Il futuro delle start-up: cosa c’è all’orizzonte con il “governo del Popolo”
M5S e Lega: ecco le misure in tema di innovazione e VC promesse da chi regge le sorti dell’Italia
Lo hanno battezzato, prima ancora che nascesse, il governo del Popolo e anche del cambiamento. Il nuovo premier italiano Giuseppe Conte, avvocato e docente di diritto privato, ha ottenuto la fiducia il 4 giugno, dopo circa 90 giorni di trattative convulse e dopo diversi colpi di scena. Dal contratto di governo tra M5S e Lega è venuta fuori una lista dei ministri mista, di politici e tecnici. A reggere il Tesoro sarà il preside della facoltà di Economia di Tor Vergata, Giovanni Tria, mentre lo Sviluppo sarà nelle mani del leader dei pentastellati Luigi Di Maio. Non compare invece nella squadra un ministro all’Innovazione, auspicato a gran voce solo qualche giorno fa da Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale e da Stefano Quintarelli, imprenditore e pioniere di Internet in Italia. In ogni caso i mercati sembrano aver reagito positivamente alla rimozione delle incertezze, con Borsa in salita e spread tornato sui livelli di guardia – per quanto sia possibile collegare i movimenti sui listini a quello che accade in politica.
Basandoci sui programmi dei partiti, vogliamo provare a immaginare come si dipaneranno nel futuro prossimo alcuni temi cruciali per questo Paese, soffermandoci in particolare sulle posizioni espresse in tema di venture capital da Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Il M5S dovrebbe puntare, almeno stando ai 20 punti del programma, alla realizzazione di una smart nation, che passa attraverso investimenti “ad alto moltiplicatore occupazionale per creare nuove opportunità di lavoro e nuove professioni” e “in nuova tecnologia, nuove figure professionali, internet delle cose, auto elettriche, digitalizzazione PA”.
Nel programma, per guardare al tema innovazione in senso lato, il Movimento affronta la questione banda larga, proponendo la trasformazione di OpEn Fiber, la società che ha vinto la gara per il controllo dell’infrastruttura di rete, in una società a maggioranza pubblica. Ed è l’unico a parlare di intelligenza artificiale, come strumento che guidi verso la quarta rivoluzione industriale, insieme all’IoT, che sarà sviluppato investendo sulla rete 5G.
Sul venture capital il giovane leader dei pentastellati ha invece detto la sua poco prima delle elezioni al Talent Garden a Milano. Tutto il discorso è riportato qui: “Se perdiamo il treno dell’innovazione perderemo la possibilità di impiegare i giovani che abbiamo all’estero, ma anche i giovani che si stanno per diplomare o che stanno entrando all’università. Che cosa si deve fare? Prima di tutto lasciare in pace chi fa impresa in questo settore, quindi meno leggi, meno burocrazia. […] La seconda cosa è investirci: con il Venture Capital ma anche con i nostri investimenti come Stato, quindi una banca pubblica per gli investimenti che dia una mano alle realtà innovative in questo settore; e poi la terza cosa è immaginare un Stato che digitalizzi la pubblica amministrazione ma che allo stesso tempo permetta al nostro Paese di creare ad esempio un nuovo concetto di mobilità, un milione di auto elettriche entro il 2020, un nuovo concetto di pubblica amministrazione digitalizzata, un nuovo concetto anche di istruzione e di università, sempre più in rete con i mondi produttivi. […] I giovani sono sicuramente il futuro, ma sono soprattutto il presente: in questo mondo dell’innovazione ci sono gli Olivetti del futuro.” L’ambizione non manca.
Cosa prevede il programma della Lega Nord di Matteo Salvini in tema di innovazione e start-up? Il Partito è favorevole agli investimenti in imprese giovani, innovative e tecnologiche, ma più che sulla finanza di matrice bancaria, punta a “far fluire più capitale privato al settore dell’imprenditoria giovanile mediante obblighi di legge che prevedano un investimento minimo (in uno spettro compreso tra il 3% e il 5%) in questo settore per i Piani Individuali di Risparmio (PIR) e per i fondi pensione italiani”. Ancora, ha intenzione di “prevedere decontribuzioni di almeno il 50% sul costo del lavoro per le assunzioni fatte da start-up innovative su un orizzonte di 5 anni.”
Insomma, l’attenzione per quello che potrebbe essere un driver fondamentale di sviluppo del Paese sembra elevata. Ora speriamo che le promesse della campagna elettorale si traducano in azioni efficaci.