di circa l’11%, a quasi 15 miliardi».

{/gspeech}


Intervista al Dott. Arturo Nattino pubblicata in data 29.11.2017 da Il Sole 24 Ore (pag. 41). Fonte: sito Banca Finnat Euramerica