I driver degli investitori istituzionali

Roberto Carli -

E’ stata pubblicata l’indagine Mercer European Asset Allocation Survey 2019 su come si comportano gli investitori istituzionali europei.

Giunta quest’anno alla 17esima edizione, l’indagine ha coinvolto 876 portafogli europei, rappresentativi di 12 Paesi, per un totale di oltre 1.000 miliardi di euro di attività.

Molto buona la rappresentatività dell’Italia, che pesa quest’anno per l’8% del campione, grazie alla partecipazione all’indagine di Casse di previdenza (con un peso pari al 23%), Fondi pensione (sia negoziali che pre-esistenti, con un peso pari al 67% del campione) e Fondazioni di origine bancaria (con un peso pari al 10%).

Quello che emerge in maniera crescente è l’attenzione per il tema della sostenibilità con il 55% dei player che ora prende in considerazione i rischi ambientali, sociali e di Governance (ESG) come parte del proprio processo decisionale sotteso alle scelte di investimento; dato in sensibile crescita rispetto al 40% rilevato nel 2018.

L’85% del campione italiano dichiara poi di considerare i temi ESG nell’attività di investimento. Con specifico riferimento ai fondi pensione va sottolineato come gli impatti della direttiva Iorp 2 e della direttiva cd. shareholder potrebbe dare ulteriore impulso alla tendenza. I singoli provvedimenti si inseriscono poi in un quadro ampio di interventi con i quali l’Unione europea richiama l’attenzione dei fondi pensione e di tutti gli investitori istituzionali sull’esigenza di adottare, in materia di investimento delle risorse, un approccio strategico e di lungo periodo, che tenga conto dei fattori ESG nella valutazione e gestione dei rischi, oltre che nella definizione e realizzazione delle strategie di investimento.

All’interno del campione italiano Mercer ha anche approfondito attraverso un set di domande qualitative, l’atteggiamento prospettico rispetto alla costruzione dei portafogli in funzione di determinati rischi identificati. Diversamente dal 2018, l’82% degli interpellati non considera un rischio concreto il rialzo dell’inflazione globale. Il campione italiano manifesta altresì fiducia nell’economia globale: il 91% dei rispondenti non vede un rischio di recessione per gli USA; l’82% non lo vede per l’Eurozona.

Gli Istituzionali Italiani sono incerti rispetto al prevedere le evoluzioni delle politiche monetarie delle banche centrali: esattamente la metà del campione vede nelle scelte di politica monetaria un rischio concreto per gli investimenti. Uniforme invece l’attenzione al protezionismo e alle guerre commerciali: l’ 82% del campione le considera il principale rischio attuale per economia e mercati.

L’esposizione azionaria del campione italiano totale è poi esattamente allineata a quella europea, attestandosi al 25%, in diminuzione rispetto al peso dello scorso anno. Solo il 50% del campione è convinto delle prospettive di crescita per il mercato azionario (almeno per il 2019). Sebbene le allocazioni in asset azionari siano in diminuzione, nel trend tracciato dalle edizioni recenti ell’Asset Allocation Survey in tutta Europa sono cambiate anche in natura.

È proseguito lo spostamento verso mandati azionari gestiti passivamente (Beta), con la percentuale media di partecipazione azionaria passiva dei piani in aumento medio al 55% nel 2019 (53% nel 2018). Più bassa rispetto alla media europea è invece l’esposizione obbligazionaria italiana (37% vs 53%). Le componenti obbligazionarie non tradizionali e/o a crescita, come le strategie Absolute Return Bond e le obbligazioni high yield, rientrano nella componente Alternatives, che, nel caso dell’Italia, è più importante rispetto alla media europea (24% vs. 16%).

Con un 9%, l’esposizione immobiliare italiana si conferma come da tradizione più alta della media europea (3%) ma inferiore a Svizzera (28%), Germania (14%) e Norvegia (12%.). Gli Investitori Istituzionali italiani considerano poi il mercato del credito ancora interessante: il 73% del campione considera il credito societario un’interessante alternativa al mercato azionario.

La stessa percentuale è positiva sugli emergenti, in particolare sull’azionario.Con riferimento al dato menzionato sugli investimenti alternativi, è interessante rilevare come il mercato italiano si dica pronto a muoversi alla ricerca di opportunità nei Private Markets: il 64% del campione punta sui risk premia dei Private, guardando sia al Private Equity che al Private Debt.

Conservativo risulta invece l’approccio nei confronti degli Hedge Funds, con il 91% del campione italiano che non intende aumentare l’esposizione sugli Hedge Funds, neanche in forma Liquid Alternatives. Gli investitori europei d’altro canto hanno invece scelto di aumentare le allocazioni in Real Asset (+ 4%) e in Hedge Fund (+ 6%) con obiettivi sia di diversificazione che di massimizzazione dei ritorni attesi.