Ritardare la Brexit sembra sempre più inevitabile

Charles St Arnaud -

Nel nostro Outlook 2019, pubblicato a novembre, abbiamo esposto il nostro punto di vista su Brexit. Continuiamo ad aspettarci effetti negativi, sebbene le notizie giunte dalla fine dello scorso anno hanno leggermente cambiato le dinamiche. Lo sviluppo più importante, a nostro avviso, è la sentenza dei tribunali europei secondo cui il Regno Unito può ora ritirare unilateralmente l’Articolo 50, rendendo non più certa la scadenza prevista per il 29 marzo.

Ieri il Parlamento britannico ha respinto con un ampio margine l’accordo raggiunto tra il Regno Unito e l’Unione Europea sulle condizioni di uscita dall’UE, con 432 deputati contrari e 202 favorevoli. Questa rappresenta la più grande sconfitta per un governo in carica nella storia, e di conseguenza il leader laburista Jeremy Corbyn ha oggi presentato una mozione di sfiducia al governo. Il governo ha ora 3 giorni per presentare il suo piano B al Parlamento.

Vediamo sei possibili scenari in seguito al rifiuto dell’accordo:
1. Secondo voto (Quasi certo che accadrà)
Il Primo Ministro Theresa May incontrerà probabilmente le controparti europee del Regno Unito per cercare di ottenere concessioni sul backstop irlandese e altre parti del suo accordo, per renderlo più appetibile per la maggioranza dei parlamentari, prima di ripresentarlo al Parlamento. Tuttavia, non è ancora chiaro se sarà approvato in una seconda votazione, aprendo così la porta ad altri scenari.
2. Elezioni generali
Il leader dell’opposizione Jeremy Corbyn aveva voglia di innescare un voto di sfiducia in Parlamento e di forzare le elezioni anticipate, e lo ha fatto dopo il voto di ieri. Attualmente, i laburisti e i conservatori sono testa a testa nei sondaggi, per cui non è affatto chiaro chi formerà il nuovo governo in questo scenario. Riteniamo che questo scenario sia improbabile che si verifichi in quanto, nonostante le loro differenze su Brexit, i ribelli del DUP e Tory potrebbero comunque sostenere il Primo Ministro May, impedendo che passi la mozione di sfiducia contro la sua leadership.
3. Secondo referendum
Molti politici di entrambe le parti hanno chiesto un secondo referendum. Tuttavia, rimangono molte incognite. La più importante è quale domanda sarà sottoposta all’elettorato. È molto improbabile che si ripeta il referendum del 2016, in cui agli elettori è stato chiesto se volevano uscire o rimanere nell’UE. La scelta successiva sarebbe piuttosto sui diversi modi di uscita dall’UE; alcuni hanno persino proposto un referendum a scelta multipla in cui gli elettori sono chiamati ad esprimere una preferenza in ordine di importanza. La probabilità di questo scenario è fortemente aumentata nelle ultime settimane.
4. Brexit in stile norvegese
Questo è stato spesso presentato come piano B dal governo britannico in caso di rifiuto dell’accordo. Ciò comporterebbe l’adesione del Regno Unito all’EFTA/SEE per offrire al Regno Unito il tempo di rinegoziare l’accordo Brexit pur essendo fuori dall’UE, mantenendo così legami molto stretti con l’UE. Tuttavia, ciò comporterebbe l’introduzione di controlli alle frontiere in quanto i paesi dell’EFTA non fanno parte dell’unione doganale, lasciando irrisolta la questione del confine irlandese. Inoltre, molti membri dell’EFTA/SEE hanno espresso la loro opposizione all’adesione temporanea del Regno Unito. Questo scenario è ancora possibile, ma riteniamo che un secondo referendum sia molto più probabile dato il cambiamento della retorica politica.
5. Nessun accordo Brexit
Il Regno Unito lascia l’UE senza alcun accordo con l’UE o alcun legame con la zona e diventa un paese terzo, il che significa la fine della libera circolazione di beni, servizi e persone e il ripristino dei controlli doganali con l’UE. È interessante notare che la probabilità di questo scenario è fortemente diminuita, soprattutto alla luce della sentenza della Corte di giustizia europea secondo cui il Regno Unito può ritirare unilateralmente l’Articolo 50.
6. Brexit è annullato
Nella sua recente sentenza, la Corte di Giustizia Europea ha affermato che il Regno Unito può revocare unilateralmente l’Articolo 50 e annullare del tutto il Brexit. Riteniamo che ciò sia molto improbabile in quanto il costo politico di ignorare il voto Brexit del 2016 sarebbe enorme per tutte le parti interessate.

Visti i numerosi scenari possibili dopo la votazione, l’incertezza non scomparirà presto. Tuttavia, ciò che sta diventando sempre più chiaro è che il rischio di una Brexit “no-deal” sta diminuendo rapidamente. Vi è un ampio consenso sul fatto che questo scenario dovrebbe essere evitato a tutti i costi. Il risultato più probabile a questo punto è che una nuova votazione pubblica o una qualche versione del piano May venga approvata. Ciò dipende dalla flessibilità dell’ultimo minuto dimostrata dall’UE.

Per quanto riguarda il voto pubblico, molto probabilmente avverrà tramite un secondo referendum, anche se riteniamo probabile che questo possa avvenire anche dopo nuove elezioni politiche. Ciò significa che il termine Brexit del 29 marzo sarà molto probabilmente prorogato. La durata della proroga sarebbe un fattore determinante per il tipo di voto popolare, in quanto l’organizzazione di un referendum richiede più tempo di un’elezione generale.

Implicazioni per gli investimenti
Come abbiamo segnalato nel nostro Outlook 2019, è probabile che la strada verso un accordo veda una pressione sui beni del Regno Unito che diventano parte del ‘caos’, cosa che abbiamo visto nel corso dell’ultimo mese. Tuttavia, con il rischio di una Brexit “no deal” in diminuzione, prevediamo che le attività del Regno Unito, in particolare la sterlina inglese, si apprezzeranno nel corso del prossimo anno, con la coppia GBP/USD che quest’anno potrebbe raggiungere 1,40 GBP/USD. Tuttavia, dato il livello di incertezza e la probabilità che qualsiasi accordo possa essere ritardato, il momento dell’apprezzamento potrebbe essere rinviato alla seconda metà dell’anno.

Detto questo, riteniamo che il rischio di un forte calo della sterlina stia diminuendo.
Il principale rischio negativo per questo punto di vista sarebbe se i Labour dovessero vincere una potenziale elezione generale. Mentre ciò significherebbe probabilmente una “Brexit più soft”, il programma del partito Labourista, richiede la nazionalizzazione di alcuni settori industriali e un aumento della tassazione, che probabilmente avrà un impatto a lungo termine sull’economia del Regno Unito.


Charles St Arnaud – Senior Investment Strategist – Lombard Odier IM