Sostenibilita’ piu’ strategica per le societa’ quotate italiane

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Secondo uno studio realizzato da CSR Manager Network, Assonime e ALTIS: salto di qualità e di rilevanza della Sostenibilità nel governo e nella gestione delle imprese italiane.

Presentata a Milano, durante l’annuale appuntamento di Assonime e Consob, la ricerca sulla “Governance della Sostenibilità nelle imprese quotate italiane”.

Lo studio è stato condotto da CSR Manager Network (associazione italiana che riunisce oltre 130 professionisti che si dedicano a strategie e progetti socio-ambientali e di sostenibilità) con la collaborazione di Assonime (Associazione fra le società italiane per azioni) e l’apporto scientifico di ALTIS – Alta Scuola Impresa e Società e grazie al contributo di Enel, Assicurazioni Generali, Costa Crociere, Gruppo Hera, KPMG e Terna.

“I temi della sostenibilità sono entrati nei C.d.A. e il percorso di integrazione nel governo e nella gestione aziendale appare ormai irreversibile” – afferma Fulvio Rossi, presidente del CSR Manager Network e CSR Manager di Terna – “Lo studio registra grandi cambiamenti nei C.d.A. delle società quotate italiane, soprattutto in relazione ai comitati per la sostenibilità. Ma è anche aumentato l’impatto organizzativo di tali tematiche, tanto che la sostenibilità rientra spesso fra gli obiettivi strategici delle imprese monitorate.”

Con l’entrata in vigore delle modifiche apportate nel 2015 al Codice di autodisciplina delle società quotate alla Borsa Italiana, la sostenibilità ha ricevuto una notevole accelerata: grazie al confronto con la prima edizione del Report “C.d.A. e politiche di sostenibilità”, realizzato dal CSR Manager Network, Assonime e ALTIS tre anni fa, lo studio odierno traccia il percorso delle imprese quotate italiane, e in particolare quelle appartenenti all’indice FTSE MIB, chiamate a adeguare la propria struttura di governance in un tempo relativamente ristretto.

La Sostenibilità: un tema strategico

L’integrazione della Sostenibilità nella governance è confermata dalla constatazione che gli obiettivi legati alla sostenibilità fanno ormai parte degli obiettivi strategici delle principali imprese quotate italiane, come dimostrano alcuni dati:

  • oltre il 70% delle imprese del FTSE MIB ha inserito nel proprio piano strategico obiettivi socio-ambientali (in aumento rispetto al 40% riscontrato nel 2013)
  • la percentuale di imprese FTSE MIB che ha individuato una forma di gestione delle tematiche socio-ambientali all’interno del C.d.A. è balzata dal 32% al 74%
  • la maggioranza delle imprese FTSE MIB (56%) ha scelto di affidare la gestione della sostenibilità ad un Comitato apposito, il cui nome il più delle volte include il esplicitamente il termine “Sostenibilità”.

Il Gruppo di ricerca, costituito dai ricercatori di ALTIS e da rappresentanti del CSR Manager Network e di Assonime ha evidenziato come la governance delle imprese quotate italiane si sia evoluta integrando le tematiche di sostenibilità:

  • più della metà delle imprese del FTSE MIB ha modificato la propria struttura di governance della sostenibilità (52%)
  • tra le quotate FTSE MIB il cambiamento è stato realizzato in poco più della metà dei casi (52%) in modo graduale, senza stravolgere la struttura di governance esistente.

Appare dunque evidente il ruolo svolto dalle modifiche del Codice di Autodisciplina nel 2015: la maggior parte dei Comitati sono stati istituiti tra quella data e la fine del 2016, come indicato proprio dal Codice.

Il maggior coinvolgimento del C.d.A. nella gestione della Sostenibilità ha un riscontro anche nella sua configurazione:

  • è salita dal 25% al 43% la quota di imprese che hanno adottato pratiche per agganciare parte del compenso dei consiglieri esecutivi alle performance socio-ambientali dell’impresa, misurate in base a parametri quantitativi e spesso comunicate all’esterno.
  • il 65% dei C.d.A. considera importante la presenza di competenze socio-ambientali in Consiglio, in aumento rispetto al 2013, tanto che 4 C.d.A. su 5 presentano membri con competenze/esperienze su temi di sostenibilità;
  • il 43% dei C.d.A. ha partecipato a specifici programmi di induction dedicati ai temi di Sostenibilità nel corso del proprio mandato, tenuti solitamente da esperti interni all’azienda

Dai risultati emerge dunque che le imprese italiane, nell’ottica di un’efficace governance della sostenibilità, hanno riconosciuto l’importanza di integrare in C.d.A. specifiche competenze socio-ambientali, di mantenerle aggiornate mediante specifici programmi di aggiornamento, e di valorizzare l’impegno dei consiglieri sul tema attraverso incentivi legati alle performance.

“I dati confermano la tendenza consolidata delle grandi imprese quotate italiane a gestire la sostenibilità per mezzo di figure e unità organizzative dedicate” – aggiunge Fulvio Rossi – “Rispetto al 2013, quando l’analisi aveva evidenziato una scarsa interazione di queste unità con i vertici aziendali, si nota adesso che la situazione più comune tra le imprese FTSE MIB è quella in cui il responsabile o l’unità rispondono direttamente all’Amministratore Delegato (43%), mentre in un terzo dei casi riportano a un unico livello intermedio: la diretta dipendenza delle unità dedicate alla Sostenibilità dai vertici aziendali sottolinea il legame di tali attività con la creazione di valore”.

La nuova struttura di governance della Sostenibilità: il ruolo crescente dei Comitati

Confrontando la configurazione dei modelli di governance adottati dalle imprese del FTSE MIB tra il 2013 e il 2016 è possibile notare che un consistente gruppo di aziende ha integrato i temi di sostenibilità nella propria struttura. Emerge il ruolo ormai preponderante svolto dai comitati interni al C.d.A. nelle imprese italiane, le quali hanno optato principalmente per passare da una supervisione collegiale a una forma che consenta un approccio specifico e dedicato, senza coinvolgere l’intero C.d.A.:

  • è cresciuto notevolmente il numero di aziende FTSE MIB che hanno istituito un comitato interno al C.d.A. (dal 17% al 42%)
  • un numero rilevante di imprese ha scelto, invece, di affidare i temi socio-ambientali a uno dei comitati già esistenti (dal 12% al 25%)
  • si è ridotto il numero di imprese che assegna al C.d.A. solo un compito di generica supervisione delle tematiche di Sostenibilità (dal 47% al 20%).

“Il Comitato di sostenibilità interno al C.d.A. – commenta Mario Molteni, responsabile della ricerca e direttore scientifico CSR Manager Network – rappresenta un passo decisivo. Se Consiglieri e top manager comprenderanno insieme come l’attenzione alla sostenibilità può potenziare fatturato e profitto dell’impresa, allora è fatta. Davvero salute delle imprese e raggiungimento dei Sustainable Development Goals potranno andare a braccetto”.

Sempre maggiore coerenza tra comunicazione e azione

Rispetto al 2013 è aumentata significativamente la trasparenza delle imprese sul proprio impegno verso la sostenibilità e si è ridotto il divario tra ciò che le imprese comunicano di voler fare in chiave sostenibile e ciò che effettivamente riescono a rendicontare:

  • il 74% delle imprese del FTSE MIB ha esplicitato i propri obiettivi socio-ambientali sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi
  • gli obiettivi di sostenibilità sono stati comunicati chiaramente agli stakeholder da 3 imprese su 4, attraverso forme diverse di comunicazione e rendicontazione
  • sono raddoppiate le imprese che presentano le iniziative in tema di Sostenibilità durante l’Assemblea dei soci (35%).

Inoltre, la crescente importanza del Bilancio di sostenibilità è confermata dalla grande adesione agli standard internazionali di rendicontazione (91%), e dalla frequente approvazione dello stesso da parte del C.d.A. (85%), nonostante non sia stata, finora, obbligatoria.

Infine, negli ultimi anni si è verificata una crescita nell’uso del sito web: nel FTSE MIB quasi l’80% delle imprese ha dedicato una sezione ad hoc del proprio sito web per presentare le strategie, gli obiettivi e le iniziative legate alla Sostenibilità, a dimostrazione del fatto che il contatto diretto con gli stakeholder si configura sempre più come elemento fondante per valorizzare l’impegno messo in atto.