Nuove tensioni su governance TIM, arriva Gubitosi

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E’ stato fino a questo momento un 2018 decisamente turbolento per Telecom Italia. Da inizio anno il titolo della maggiore tlc italiana ha ceduto oltre il 27%* sottoperformando rispetto al settore di riferimento (-11%* lo STOXX Europe 600 Telecommunications) a causa delle continue vicissitudini societarie.

La svolta dell’assemblea di inizio maggio, con il fondo Elliott che è riuscito a strappare la maggioranza del CdA, non ha dato i risultati sperati e le divisioni sulla governance sono sfociate

il 13 novembre nel voto di sfiducia del CdA all’amministratore delegato Amos Genish, in Telecom dal 2017 quando il cda era espressione a maggioranza di Vivendi (socio con quasi il 24%*). La scelta del successore è caduta su Luigi Gubitosi, ex ad di Wind e dg della Rai. Il manager è stato scelto a maggioranza senza l’appoggio dei consiglieri espressione di Vivendi. I francesi potrebbero ora richiedere una nuova assemblea nel tentativo di ribaltare nuovamente i rapporti di forza nel board. Sullo sfondo rimane l’opzione strategica della separazione della rete, caldeggiata dal governo in vista di una futura integrazione della rete Tim con quella di Open Fiber.

Telecom Italia deve fronteggiare uno scenario competitivo difficile in Italia e segnali di debolezza anche in Brasile. I conti del terzo trimestre sono stati sostanzialmente in linea con le attese con EBITDA stabile, ma è arrivata la doccia fredda della maxi svalutazione da 2 miliardi di euro* che ha portato il conto economico in rosso per 800 milioni* nei primi 9 mesi dell’anno. Da un punto di vista fondamentale, di 32 analisti che seguono il titolo (fonte: Bloomberg), 17 raccomandano il buy e 8 hold. Sette analisti consigliano di vendere. Il target price è a 0,72 euro*, con un rendimento potenziale del 38,5%*.

*Fonte dati: Bloomberg Finance L.P.

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