Cina, il ritorno delle blue chip a tre anni dal lancio dello Shanghai Stock Connect

Jian Shi Cortesi -

Innanzitutto dobbiamo evidenziare che ci sono due programmi separati in Cina, che collegano le borse di Shanghai e Shenzhen al trading a Hong Kong.

Shanghai Connect è stato lanciato nel 2014, l’equivalente per Shenzhen è seguito nell’ultimo trimestre dell’anno scorso. Il primo si è dimostrato una hit immediata, con gli investitori oltreoceano che hanno esaurito la loro quota giornaliera di 13 miliardi di RMB molto prima della fine della sessione di debutto.

Il secondo è invece partito decisamente a rilento, probabilmente di riflesso alle valutazioni relativamente alte di Shenzhen e all’impossibilità delle azioni cinesi di essere incluse nei benchmark internazionali chiave nel periodo precedente di quell’anno. Ora che l’MSCI ha cambiato la sua posizione per includere i titoli A negli indici, anche se questa rappresentazione crescerà lentamente da una base inizialmente molto ristretta, sembra certo che l’interesse degli investitori internazionali aumenterà.

In precedenza, il programma QFII permetteva agli AM internazionali di penetrare il mercato locale, ma ciascuna società aveva bisogno di una singola approvazione e riceveva una quota individuale. Di conseguenza, l’accesso non era di certo consentito alla maggioranza dei player internazionali. Potremmo anche, e lo facciamo ancora in qualche caso, investire attraverso notes strutturate dai brokers.

Da quando ci siamo iniziati a concentrare sull’evoluzione dell’economia cinese, da una basata sui settori manifatturieri ad una guidata dai consumi, il portafoglio si è orientato in direzione dei temi legati ai consumi e a quei trend che possono essere abbastanza “secolari” in natura, ossia che non sono oggetto di trading frequente. Al contrario, conserviamo le nostre posizioni azionarie fin quando i business seguono la giusta direzione e le valutazioni sono corrette.

Il mercato locale è tradizionalmente dominato dagli investitori retail, che sono di gran lunga più concentrati sul momentum e sull’investimento di breve termine. Di conseguenza sono naturalmente attratti dalle small cap, caratterizzate da una pricing action più intensa, e tendono ad ignorare le valutazioni. Parlandone con gestori attivi sul mercato domestico, percepiamo maggiore tendenza nell’indirizzamento delle proprie strategie verso un approccio di natura più “occidentale”. Se prima il loro stile era stato più speculativo – nel tentativo di dimostrare le proprie capacità nel battere gli investitori retail al loro stesso gioco – si stanno ora avvicinando sempre più alle blue chips. L’incremento degli afflussi internazionali verso il Connect Programme è probabile porti i bilanci sempre più a favore delle blue chips.

Da quando ci siamo concentrati sui cambiamenti nei consumi domestici, i nostri principali settori di interesse sono consumi discrezionali, tecnologia (legata ai consumi) ed healthcare. Vari titoli in questi segmenti sono quotati da anni ad Hong Kong, quindi c’è una sovrapposizione di doppia quotazione, ma gli altri possono essere acquistati esclusivamente sul mercato delle A-share, il secondo più ampio a livello globale dopo quello degli Stati Uniti. A questo punto del cammino evolutivo della Cina, la nostra esposizione complessiva al mercato delle A-shares è intorno all’8% del portafoglio, ma ci attendiamo un incremento significativo nel corso del tempo.

La crescente attenzione nei confronti delle blue chips tra gli altri partecipanti del mercato sta indiscutibilmente aiutando a portare verso l’alto il prezzo azionario dei costituenti del nostro portafoglio. Questo perché ci concentriamo nell’individuazione delle migliori opportunità nelle large cap presenti sul mercato delle A-shares che sono in linea con i nostri principali temi di investimento e trattano a sconto. Per lungo tempo la prevalenza del mercato delle A-shares da parte degli investitori speculativi locali ha assistito alla sovraperformance delle small cap rispetto ai loro titoli omologhi nonostante un incremento del gap valutativo. Al contrario, la performance da inizio anno (aggiornata alla seconda settimana di novembre) dell’indice ChiNext di alto volume, alte valutazioni azionarie è in realtà negativo, mentre l’indice CSI 300 delle large cap del mercato A-shares è salito del 21%. Si tratta di un’inversione dinamica che, dal nostro punto di vista, deve ancora progredire significativamente…. E le valutazioni relative supportano questa prospettiva. Ad oggi, l’indice ChiNext sta trattando ad un rapporto prezzo utili forward di 32, mentre l’indice CSI 300 continua ad essere significativamente più a sconto, a 15,4 volte. Dal nostro punto di vista, ci attendiamo una continua diminuzione del gap valutativo.


Jian Shi Cortesi – gestore per le strategie azionario asiatico – GAM