In un’economia frammentata, perché guardare a healthcare e difesa
In un contesto caratterizzato da un’economia globale frammentata, nel 2025 gli investitori dovrebbero cercare nella resilienza le fondamenta dei loro portafogli, che può essere trovata negli utili dei settori dell’heathcare e della difesa.
Storicamente, il settore dell’healthcare ha dimostrato di essere versatile, tanto che le società del segmento venivano scambiate con un premio rispetto al mercato più in generale. Tuttavia, la riforma sanitaria statunitense promossa nel 2015 dall’allora candidata alla presidenza degli Stati Uniti Hilary Clinton ha cercato di minare una delle attrattive del settore, ossia il forte potere di determinazione dei prezzi. Ciò ha creato un’importante fonte di incertezza per il settore e le valutazioni – che prima erano a premio – ora presentano uno sconto del 15% rispetto al mercato.
Quest’anno l’Inflation Reduction Act ha finalmente rivelato il rimodulato quadro dei prezzi per i principali farmaci. Questo si è rivelato meno dirompente di quanto si temesse e dovrebbe consentire al settore di riconquistare la sua reputazione di settore resiliente e visibilità sugli utili. Prevediamo, infatti, un’accelerazione della crescita degli utili per azione (EPS) nel 2025 rispetto al 2024 nella maggior parte dei sottosettori dell’healthcare, soprattutto grazie a nuovi driver di crescita, tra cui gli efficaci farmaci contro l’obesità e la fine della riduzione delle scorte che è seguita alla pandemia.
Riteniamo, pertanto, che le aziende farmaceutiche e biotecnologiche a grande capitalizzazione rappresentino delle opportunità interessanti, dal momento che per il 2025 offrono non solo utili solidi, ma anche un’accelerazione della crescita. Poiché gli investitori si concentrano su questo tipo di resilienza, è probabile che si verifichi una rivalutazione dei titoli, il che rappresenterà un ulteriore driver di crescita per i rendimenti degli investitori.
Ma non solo l’economia globale è sempre più frammentata, ma l’ordine mondiale appare sempre più diviso. Di conseguenza, conflitti su larga scala in Europa e le crescenti tensioni nei principali focolai geopolitici sono emerse come una caratteristica fondamentale del panorama che gli investitori si troveranno ad affrontare.
A questo proposito, non si registrano così alti livelli di sotto-investimento nella difesa globale dalla fine della Guerra Fredda in Europa, e i diversi leader nazionali hanno incominciato a riconvertire il “dividendo della pace” (stimato in 1.800 miliardi di euro) elargito al Vecchio Continente a partire dal 1991, poiché si sono resi conto dell’urgente necessità di aumentare la spesa.
Il settore offre agli investitori l’opportunità di attingere all’incremento secolare della spesa per la difesa che sta prendendo piede in Occidente, in particolare in Europa. In effetti, si prevede che questo cambiamento porterà a una costante crescita annua del 6-9% della spesa per la difesa, sebbene le valutazioni attuali non riflettano ancora il decennio di crescita che si prospetta per il settore.
Sebbene in un’economia globale sempre più frammentata esistano delle opportunità, gli investitori devono continuare a prestare attenzione anche ai rischi. Un potenziale rimbalzo dell’inflazione statunitense al 2,5-3,0% alla fine del 2025 potrebbe rappresentare una minaccia per i rendimenti obbligazionari. In effetti, ipotizzando che per la Fed non rispetti le indicazioni di tagli dei tassi date a settembre, stimiamo che il prossimo anno i rendimenti decennali statunitensi potrebbero salire al 5%. Se l’inflazione dovesse rivelarsi più persistente di quanto previsto dalla Fed o se dovessero emergere sostanziali stimoli legati alle politiche di Trump, gli investitori azionari e obbligazionari dovranno fare i conti con la possibilità che i rendimenti possano salire ancora di più nel nuovo anno.
In questo contesto, gli hedge fund possono offrire agli investitori una protezione da tali rischi. Le strategie relative value e di arbitraggio hanno storicamente fornito un carry simile a quello delle obbligazioni senza lo stesso grado di volatilità dei tassi d’interesse di queste ultime, mentre le strategie macro e long-short possono offrire un’alternativa alla maggiore volatilità dei titoli azionari che potrebbe presentarsi in futuro.

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