I vantaggi del datore di lavoro per ridurre cuneo fiscale e contributivo

Roberto Carli -

Uno dei principali freni alla competitività del nostro sistema Paese è rappresentato dalla elevata incidenza del cuneo fiscale e contributivo, vale a dire la forbice che vi è tra quanto costa un dipendente al proprio datore di lavoro e quanto materialmente entra in busta paga al netto in busta paga.

Su tale profilo va ricordato come lo stesso Governo punta la propria attenzione nel Documento di Economia e Finanza recentemente approvato.

Particolarmente eloquenti sembrano essere le recenti stime dell’Ocse nel proprio ‘Taxing Wages 2019’. In Italia tra il 2017 e il 2018, il cuneo fiscale per il lavoratore medio single si incrementa dal 47,7 al 47,9 per cento, attestandosi di quasi 12 punti sopra la media Ocse, che è del 36,1 per cento (dal 36,2 per cento del 2017).

Si sottolinea come costituisce il terzo prelievo piu’ alto tra i 36 Paesi avanzati, superato solo dal Belgio (52,7%) e dalla Germania (49,5 per cento). Se si considerano le famiglie monoreddito con due bambini il cuneo fiscale nel nostro Paese è pari al 39,1 per cento, e’ il secondo piu’ alto dell’Ocse, superato solo da quello della Francia (39,4 per cento), decisamente sopra la media dei Paesi industrializzati che e’ del 26,6 per cento.

Così come ha poi sottolneato la CGIA si Mestre se si decompone il peso complessivo dee cuneo nelle quote in capo agli imprenditori e ai lavoratori dipendenti, emerge che i contributi sociali “versati” dai titolari d’azienda ammontano al 24 per cento del costo del lavoro (quarto posto in graduatoria dopo Francia, Repubblica Ceca ed Estonia), mentre le imposte e i contributi corrisposti dai dipendenti incidono per il 23,7 per cento.

In attesa di eventuali interventi normativi va evidenziato come una delle vie percorribili, sempre in via contrattata, è quella della previdenza complementare su base collettiva. Vanno infatti evidenziati i sensibili vantaggi fiscali e contributivi che la nostra legislazione previdenziale prevede a beneficio del datore di lavoro. I contributi versati dal datore di lavoro sono in primo luogo deducibili dal reddito senza limitazione.

Considerando poi la necessità di compensare la perdita di quella importante componente di autofinanziamento che è il trattamento di fine rapporto, in caso di devoluzione al fondo pensione se ne consente la deducibilità in misura pari al 4 per cento del tfr versato per aziende con almeno 50 addetti e al 6 per cento per aziende con meno di 50 addetti.

Si prevede ancora l’ esonero del versamento del contributo al Fondo di Garanzia INPS pari allo 0,20 per cento del monte salari riferito al TFR versato alle forme pensionistiche complementari.

Va ancora ricordata la riduzione del costo del lavoro (cd. oneri impropri), correlata al flusso di TFR maturando conferito, pari dal 2014 allo 0,28 per cento dal 2014. Last but not least peri contributi a carico del datore di lavoro si prevede il versamento del contributo di solidarietà all’INPS pari al 10 per cento in luogo degli oneri sociali ordinariamente previsti sulla retribuzione (che sarebbero pari al 23,81 per cento).