Il turismo enogastronomico in Italia e in America

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Italia e America, le differenze tra i turisti del vino
— di Luca Tosini
Chi di noi non ha mai bevuto un bicchiere di vino? Chi di noi non ha un ricordo di una bottiglia di vino aperta a tavola in famiglia o con gli amici? Chi di noi non ha mai visitato una cantina in Italia? La cultura del buon cibo e quindi del buon vino è una parte consistente delle nostre vite di italiani ed è una delle cose che sicuramente ci ha resi famosi nel mondo.

Il turismo enogastronomico

Per noi è normale e scontato, anche per chi non ha una conoscenza enologica approfondita o professionale, di condividere il piacere del vino e apprezzare le sue proprietà. Il turismo enogastronomico, ormai parte delle esperienze comuni di molte persone in Italia, muove molte persone per tutta la lunghezza dello Stivale. Secondo i dati del Cna Turismo e Commercio e di Cna Agroalimentare, i dati del turismo enologico sono in forte crescita. +20% nel 2023 rispetto all’anno precedente, 12 milioni di persone, di cui due terzi italiani, per 18 milioni di pernottamenti. Secondo la mia esperienza, la maggior parte dei visitatori nelle cantine sono mediamente preparati. Non per forza a livello di operatori del settore ma sicuramente un’ottima infarinatura di base.
Ho riscontrato che la netta maggioranza ha ben chiari i concetti sui metodi di produzione generali e ricerca per lo più informazioni di approfondimento su quali sono le caratteristiche più particolari di questa o quest’altra cantina. Oppure vanno a visitare la cantina avendo già assaggiato i vini, quindi vanno per conoscere meglio il territorio e godersi l’esperienza della visita e degustazione guidata da un professionista. 

Il Nord America

Lo stesso esponenziale incremento del turismo enologico si può riscontrare nel Nord America, con specifico riferimento agli Stati Uniti, che oggi detengono più del 25% dei ricavi mondiali nel settore con un sensibile aumento di interesse costante per le immersive e affascinanti esperienza in vigna. Nonostante i consumi pro capite di vino siano inferiori ai nostri e certamente non si può parlare di un Paese con una tradizione enologica radicata come la nostra, la corsa alle visite in cantina è in continua crescita.
Secondo il mio punto di vista, il visitatore medio americano si affaccia al vino con molta umiltà e apertura mentale, con lo spirito di chi sa di non sapere e spera di trovare un professionista che gli dia in primo luogo un’esperienza indimenticabile per lui e il resto del suo gruppo o famiglia, in secondo luogo lo accompagni nel capire i vari passaggi della produzione fino ad arrivare alla degustazione. L’obiettivo è di uscire dalla cantina divertito e con qualche tassello in più per costruire piano piano nel tempo una cultura sul vino. In questo senso il focus delle aziende nelle zone enologiche più visitate degli Stati Uniti è quello di combinare l’intrattenimento, alla base di ogni esperienza americana, alla cultura della degustazione.