Giappone e Australia, le due facce della crisi commerciale

Arnaud Masset, Vincent Mivelaz -

Archiviate le decisioni di politica monetaria delle due principali banche centrali del mondo, gli investitori ora stanno riportando la loro attenzione a quelli che potrebbero essere le conseguenze di una guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti.

Da questa mattina le cosiddette monete rifugio come lo yen e il franco svizzero si trovano in forte guadagno così come anche il dollaro sta recuperando posizioni importanti. A soffrire dunque è la moneta unica, i cui tassi non verranno ritoccati almeno fino alla fine dell’estate 2019.

Volgendo lo sguardo un po’ oltre i soliti confini, una delle vittime più probabili di un’escalation commerciale potrebbe essere l’Australia, la cui moneta ha già sofferto ampiamente le scorse due settimane dell’inasprimento delle relazioni poiché le conseguenze potrebbero farsi sentire in primo luogo proprio sull’economia di Sydney e comprometterne lo scenario per i prossimi anni. Come economia aperta e fortemente orientata all’export, una guerra commerciale globale potrebbe non passare senza danni, specialmente qualora la situazione tra Usa e Cina (maggior partner commerciale dell’Australia) dovesse peggiorare ulteriormente.

Più a nord, invece, apparentemente senza troppe preoccupazioni riguardanti le tensioni commerciali, l’economia giapponese sembra essere riuscita a mantenere salda la sua vocazione all’export, con una crescita messa a segno per il quarto mese consecutivo. Più alto delle attese (+8,1% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente) l’aumento delle esportazioni non sembrerebbe accusare alcun segnale di tensione con settori quali l’alimentare (+25,7%), le materie prime (13,50%), i minerali (33,60%) e i prodotti chimici (12,50%) tra i maggiori “contributor” alla crescita.

Le esportazioni giapponesi sono aumentate dell’8,6% con la Cina e del 16,8% con gli Stati Uniti. Indubbiamente una buona notizia per il primo ministro Shinzo Abe che sta facendo di tutto per migliorare le relazioni con le due superpotenze. La forza dei consumi interni giapponesi, “colpevoli” di aver traghettato la bilancia commerciale ad un deficit maggiore del previsto, va certamente nella direzione di un rafforzamento dello scenario economico del Sol Levante, da cui ci si attende una rapida soluzione bilaterale commerciale con gli Stati Uniti da una parte e il proseguimento delle ottime relazioni con Pechino dall’altra.


Arnaud Masset, Vincent Mivelaz – analisti – Swissquote