Portafoglio a prova di tapering

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In uno scenario penalizzante per i rendimenti dei bond, Fidelity International punta su un approccio total return in grado di combinare differenti esposizioni geografiche e tipologie di emittenti, ma senza rinunciare alla gestione attiva

Freno tirato per volatilità, rendimenti e spread ancora sotto pressione: chi sceglie di puntare sul reddito fisso dovrà fare ancora i conti almeno per tutto il 2018 con uno scenario di tassi bassi. L’acquisto di titoli, in particolare di obbligazioni governative dell’area euro, da parte della Bce non terminerà infatti più come inizialmente previsto a dicembre 2017 ma a settembre 2018. L’istituto guidato da Mario Draghi continuerà a immettere liquidità sui mercati anche il prossimo anno per circa 270 miliardi, pari a 30 miliardi di euro per 9 mesi. Ma quali impatto avrà tale decisione e come muoversi tra gli strumenti di reddito fisso?

Per Claudio Ferrarese, co-gestore di FF Flexible Bond Fund di Fidelity International, multinazionale del risparmio gestito con asset per oltre 265 miliardi di euro, di cui 21,7 miliardi in Italia, “La decisione della Bce in pratica è una sorta di rinvio a settembre. La scelta di allungare il QE (seppur con volumi di acquisto più contenuti), di concerto con una forward guidance accomodante in materia di tassi, confermano il ruolo attivo della banca centrale sui mercati per almeno un altro anno. Staremo sicuramente a guardare come verrà distribuita questa riduzione tra i titoli governativi e i titoli corporate, che è l’elemento che ancora manca in questo quadro. Vi è infatti una probabilità non banale che la riduzione delle risorse investa per lo più le controparti governative. Sicuramente ci aspettiamo un altro tapering perché è impensabile che si passi da acquisti per 30 miliardi di euro alla totale assenza di acquisti”.

“Per i mercati questo significherà un graduale aumento dei rendimenti sui governativi probabilmente molto marcato”, Andrea Iannelli, investment director fixed income di Fidelity International. “Non dimentichiamo poi, che, per quanto gli acquisti vengano ridotti ci saranno tutta una serie di obbligazioni che matureranno nel portafoglio della Bce nel corso dell’anno prossimo e che dovranno essere reinvestiti. Si stima che l’ammontare degli investimenti si collochi tra 10 e i 15 miliardi di euro al mese che andranno a compensare in parte la riduzione lorda degli acquisti fatti a monte. Cominceremo probabilmente ad apprezzare qualche variazione dall’estate prossima quando il mercato inizierà a guardare un po’ più avanti.
La situazione per ora non ci appare critica, ci troviamo in un contesto di crescita ciclica e solida. Lo scorso anno la Bce aveva annunciato anche l’acquisto di obbligazioni con scadenza ad un anno, che si trovano pertanto vicini ormai alla scadenza. Quando vi sarà l’arresto dei nuovi acquisti, i reinvestimenti fanno comunque parte della politica monetaria così come avvenuto negli Stati uniti fino a oggi. L’unico elemento mancante in questo quadro è l’inflazione, che in quanto tale tenderà a portare sulla strada della cautela. Si tratta di un elemento sotto pressione per vari motivi strutturali e difficilmente potrà risalire trainata da un rialzo dei salari perché manca ancora un aumento della produttività”.

Come ottenere rendimento

Secondo l’approccio di Fidelity in questo momento chi investe in obbligazioni deve saper dosare tre ingredienti chiave: reddito, bassa volatilità e diversificazione intesa come de correlazione dall’equity.

“In uno scenario in cui non è facile generare rendimento con i bond, – sottolinea Ferrarese – è opportuno puntare su un approccio total return che combini differenti esposizioni geografiche e tipologie di emittenti, senza rinunciare alla gestione attiva che consente di individuare le opportunità che via via si presentano sul mercato”.

“Riteniamo che strutturalmente i bond investment grade debbano occupare una parte importante del portafoglio, intorno al 60% perché pur a fronte di rendimenti contenuti le emissioni delle società con rating superiori devono costituire la spina dorsale di un portafoglio prudente, per evitare di assumere rischi eccessivi. Mentre il restante 40% può essere distribuito equamente tra il debito governativo e le obbligazioni societarie high yield, cioè con rating più bassi e per questa ragione con rendimenti più elevati. Ovviamente la combinazione dovrà essere poi modulata sulla base del contesto di mercato”.

Entrando più nello specifico delle scelte di portafoglio, Ferrarese invita a prendere in considerazione i titoli dei mercati emergenti che stanno attraversando una fase di consolidamento della crescita economica. “Ci riferiamo al Perù, all’Equador, all’Argentina, che si è tirata fuori da una lunga crisi e al Messico, in particolare dei settori utility e infrastrutture che offrono qualcosa in più rispetto alle emissioni governative, ma con un rischio di credito relativamente mite. In generale tuttavia la nostra preferenza va alle emissioni in valuta locale forte. Nell’ambito delle emissioni sovrane una quota intorno al 5% può essere riservata ai titoli indicizzati all’inflazione, ossia obbligazioni il cui valore di rimborso è parametrato a un indice di variazione dei prezzi al consumo che consentono di diversificare il portafoglio”.

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