Brexit: è ancora troppo presto per festeggiare

Paul O’Connor -

L’annuncio di giovedì che i primi ministri di Regno Unito e Irlanda hanno trovato una potenziale “strada” verso un accordo per la Brexit è stata una grande sorpresa. La dichiarazione è arrivata pochi giorni dopo che le fonti di Downing Street avevano descritto un accordo come “praticamente impossibile” a seguito di un’improduttiva telefonata tra Boris Johnson e Angela Merkel. L’inaspettata svolta ha avuto un impatto notevole sui mercati finanziari. I titoli britannici focalizzati sul mercato interno, come i bancari, hanno subito un’impennata e la sterlina ha visto il maggior rimbalzo in due giorni dell’ultimo decennio, raggiungendo la quotazione massima in 3 mesi a 1,27 dollari. Alla fine della settimana, i prezzi delle opzioni hanno indicato che gli investitori sono passati dal temere la scadenza del 31 ottobre all’essere effettivamente rialzisti sulle prospettive per la sterlina, considerando un orizzonte temporale di un mese.

Il piano sarà approvato dall’UE questa settimana?

É probabile che la settimana a venire vedrà un’attività frenetica sul fronte della Brexit, con il governo che spera di siglare l’accordo entro i prossimi sette giorni. Il piano sembra prevedere l’approvazione di un negoziato in occasione della riunione del Consiglio europeo di giovedì e la ratifica del parlamento britannico in seduta speciale il sabato. Si tratta di un calendario molto ottimistico, dato che il Regno Unito non ha ancora prodotto alcun dettaglio del suo complicato piano per la Brexit. Mentre il Presidente della Commissione europea Donald Tusk ha dichiarato la scorsa settimana di aver visto “segnali promettenti” da parte britannica, ha anche detto che “il Regno Unito non ha presentato una proposta realistica e realizzabile”. Il progetto di una doppia dogana per l’Irlanda del Nord è complesso e non sarebbe sorprendente se ci volessero settimane o mesi per una valutazione completa. Ottenere l’approvazione dell’UE questa settimana è probabilmente un’aspettativa irrealistica, ma l’idea che la proposta del Regno Unito abbia ora l’ampio sostegno del governo irlandese implica che un accordo con l’UE potrebbe essere a portata di mano.

Si fa strada la possibilità di una “hard Brexit”

Un elemento importante che attirerà senz’altro una certa attenzione è che la nuova proposta offre effettivamente una Brexit soft per l’Irlanda del Nord, ma un’uscita difficile per il resto del Regno Unito. L’analisi del think-tank “UK in a Changing Europe” pubblicata nel fine settimana suggerisce che l’attuale versione proposta dell’accordo costerebbe al Regno Unito il 6-7% della crescita del PIL nel prossimo decennio. Se da una parte si tratterebbe di un risultato migliore di quello che potrebbe causare una Brexit senza accordo, dall’altra rappresenterebbe un esito peggiore dell’ultimo piano di Theresa May. L’analisi del governo sulle conseguenze della Brexit, pubblicata lo scorso novembre, è giunta a conclusioni simili. Un certo numero di organismi del commercio ha scritto al governo durante il fine settimana per avvertire dell’impatto negativo che il genere di divergenza normativa dall’UE proposta da Boris Johnson avrebbe sui loro settori.

Tenere a bada gli entusiasmi

Riteniamo che l’esuberante risposta dei mercati finanziari agli sviluppi della scorsa settimana rifletta ragionevolmente la diminuzione della probabilità di un Brexit senza accordo. Tuttavia, siamo lungi dall’essere convinti che il percorso che sta emergendo per l’uscita dall’UE porterà ad un ambiente politico più stabile nel Regno Unito o a risultati economici costruttivi. Gli asset britannici quasi certamente subiranno un nuovo rialzo se Boris Johnson riuscirà ad ottenere l’approvazione dell’operazione questa settimana, ma, anche in questo improbabile scenario, i festeggiamenti devono essere mitigati dalla constatazione che si tratta di una strada verso una Brexit abbastanza dura. Se l’accordo non passa, e la scadenza della Brexit viene prorogata, allora le prospettive rimangono molto difficili da definire. Gran parte del parlamento vuole un accordo vicino a questo, e un’altra parte si sta battendo per un secondo referendum, ma non ci sono evidenze di una maggioranza per nessuna delle due.