Capital Group: La Fed ha appena tagliato i tassi d’interesse. E adesso?

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La Federal Reserve USA ha finalmente iniziato a tagliare i tassi.

La Fed ha seguito la scia di altre grandi banche centrali, tra cui la Banca Centrale Europea, che ha avviato il processo di riduzione dei tassi a giugno e lo ha portato avanti a settembre con il calo dell’inflazione. In tutto il mondo, i policymaker temono il calo della crescita, mentre l’economia europea è più stagnante.

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Per molti investitori, l’arrivo di una recessione negli USA non è lo scenario più probabile. Tuttavia la pandemia e la conseguente campagna di inasprimento monetario volta a ridimensionare l’inflazione hanno creato distorsioni anomale, e ora tutto appare più confuso. Nei prossimi mesi gli investitori potrebbero dover affrontare una certa volatilità di mercato.

L’economia si raffredda ma non si spegne

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I tassi sono stati tagliati in una fase di crescita dell’economia.

Dei sette cicli di tagli dei tassi effettuati dal 1984, tre sono avvenuti in periodi non recessivi. Durante tali periodi, i rendimenti dell’Indice S&P 500 si sono attestati su una media del 27% dal primo all’ultimo taglio. E in questo stesso periodo quasi tutti i settori hanno messo a segno rialzi a doppia cifra.

Se le cose andranno come previsto dalla Fed, questo sarà il quarto ciclo non concomitante con una recessione.

Finora, non mancano evidenze a conferma della stabilità dell’economia. Il tasso di disoccupazione, ad esempio, è sceso leggermente passando dal 4,3% di luglio al 4,2% di agosto. Si tratta di un dato elevato rispetto al minimo cinquantennale del 3,8% raggiunto l’anno scorso, ma non indica una netta inversione nel mercato del lavoro. Proseguono inoltre le assunzioni, con 142.000 nuovi posti di lavoro aggiunti ad agosto – un dato inferiore alle previsioni ma ancora positivo.

Nel frattempo il prodotto interno lordo USA, rettificato per l’inflazione, è aumentato con un tasso del 3,0% annuo nel secondo trimestre 2024, secondo il Dipartimento del Commercio. In base alle stime del modello GDPNow della Fed di Atlanta per il terzo trimestre, la crescita del PIL è pari al 2,5% al 9 settembre.

La crescita economica degli USA si sta muovendo in traiettoria leggermente calante verso il suo potenziale a lungo termine, che i nostri economisti stimano di poco inferiore al 2%. Con il rallentamento della crescita aumenta il rischio che eventuali shock possano spingere l’economia statunitense verso una recessione. A nostro avviso l’economia sta rallentando, ma non è debole. Stiamo ancora crescendo con un buon ritmo. Nell’arco del prossimo anno, ci aspettiamo una crescita vicina al 2%, comunque pari o superiore al potenziale.

Il fenomeno della “recessione progressiva”, in cui i diversi settori dell’economia hanno affrontato i cicli di mercato a velocità diverse, ha aiutato l’economia a rimanere solida.

Quando le aziende parlano di rallentamento della domanda, è perché rilevano un indebolimento della crescita dei ricavi. Questo è dovuto in parte al calo dell’inflazione, soprattutto nella componente dei beni rispetto ai servizi dove i prezzi tendono ad essere più vischiosi. Nel complesso, la spesa per i consumi personali rettificata per l’inflazione ha continuato a salire.

Il lato positivo del calo dei tassi

Un altro motivo per essere ottimisti? I consumatori ad alto reddito rimangono fiduciosi. Hanno un lavoro, i prezzi delle azioni sono in rialzo, le loro case sono aumentate di valore e stanno viaggiando verso l’Europa.

Il calo dei tassi dovrebbe favorire alcuni dei settori dell’economia più sensibili ai tassi d’interesse come l’immobiliare, le auto, i finanziamenti al consumo e l’immobiliare commerciale in crisi. Questi impulsi positivi potrebbero compensare il graduale rallentamento del mercato del lavoro per mantenere le condizioni adatte a un soft landing dell’economia.

Il ritorno delle obbligazioni

Ciò che è ovvio è che i tagli dei tassi potrebbero comportare un calo dei rendimenti della liquidità rispetto al 5,0% offerto finora dai mercati monetari. Se la Fed taglierà i tassi nella misura prevista dai mercati, i rendimenti della liquidità potrebbero scendere rapidamente sotto il 3,0% il prossimo anno. Dinanzi alla prospettiva di un calo dei rendimenti della liquidità, gli investitori hanno iniziato ad accumulare fondi obbligazionari di qualità elevata nel 2024.

L’attuale contesto offre un buon potenziale di rendimento per il reddito fisso. L’inflazione sta scendendo e la Fed ha ora rivolto l’attenzione alla crescita, aprendo una fase generalmente interessante per le obbligazioni.

Con l’inflazione più vicina al target del 2%, la Fed ha ampio margine per tagliare i tassi ancora più rapidamente – oltre le attuali aspettative dei mercati – nel caso in cui si verifichi uno shock di crescita e aumenti il rischio di recessione. Storicamente il periodo migliore per le obbligazioni è quello dei tagli dei tassi, perché i prezzi salgono quando i rendimenti scendono. I rendimenti medi dell’Indice Bloomberg US Aggregate hanno nettamente superato la media dei proxy della liquidità durante i cicli di tagli dei tassi compresi tra settembre 1984 e settembre 2024.

Poiché le obbligazioni spesso si sono mosse in direzione opposta rispetto ai mercati obbligazionari, gli investitori ne beneficeranno. È quello che è accaduto quando i mercati azionari hanno perso terreno ad agosto e le obbligazioni si sono mosse al rialzo, sebbene non vi sia garanzia che la storia si ripeterà. Ci stiamo avvicinando a un periodo di tranquillità momentanea a livello di volatilità dei tassi di interesse, ma la Fed non può eliminare il ciclo di business. Per gli investitori, è un buon momento per considerare un upgrade del portafoglio passando a obbligazioni di qualità superiore che continuano a offrire un reddito solido e un potenziale di rendimento interessante con maggiori benefici legati alla diversificazione.