Per l’Ecofin l’Italia dovrebbe attuare pienamente le riforme pensionistiche già adottate

Roberto Carli -

L’Ecofin ha adottato il 9 luglio le raccomandazioni e i pareri sulle politiche economiche, occupazionali e di bilancio degli Stati membri per il 2019.

L’obiettivo generale delle raccomandazioni, viene ricordato, è incoraggiare gli Stati membri ad aumentare il loro potenziale di crescita modernizzando le rispettive economie e rafforzandone ulteriormente la resilienza.

Nonostante le incertezze a livello mondiale e le condizioni meno favorevoli, nel 2020 si prevede una crescita delle economie di tutti gli Stati membri, con livelli di disoccupazione ai minimi storici. In tale contesto le raccomandazioni specifiche per paese sono incentrate sull’attuazione di riforme strutturali efficaci, sul potenziamento delle strategie di investimento e sulla promozione di politiche di bilancio responsabili.

Per quel che riguarda l’Italia, dopo il superamento del rischio della procedura di infrazione, sono numerosi i suggerimenti in materia lavoristica e in materia previdenziale.

Partendo dal primo profilo occorre intensificare gli sforzi per contrastare il lavoro sommerso, garantire che le politiche attive del mercato del lavoro e le politiche sociali siano efficacemente integrate e coinvolgano in particolare i giovani e i gruppi vulnerabili. Occorre ancora sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro attraverso una strategia globale, in particolare garantendo l’accesso a servizi di assistenza all’infanzia e a lungo termine di qualità.

Ulteriore profilo è poi quello legato al miglioramento dei risultati scolastici, anche mediante adeguati investimenti mirati, e promuovere il miglioramento delle competenze, in particolare rafforzando le competenze digitali.

Andando alla previdenza si sottolinea come la spesa dell’Italia per le pensioni, pari a circa il 15 % del PIL nel 2017, è tra le più elevate dell’Unione ed è destinata a crescere nel medio periodo a causa del peggioramento dell’indice di dipendenza degli anziani.

Il bilancio 2019 e il decreto legge di attuazione del nuovo regime di pensionamento anticipato del gennaio 2019 tornano indietro su elementi delle precedenti riforme delle pensioni, aggravando la sostenibilità a medio termine delle finanze pubbliche, si sottolinea.

Queste nuove norme aumenteranno ulteriormente la spesa pensionistica a medio periodo. Tra il 2019 e il 2021 il nuovo regime di pensionamento anticipato (“quota 100”) consentirà alle persone che hanno versato 38 anni di contributi di andare in pensione a 62 anni. È stato inoltre esteso l’ambito di applicazione delle disposizioni vigenti in materia di pensionamento anticipato, in particolare sospendendo fino al 2026 l’indicizzazione alla speranza di vita del requisito contributivo minimo, introdotta dalle precedenti riforme pensionistiche.

Per queste misure il bilancio 2019 ha stanziato lo 0,2 % del PIL nel 2019 e lo 0,5 % del PIL nel 2020 e nel 2021, ma si prevedono costi aggiuntivi anche per gli anni successivi. L’elevata spesa pubblica per le pensioni comprime altri elementi della spesa sociale e di spesa pubblica a favore della crescita, come l’istruzione e gli investimenti, e riduce i margini per diminuire la pressione fiscale complessivamente elevata e il consistente debito pubblico.

Inoltre, l’ampliamento della possibilità di pensionamento anticipato potrebbe ripercuotersi negativamente sull’offerta di lavoro, in un contesto in cui l’Italia è già al di sotto della media dell’Unione per quanto riguarda la partecipazione dei lavoratori anziani (55-64 anni) all’occupazione, il che ostacolerebbe la crescita potenziale e aggraverebbe la sostenibilità del debito pubblico.

Al fine di limitare l’aumento della spesa per le pensioni, è il suggerimento, dovrebbero essere pienamente attuate le già adottate riforme pensionistiche volte a ridurre le passività implicite derivanti dall’invecchiamento della popolazione. Si potrebbero inoltre conseguire risparmi intervenendo su pensioni di importo elevato che non corrispondono ai contributi versati, nel rispetto dei principi di equità e di proporzionalità.