Capital Group: Sfruttare il potenziale del debito dei mercati emergenti in valuta locale tramite la gestione attiva

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Con il suo progressivo sviluppo, l’asset class è divenuta sempre più attrattiva per una base di investitori via via più ampia. Il livello delle emissioni è aumentato, migliorando la liquidità.

Le curve dei rendimenti hanno raggiunto uno stadio più maturo, e questo ha permesso agli investitori attivi di generare valore posizionandosi su diverse scadenze. Poiché entrambi questi fattori hanno registrato un miglioramento, il mix di investitori si è diversificato e oggi vede un maggiore equilibrio tra soggetti esteri e nazionali.

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Riteniamo che un approccio d’investimento attivo, che tenga conto del benchmark senza esserne vincolato e basato su una ricerca esaustiva e su un controllo disciplinato dei rischi, offra agli investitori le opportunità migliori per generare robusti rendimenti corretti per il rischio con il mutare delle condizioni di volatilità. Molti investitori con cui ci confrontiamo condividono questo punto di vista. Da un recente sondaggio condotto tra i gestori patrimoniali britannici è emerso che la maggior parte degli intervistati ritiene che le strategie attive siano in grado di generare valore rispetto agli approcci passivi al debito dei mercati emergenti, e quasi il 40% afferma di voler incrementare la quota di patrimonio gestito in maniera attiva all’interno dei propri portafogli nei prossimi 12 mesi.

Di seguito presentiamo la filosofia alla base di quest’approccio.

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  1. Accesso a una più ampia gamma di fonti di rendimento. Probabilmente l’aspetto più importante consiste nel fatto che l’adozione di una strategia attiva per acquisire accesso al debito dei mercati emergenti in valuta locale pone gli investitori nella condizione di attingere al più vasto universo d’investimento possibile. Alcuni benchmark limitano la gamma di opportunità disponibili a causa di metodologie di costruzione e vincoli; si tratta di un approccio logico e che, di fatto, agevola la gestione attiva fornendo un parametro di riferimento utile per la gestione del rischio. La presenza di benchmark ampiamente adottati consente inoltre di mettere a confronto i risultati dei diversi gestori nell’ambito della relativa selezione. Ciò, tuttavia, comporta l’esclusione di una vasta fetta dell’universo d’investimento: quasi il 90%. Si tratta di un elemento che può andare a discapito degli investitori passivi, i quali (forse involontariamente) vedono la loro esposizione limitata solo a un determinato segmento del mercato del debito in valuta locale preselezionato dai fornitori del benchmark. L’accesso a una più ampia gamma di mercati e strumenti fornisce una maggiore diversificazione e ulteriori strumenti per gestire in maniera più efficace eventuali periodi di inasprimento della volatilità. Considerazione n. 1: una gamma più ampia di opportunità dà luogo a un’asset class più diversificata ed è in grado di offrire agli investitori attivi fonti più numerose e diversificate di alfa
  2. Un’allocazione del capitale più consapevoleIl punto di partenza per la strutturazione di un benchmark del debito dei mercati emergenti rimane il livello del debito sovrano in circolazione; l’esposizione riguarda normalmente quei Paesi che presentano il maggior volume di debito in circolazione. Il livello di debito continua a costituire il criterio di base e la metodologia di diversificazione del fornitore dell’indice potrebbe persino essere di per sé considerata una decisione “attiva”. Inoltre, a mano a mano che la composizione dell’indice si evolve e viene ribilanciata nel tempo, cambia anche l’esposizione offerta da una strategia passiva. Un investitore passivo ha pertanto un controllo limitato sulla composizione dell’esposizione assunta. Per un gestore attivo si tratta di un’opportunità per incrementare potenzialmente l’esposizione a un mercato sottovalutato, laddove un approccio passivo è meno in grado di sfruttare tali dislocazioni a breve termine. Considerazione n. 2: una gestione attiva permette di scegliere in modo consapevole e selettivo il mix di esposizioni e di gestirlo durante fasi di maggiore o minore volatilità
  3. L’impatto tecnico dei criteri alla base dell’indice e del suo ribilanciamento. L’inserimento e l’eliminazione di Paesi dagli indici sia dei mercati emergenti che delle obbligazioni globali può influire drasticamente sull’equilibrio di domanda e offerta del mercato. Nel 2023 è stato annunciato che i Titoli di Stato Indiani (TSI) sarebbero stati inclusi nella serie di indici GBI-EM di JP Morgan, compreso l’indice GBI-EM Global Diversified, ampiamente utilizzato. Si inizierà con una ponderazione dell’1% a giugno 2024, con un successivo graduale incremento fino a una ponderazione massima del 10% entro marzo 2025. Maturare oggi esperienza d’investimento in questo mercato non solo offre potenziali vantaggi in termini di costruzione del portafoglio, ma significa anche fornire potenzialmente agli investitori un posizionamento migliore per sfruttare i rendimenti derivanti dall’inserimento del Paese nell’indice e dall’aumento dei flussi. Parimenti importante è l’impatto che l’aggiunta dell’India all’indice avrebbe sui costituenti esistenti del benchmark. Con la riduzione della ponderazione degli altri Paesi, è possibile che la domanda cali e che ciò crei nuove opportunità e inefficienze sfruttabili dai gestori attivi più agili. Considerazione n. 3: prevedere i fattori tecnici di mercato può fornire agli investitori attivi un vantaggio informativo rispetto alle strategie passive
  4. Capacità di utilizzare molteplici leve per sfruttare diversi fattori di rendimento e gestire il rischio. I rendimenti del debito in valuta locale sono trainati sia dalla duration che dal rischio di cambio. Un approccio attivo può permettere agli investitori di separare e isolare questi rischi. Negli ultimi anni si è registrata una divergenza tra la componente obbligazionaria e quella valutaria dell’indice JPMorgan GBI-EM Global Diversified. La capacità di gestire in maniera attiva l’esposizione valutaria caso per caso permette all’investitore di sfruttare gli apprezzamenti valutari, o di ricorrere a strategie di copertura volte a mitigare le potenziali svalutazioni. Diversificando le proprie valute di finanziamento, i gestori attivi possono ridurre significativamente la volatilità valutaria a beneficio dei propri clienti. I gestori attivi hanno a disposizione un’ampia gamma di strumenti. I titoli più a breve termine, ad esempio, possono essere utilizzati per “saggiare il terreno” quando si ha a che fare con un nuovo emittente. Considerazione n. 4: la gestione dinamica di valute, curve e scadenze offre agli investitori attivi più leve da sfruttare per generare alfa
  5. La capacità di gestire la volatilità e sfruttare le opportunità che essa crea. Nonostante l’aumento generalizzato della volatilità nei mercati dei tassi globali a partire dal 2022, la maggiore capacità di gestirla offerta dalle strategie attive assumerà ancor più importanza. Sebbene l’andamento dei tassi di cambio possa incidere in maniera significativa sul rendimento, il suo contributo alla volatilità è analogamente elevato; e mentre nell’ultimo anno la volatilità dei tassi è calata, quella dei cambi è aumentata. Poiché una gestione attiva rende in grado l’investitore sia di scegliere il livello di esposizione a specifiche valute, sia di gestirlo tramite le coperture, essa diviene uno strumento efficace in periodi di incremento della volatilità. Considerazione n. 5: è importante gestire attentamente la volatilità rispetto al rischio sia di tasso d’interesse che di cambio

Conclusioni

La complessità è aumentata notevolmente e anche l’ampiezza dei fattori di rischio è cresciuta rapidamente negli ultimi 20 anni. Il debito dei mercati emergenti rappresenta al momento un’asset class credibile per l’asset allocation degli investitori a lungo termine, seppur con l’importante monito che l’esposizione deve essere gestita tramite una gestione prudente del rischio e dettata da idee di investimento basate sulla ricerca fondamentale.

Considerando le perduranti incertezze in merito all’inflazione e alla rapidità del suo calo, l’incertezza geopolitica in atto, è probabile che continueremo ad assistere a periodi di volatilità, mutamenti delle correlazioni e a una maggiore dispersione tra i rendimenti dei diversi mercati.